Google affronta il ‘Great Decoupling’: Impression alle stelle, click in calo per le AI Overviews

Anita Innocenti

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Impression alle stelle, click in picchiata: Google ammette il “Great Decoupling” e spiega la sua versione, tra AI Overviews e promesse di traffico “di qualità”

Durante l'evento Search Central Live 2025 a Varsavia, Google ha ufficialmente affrontato il fenomeno 'The Great Decoupling': impression in crescita ma click in forte calo. Martin Splitt ha confermato che le AI Overviews mostrano contenuti come fonti, aumentando le visualizzazioni teoriche ma riducendo il traffico reale sui siti, creando nuove sfide per publisher e SEO.

Google con le spalle al muro? Finalmente si parla del “Great Decoupling”

Te ne sarai accorto anche tu, aprendo Google Search Console negli ultimi tempi: le impression schizzano alle stelle, ma i click… beh, quelli non tengono il passo, anzi, spesso crollano. Per mesi è stato un chiacchiericcio insistente tra noi addetti ai lavori, un problema quasi sussurrato. Ora, però, la faccenda è diventata ufficiale: direttamente da Google, durante l’evento Search Central Live 2025 a Varsavia, Martin Splitt ha finalmente affrontato questo fenomeno, battezzato “The Great Decoupling”, come riportato da Search Engine Roundtable.

In pratica, si tratta di questa strana e preoccupante divergenza tra quante volte i tuoi contenuti vengono mostrati e quante volte gli utenti ci cliccano sopra, specialmente da quando sono spuntate le AI Overviews. Splitt ha confermato che se il tuo contenuto finisce in queste risposte generate dall’IA, ti becchi più impression (una come link blu classico, un’altra come citazione nell’overview), ma molti meno click.

Logico, no?

Se l’utente ha già la risposta lì, bella pronta, che motivo ha di venire a visitare il tuo sito?

Una bella gatta da pelare, insomma.

Ma se Google ammette il problema, ci sta anche raccontando tutta la storia, o solo la sua versione edulcorata?

Impression a go-go, click col contagocce: la “magia” delle AI Overviews secondo Google

Quindi, ricapitolando: più visibilità teorica, meno traffico reale.

Bello, vero?

Secondo Martin Splitt, come descritto nel dettaglio da PPC Land, le impression salgono perché il tuo sito può apparire sia nei risultati tradizionali sia come fonte nelle risposte dell’IA. Però, i click languono o addirittura precipitano. Darwin Santos, un esperto SEO, aveva già fiutato l’andazzo coniando il termine “The Great Decoupling” nel maggio 2025, dopo aver notato questa tendenza un po’ ovunque.

E non era il solo: i dati parlano chiaro. Uno studio di Ahrefs, analizzando ben 300.000 parole chiave, ha rivelato una mazzata del 34,5% in meno sul Click-Through Rate (CTR) medio quando le AI Overviews fanno capolino nella SERP. Google, dal canto suo, prova a metterci una pezza, suggerendo che quei pochi click superstiti potrebbero, udite udite, convertire meglio.

Una promessa che sa un po’ di contentino, non trovi?

Come se bastasse a compensare la valanga di traffico che prima arrivava e ora, semplicemente, svanisce perché l’utente ha già letto la “pappa pronta” direttamente su Google.

E mentre noi publisher e SEO ci arrabattiamo per capire come pagare le bollette con “impression di alta qualità”, la domanda sorge spontanea:

Che ne sarà del nostro lavoro e dei business che su quel traffico ci campavano?

Il futuro secondo Google: meno visite per tutti, ma “di qualità”? staremo a vedere…

La verità è che questa novità sta mettendo a dura prova chiunque lavori online. Non è un caso se in rete si trovano parodie, come quella virale in stile Simpsons di Lukasz Rogala che ironizza sulle mirabolanti dashboard di Google piene di impression e vuote di click, come documentato sempre da Search Engine Roundtable.

La frustrazione è palpabile: per anni ci hanno detto di creare contenuti utili per attirare visitatori, e ora quegli stessi contenuti vengono usati per dare risposte dirette, tenendosi gli utenti ben stretti sulla pagina di Google.

Splitt accenna a una possibile migliore attribuzione dei dati in Search Console.

Ma basterà?

Siamo di fronte a un cambio di paradigma bello e buono, dove il successo nel posizionamento non si traduce più automaticamente in visite.

E se il traffico cala drasticamente, anche se quei pochi che arrivano fossero davvero “più propensi a convertire”, quanti siti potranno davvero reggere il colpo?

Viene da chiedersi se questa evoluzione sia davvero pensata per l’utente o se, ancora una volta, vada principalmente a vantaggio di chi controlla il cancello d’ingresso all’informazione.

Il panorama sta cambiando, e forse non in meglio per tutti.

Una cosa è certa: dovremo ripensare molte delle nostre strategie, perché la vecchia equazione “ranking = traffico” sembra ormai un lontano ricordo.

Anita Innocenti

Sono una copywriter appassionata di search marketing. Scrivo testi pensati per farsi trovare, ma soprattutto per farsi scegliere. Le parole sono il mio strumento per trasformare ricerche in risultati.

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