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Contattaci ora →Un’analisi critica sull’aumento esponenziale dei contenuti generati dall’IA e sui possibili rischi di questa iper-produzione per la qualità e il valore del traffico.
L'intelligenza artificiale sta velocizzando la produzione di contenuti marketing (fino al 42%), offrendo maggiore efficienza ai professionisti. Tuttavia, crescono i dubbi sulla qualità e sull'impatto sul traffico. Ricerche indicano cali significativi e minor valore commerciale per i contenuti massivi. La corsa alla quantità potrebbe non tradursi in benefici reali per gli utenti finali, favorendo più chi vende gli strumenti IA.
La corsa sfrenata alla quantità: più contenuti per tutti, ma siamo sicuri sia un bene?
Diciamocelo chiaramente: la promessa di sfornare contenuti a getto continuo grazie all’IA fa gola a molti. E i dati sembrano confermare questa tendenza: si parla di un 93% di professionisti del marketing che, grazie a questi strumenti, riescono a generare materiale molto più in fretta, come descritto da SurveyMonkey. Addirittura, c’è chi sostiene che un buon 25,6% dei contenuti creati con l’IA ottenga risultati migliori, stando a quanto riporta CoSchedule.
Numeri che, messi così, potrebbero far pensare a una rivoluzione senza se e senza ma.
Peccato che questa corsa forsennata alla quantità rischi di farci perdere di vista qualcosa di fondamentale, come emerge dallo studio di Ahrefs.
Ma tutta questa fretta e questa abbondanza si traducono davvero in un vantaggio per te, o c’è un rovescio della medaglia che pochi hanno il coraggio di raccontarti?
Dietro le quinte dell’efficienza: cosa non ti dicono sulla qualità (e sul traffico)
Eh sì, perché se da un lato si celebra la velocità e la quantità, dall’altro iniziano a emergere voci un po’ meno entusiaste. Per esempio, Siege Media ha evidenziato come, nonostante un apparente successo iniziale per alcuni, ben il 66% dei marketer abbia poi notato un calo di traffico attribuibile proprio ai contenuti generati massicciamente con l’IA nel periodo 2024-2025.
Persino Ryan Law di Ahrefs, una delle aziende che questi strumenti li sviluppa, mette in guardia: il loro tool punta a una copertura completa degli argomenti, non a riempire pagine di parole chiave messe lì a caso. E sempre da Ahrefs arriva un monito non da poco: spesso i contenuti creati dall’IA attirano sì tanto traffico, ma di “bassa intenzione”, con un valore commerciale che può essere fino a sei volte inferiore rispetto a un pezzo pensato e scritto da una persona in carne ed ossa.
Insomma, tanto rumore per nulla, o quasi.
Viene da chiedersi, allora, chi stia realmente beneficiando di questa spinta forsennata verso l’automazione dei contenuti.
Siamo sicuri che le priorità delle grandi aziende tecnologiche coincidano con le tue?
Il grande gioco dell’IA: chi tira davvero i fili di questa “rivoluzione”?
La verità è che il mercato dell’IA nel marketing è in piena espansione – si prevede che raddoppierà il suo valore entro il 2028, raggiungendo cifre astronomiche. E quando ci sono così tanti soldi in ballo, è lecito domandarsi se l’obiettivo primario sia davvero aiutare te, piccolo o medio imprenditore, o piuttosto alimentare un business colossale.
L’adozione di questi strumenti è cresciuta a dismisura, con una percentuale di marketer B2B che li utilizzano passata dal 72% all’81% in un solo anno, come sottolineato da Typeface.ai. Ma questa corsa all’oro digitale non rischia di trasformarsi in una bolla, dove si produce tanto per produrre, magari con contenuti che suonano tutti uguali, generici, privi di quella scintilla che solo l’esperienza e la passione umana sanno dare?
Non è che, alla fine della fiera, questa “efficienza” tanto sbandierata serva più a chi vende le piattaforme IA che a chi le usa sperando di ottenere risultati concreti e duraturi?
La questione, come vedi, è parecchio più complessa di un semplice “più contenuti, più in fretta”.
Interessante spunto di riflessione. Velocità non sempre fa rima con qualità. Bisogna stare attenti a non inflazionare il web.
Concordo con Alessandro, la qualità dev’essere prioritaria, non la quantità.
Forse stiamo inflazionando il web di contenuti inutili. Serve più attenzione.
Articolo molto interessante! Io resto un po’ scettica. L’AI può aiutare, ma il rischio di omologazione dei contenuti è alto. Serve un occhio umano che sappia fare la differenza, altrimenti il web sarà pieno di cloni.