Con AI Overview cambia il rapporto tra visibilità e traffico. Ecco perché devi puntare ai click che convertono, non a quelli che gonfiano solo l’ego.
📌 TAKE AWAYS
- Google mostra di più i tuoi contenuti, ma gli AI Overviews riducono drasticamente i click reali verso il sito.
- Le visite da AI Overview sono meno numerose ma molto più qualificate: convertono fino a 23 volte in più, rivela uno studio condotto da Ahrefs.
- Chi ottimizza per AI Overview e sfrutta canali come Immagini, Video e Notizie ha ancora margini per ottenere traffico vero secondo il SEO Glenn Gabe.
Il Great Decoupling è il nuovo scenario SEO in cui le impressioni aumentano ma i click calano, a causa degli AI Overviews di Google.
Le risposte vengono fornite direttamente nella SERP, riducendo il traffico ai siti.
Tuttavia, i pochi click che restano sono più qualificati e con alto potenziale di conversione.
Provo a indovinare. Ultimamente, aprendo i report del tuo sito web, hai provato una sensazione stranissima, un misto di euforia e panico.
Da un lato, la linea delle “impressioni” schizza verso l’alto come un razzo di Elon Musk (quando le cose vanno bene…).
Il tuo brand, i tuoi prodotti, i tuoi articoli… Google li mostra a più persone che mai.
Vittoria!
Stai per stappare una bottiglia delle grandi occasioni quando il tuo sguardo cade sulla linea dei “click”.
E lì, il gelo.
La linea precipita, si inabissa, disegnando un baratro.
Le due linee, che un tempo ballavano un tango armonioso, ora sembrano le fauci spalancate di uno squalo, pronto a divorare il tuo traffico.
Se ti riconosci in questa scena, respira. Non stai impazzendo e il tuo team SEO non ha improvvisamente perso il suo tocco magico.
Stai solo assistendo in prima fila a un fenomeno che sta scuotendo il marketing digitale, un cambiamento epocale con un nome che suona come un sequel di Matrix: The Great Decoupling, la Grande Disconnessione.
Un termine coniato quasi per caso su X dall’esperto SEO Darwin Santos, e che ora rimbalza in ogni conferenza di settore, descrivendo perfettamente questa assurda realtà: più visibilità, meno visite.
Ma come è possibile?
E, soprattutto, cosa significa per il tuo business che vive, respira e fattura grazie al web?
Il paradosso di AI Overview: come Google ti mostra di più per darti di meno
Per capire il Great Decoupling, dobbiamo fare un passo indietro e guardare come funzionavano (fino a ieri) i risultati di ricerca di Google.
Tu cercavi qualcosa, Google ti mostrava una lista di dieci link blu, tu cliccavi su quello che ti sembrava più promettente e atterravi su un sito.
Semplice, lineare.
In questo mondo, impressioni (quante volte il tuo sito appare) e click (quante volte viene visitato) erano strettamente legati.
Più apparivi, più click ricevevi.
Logico.
Poi, Google ha introdotto gli AI Overviews, quei riassunti generati dall’intelligenza artificiale che appaiono in cima ai risultati di ricerca.
L’idea di Google è chiara:
darti una risposta immediata, senza farti perdere tempo a cliccare qua e là.
Peccato che questo “risparmio di tempo” per l’utente si traduca in una perdita di traffico per te.
Il meccanismo perverso del Great Decoupling si basa su due principi cardine:
- Le impressioni esplodono: ora il tuo sito ha due possibilità di apparire per una stessa ricerca. La prima è quella classica, come link blu nei risultati tradizionali. La seconda è come “fonte” citata all’interno dell’AI Overview. Doppio gettone di visibilità, doppia impressione registrata. Uno studio di Botify ha rivelato che tre quarti dei link citati negli AI Overviews provengono da siti che si posizionano già nelle prime 12 posizioni. Quindi, se il tuo contenuto è di qualità, è probabile che Google lo “premi” con questa doppia esposizione.
- I click implodono: l’AI Overview è così bravo a riassumere le informazioni (spesso “prendendole” proprio dal tuo sito) che l’utente ottiene la risposta che cercava senza mai abbandonare la pagina di Google. È l’era della “ricerca a zero click”. Perché dovrei visitare il tuo sito per scoprire “i 5 migliori modi per coltivare i gerani” se Google me li elenca direttamente, citandoti a malapena in un piccolo link in fondo?
Il risultato è quel grafico da film horror.
I dati non mentono,
Dai un’occhiata, per esempio a questo post del SEO Barry Schwartz:
Il team di Ahrefs, una delle più importanti piattaforme SEO al mondo, il 17 giugno 2025 ha analizzato le performance del proprio blog e i numeri sono brutali.
Nella seconda metà del 2024, la correlazione tra impressioni e click era positiva (0.425): le due linee crescevano insieme.
Nella prima metà di quest’anno, con il rollout massiccio degli AI Overviews, la correlazione è diventata drammaticamente negativa (-0.352).
Ora, quando le impressioni salgono, i click scendono.
Non è un’anomalia.
È il nuovo standard.
Credimi, la portata del fenomeno è enorme.
Uno studio di Ahrefs su 300.000 parole chiave ha calcolato che la presenza di un AI Overview riduce il tasso di click-through (la percentuale di persone che cliccano su un link dopo averlo visto) del 34.5%.
Quasi un terzo del tuo potenziale traffico svanito nel nulla, tra le fauci di Big G!
La provocazione di Google: “Sì, i click caleranno. Ed è un bene”
Potresti pensare che questa sia solo un’interpretazione di noi SEO o un’iperbole retorica…
E invece no.
La conferma arriva direttamente da un pezzo grosso di Google in carne e ossa.
Durante l’evento Google Search Central Live 2025 a Varsavia, Martin Splitt, ha palesato quello che tutti noi sospettavamo.
Di fronte a un grafico che mostrava proprio il “Great Decoupling”, Splitt ha ammesso con una sincerità quasi disarmante:
Sì, se i vostri contenuti finiscono negli AI Overviews, probabilmente vedrete meno click
Martin Splitt
Silenzio in sala.
Poi ha aggiunto: “Le vostre impressioni probabilmente saliranno. I click ristagneranno o caleranno un po’. Ma…”.
E qui arriva il colpo di scena, il tentativo di indorare una pillola amarissima:
“…ma questo potrebbe aumentare le vostre conversioni”.
In pratica, la tesi made in Mountain View è questa:
i pochi, eroici utenti che ancora cliccheranno sul tuo link, nonostante la risposta già pronta dell’IA, saranno molto più qualificati.
Saranno persone che cercano un approfondimento, un dettaglio, un contatto diretto.
Meno curiosi, più clienti.
Un traffico di minor quantità, ma di maggior qualità, come ci ha detto anche Lily Ray durante la nostra intervista.
Splitt si è anche avventurato in un’ipotesi ancora più fumosa, quasi filosofica.
Ha suggerito che alcune conversioni potrebbero avvenire più tardi nel percorso dell’utente, senza più essere tracciabili.
L’utente vede il tuo brand nell’AI Overview, non clicca, ma il tuo nome gli rimane in testa.
Giorni dopo, ti cerca direttamente, o compra il tuo prodotto in un negozio fisico.
Una conversione che tu non potrai mai attribuire a quella ricerca iniziale.
Comodo, no?
Il merito è di Google.
Non possiamo provarlo?
Abbi fede, miscredente!
In seguito, su LinkedIn, Splitt si è accorto di averla sparata un po’ grossa e si è corretto:
Non dovrei usare i social quando sono stanco
Martin Splitt
Beh, bella exit strategy, non c’è che dire.
Un po’ in stile Simpson come si è ironizzato su LinkedIn.
Addio click: la nuova moneta del successo è un’altra
Quindi, che si fa?
Si abbassano le saracinesche e si torna al volantinaggio?
No. Ma bisogna cambiare mentalità, e in fretta.
Il click, per anni l’unità di misura del successo online, sta perdendo il suo valore.
La nuova partita non si gioca più sull’attirare visite, ma sull’influenzare l’intelligenza artificiale.
E qui, incredibilmente, si apre uno spiraglio di luce.
Un’analisi di Patrick Stox di Ahrefs del 16 giugno 2025 ha rivelato un dato sconvolgente:
sul loro sito, le visite provenienti da una ricerca IA convertono 23 volte di più rispetto a quelle provenienti dalla ricerca tradizionale.
Ventitré volte.
Questo dato dà concretezza alla tesi di Google: il traffico che sopravvive è tutto oro colato.
La sfida, quindi, si sposta.
L’obiettivo non è più solo “essere primi su Google”, ma “diventare la fonte autorevole da cui AI Overview attinge“.
Il tuo sito deve trasformarsi nella biblioteca di fiducia dell’intelligenza artificiale.
Devi fornirle contenuti così chiari, ben strutturati e unici che non possa fare a meno di usarti per formulare le sue risposte.
E questo puoi farlo solo con una strategia SEO data driven, come ci ha detto Dan Petrovic in questa nostra chiacchierata.
Ma non è tutto.
C’è un’altra strategia, un sentiero meno battuto ma potenzialmente molto redditizio, che l’esperto SEO Glenn Gabe ha battezzato “The Forgotten Coupling”, l’accoppiamento dimenticato.
Ci sono interi universi di Google dove l’IA (per ora) non ha messo piede.
Quali?
- Google Immagini: ancora un mondo dove un’immagine accattivante porta a un click diretto.
- Google Video: i video continuano ad avere un’enorme capacità di attrarre traffico, specialmente se sono il contenuto principale della pagina (quelle che Google chiama “Video Watch Pages”).
- La tab “Notizie”: per chi opera in settori specifici, può essere una miniera d’oro di traffico qualificato.
In queste sezioni, il vecchio tango tra impressioni e click continua a funzionare.
Ignorarle oggi è un lusso che non puoi permetterti.
Significa ottimizzare le tue immagini con una perizia tecnica maniacale, creare contenuti video di alta qualità e, se pertinente, presidiare il canale delle notizie.
Il tuo futuro è adesso (e hai bisogno di una guida)
Come vedi, siamo di fronte a una ricalibrazione totale, non c’è alternativa.
Il traffico del blog non è più direttamente proporzionale alla crescita del business.
Le vecchie metriche vacillano.
La visibilità è diventata un concetto più complesso e sfuggente, quasi etereo.
Puoi far da solo, affidarti a vecchie logiche SEO a dir poco giurassiche, sperando che il tuo sito piaccia a un’IA più imprevedibile di un dio greco.
SPOILER: i sacrifici di back-link non serviranno a placare la sua ira!
Oppure puoi fare la cosa più giusta:
rivolgerti a un’agenzia SEO che sappia “sussurrare alle IA” e che parli la lingua di AIOs.
Non si tratta più solo di parole chiave e link (per quanto utili).
Si tratta di capire come il tuo brand può emergere nelle panoramiche IA, dominare la ricerca per immagini, diventare un punto di riferimento del tuo settore e, allo stesso tempo, intercettare quel singolo, preziosissimo click che vale per cento.
Il “Great Decoupling” non è la fine del mondo: è l’inizio di un mondo nuovo.
Una realtà nuova di zecca in cui il “fai-da-te” è deleterio e dove affidarti a un consulente SEO è l’investimento più intelligente che tu possa fare per il futuro del tuo business.
Perché il click davvero importante non è quello che gonfia l’ego.
Ma quello che converte!
Se vuoi capire come fare, scrivi qui alla mia agenzia, saremo lieti di accompagnarti in questa nuova fase del tuo business.
Più impression meno click – Tutto sul Great Decoupling: Domande Frequenti
Cos’è il Great Decoupling su Google?
Il Great Decoupling è il fenomeno per cui aumentano le impressioni del sito nei risultati di ricerca Google, ma diminuiscono i click effettivi. È causato dagli AI Overviews, che forniscono risposte immediate all’utente, riducendo la necessità di cliccare sui link.
Perché aumentano le impressioni ma calano i click?
Google mostra i tuoi contenuti sia nei risultati classici sia come fonte nei riassunti IA, generando più impressioni. Tuttavia, l’utente ottiene spesso le risposte direttamente nella SERP e non ha più bisogno di cliccare sul sito originale.
Il calo dei click è un male per il business?
Non necessariamente. I pochi click che arrivano sono spesso più qualificati e convertono di più. Le visite da AI Overview, ad esempio, possono convertire fino a 23 volte più di quelle dai risultati tradizionali.
Interessante! Bisogna quindi concentrarsi su contenuti super specifici e che rispondano bene alle domande poste, per intercettare quei pochi click “buoni”.
Concordo con Serena. Contenuti mirati e di qualità: sembra l’unica via per sopravvivere.
Interessante! Quindi la priorità ora è fornire risposte concise e pertinenti per “entrare” nell’AI Overview?
Concordo, Margherita. Sembra che la partita si giochi sulla qualità e sulla capacità di sintesi. Vedremo!
Quindi, meno visite ma più “soldi”? Da tenere d’occhio per i prossimi mesi.
Rispondendo a Teresa Leone: Esatto Teresa, la sfida è proprio quella: trasformare i click in conversioni. Vedremo come evolve la situazione.
Bisogna ripensare le metriche e capire cosa cercano veramente gli utenti per offrire risposte efficaci.
Occhio quindi a cosa si misura: serve traffico utile, non solo visite.
D’accordo con Alessandro Neri. Serve un cambio di mentalità: meno numeri e più attenzione alla conversione. Bisogna capire cosa cercano veramente gli utenti e fornire risposte immediate e pertinenti.