Google rivoluziona la Ricerca con ‘AI Mode’: il brevetto ‘Stateful Chat’ cambia le regole

Anita Innocenti

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Google si ricorderà ogni tua ricerca e interazione, trasformando il motore in un vero e proprio “romanzo” della tua vita digitale.

Google brevetta la "Search with Stateful Chat", un sistema "AI Mode" che rivoluziona la ricerca. Analizzato da Michael King, ricorda ogni dettaglio dell'utente (ricerche, contesto), generando query sintetiche. L'impatto su SEO, privacy e traffico ai siti esterni sarà enorme, cambiando l'interazione online.

Google ti ascolta (e si ricorda tutto, ma proprio tutto)

Mettiamola così: se prima ogni tua ricerca era una storia a sé, ora Google vuole costruire un romanzo basato su di te. Il brevetto Stateful Chat, come analizzato da King e riportato su Moz, descrive un sistema che tiene traccia del tuo “stato contestuale” attraverso più interazioni.

Significa che Google non solo memorizza le tue ricerche precedenti, ma anche come hai interagito con i risultati, la tua posizione, il dispositivo che usi.

L’obiettivo?

Anticipare i tuoi bisogni, anche quelli che non esprimi chiaramente.

Se cerchi “migliori sentieri per trekking” e poco dopo “scarponi impermeabili”, Google collegherà i puntini, influenzando i risultati futuri.

E non è finita:

Per rispondere, l’IA di Google non si limita a pescare parole chiave, ma genera quelle che vengono chiamate “query sintetiche”.

In pratica, riformula la tua domanda in modi diversi (ad esempio, “marche di cibo per gatti economico” potrebbe diventare “migliore nutrizione felina a basso costo”) per ampliare la ricerca e dare priorità ai documenti che rispondono a queste interpretazioni piuttosto che alla tua domanda letterale.

Comodo, vero?

Forse troppo.

E questo ci porta dritti al prossimo punto: cosa significa tutto ciò per chi, come te, usa Google ogni giorno o ci basa il proprio business?

Una rivoluzione silenziosa con qualche ombra di troppo

Le implicazioni di questa memoria persistente e di questa capacità di “interpretare” sono enormi. King stesso, sul suo sito iPullRank, avverte che le vecchie tattiche SEO potrebbero diventare obsolete. Non basterà più puntare sulle parole chiave giuste; la visibilità dipenderà dalla capacità di un contenuto di inserirsi in questo “contesto” che Google costruisce attorno all’utente.

Ma la vera domanda è: fino a che punto si spingerà questa personalizzazione?

Il brevetto ammette candidamente la possibilità di usare la cronologia di navigazione e persino le email per rispondere a domande come “Dove ho comprato quel cibo per gatti?”.

Una bella comodità, certo,

ma chi controlla veramente questa memoria e con quali garanzie per la nostra privacy?

E non è solo una questione di privacy: c’è il timore, già emerso con le AI Overviews, che Google tenda a tenersi gli utenti sempre più stretti, invece di indirizzarli verso siti esterni, come sottolinea Search Engine Land

Una dinamica che, se confermata, potrebbe cambiare drasticamente il flusso di traffico sul web.

Insomma, il quadro è complesso e, mentre Google continua la sua corsa all’innovazione, è lecito chiedersi se stiamo andando verso un’assistenza davvero personalizzata o verso un controllo ancora più capillare delle nostre vite digitali.

Il dominio di Google nell’IA e cosa ci aspetta

Non dimentichiamoci che Google non è un novellino nel campo dell’intelligenza artificiale. Anzi, secondo Axios, l’azienda è leader globale per numero di brevetti legati all’IA, specialmente quella generativa. Questa “AI Mode” non nasce dal nulla, ma è l’evoluzione di esperimenti come le AI Overviews e si inserisce in una strategia ben precisa, che vede l’integrazione di modelli potenti come Gemini per rendere la ricerca sempre più una conversazione.

Lo stesso blog di Google parla di un sistema che, grazie a tecniche come il “query fan-out” (la capacità di lanciare decine di sotto-query contemporaneamente), riesce a processare una mole di documenti enormemente superiore rispetto alla ricerca tradizionale per trovare contenuti “iper-rilevanti”. I primi dati sull’adozione, con il 45% degli utenti che hanno testato la AI Mode impegnati in conversazioni multi-turno, sembrano confermare che la gente è pronta a “chiacchierare” con il motore di ricerca.

Ma se Google diventa il nostro principale interlocutore, capace di anticipare e guidare le nostre scoperte, quale spazio rimane per l’esplorazione casuale, per la serendipità, per le voci fuori dal coro che un algoritmo così personalizzato potrebbe, involontariamente o meno, mettere da parte?

La domanda, per ora, resta aperta.

E la risposta potrebbe definire il futuro non solo della ricerca online, ma anche del nostro accesso all’informazione.

Anita Innocenti

Sono una copywriter appassionata di search marketing. Scrivo testi pensati per farsi trovare, ma soprattutto per farsi scegliere. Le parole sono il mio strumento per trasformare ricerche in risultati.

3 commenti su “Google rivoluziona la Ricerca con ‘AI Mode’: il brevetto ‘Stateful Chat’ cambia le regole”

  1. Riccardo Marchetti

    Interessante. Mi chiedo come influenzerà il lavoro di chi crea contenuti. Dovremo adattarci velocemente per non sparire dai radar. Privacy a parte, la sfida è capire come “dialogare” con questa nuova Google.

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