Meta continua a “tentare” i ricercatori di OpenAI: a che punto è la guerra dei talenti?

Anita Innocenti

Le regole del digitale stanno cambiando.

O sei visibile o sei fuori. Noi ti aiutiamo a raggiungere i clienti giusti — quando ti stanno cercando.

Contattaci ora →

Una guerra di offerte milionarie tra Meta e OpenAI per accaparrarsi i geni dell’IA, che solleva interrogativi sul futuro della tecnologia e la concentrazione del potere nelle mani di pochi

Meta offre bonus faraonici, fino a 100 milioni di dollari, per attrarre i migliori ricercatori IA da rivali come OpenAI. Mark Zuckerberg è attivamente coinvolto. Nonostante la retorica, OpenAI sta pareggiando le offerte per trattenere i talenti. Questa corsa al rialzo sta ridefinendo i costi e concentrando il potere nel settore IA.

La spesa folle di Meta: quando i soldi provano a comprare il futuro

Diciamocelo, Meta non sta attraversando il suo momento più brillante. Dopo aver perso alcuni dei suoi migliori ricercatori di IA negli anni passati e con un modello come Llama 3 che non ha esattamente fatto tremare i muri, la corsa per recuperare il terreno perduto si è fatta disperata.

E quando sei disperato e ti chiami Meta, la soluzione è una sola: aprire il portafoglio.

E spalancarlo.

Mark Zuckerberg in persona si è messo a fare il reclutatore, alzando il telefono per convincere i talenti di punta di OpenAI e DeepMind a unirsi a una nuova, scintillante squadra di “Superintelligenza”. Sul tavolo non ci sono solo promesse, ma assegni che farebbero girare la testa a chiunque. Parliamo di bonus alla firma che, come descritto da Observer, possono raggiungere le otto cifre. E a quanto pare, la strategia sta pagando, visto che ricercatori del calibro di Lucas Beyer e Alexander Kolesnikov hanno già fatto le valigie e lasciato OpenAI per accasarsi da Zuckerberg.

Ma davvero basta staccare un assegno per portarsi a casa i migliori?

OpenAI, a quanto pare, non ci sta e risponde colpo su colpo.

La contromossa di OpenAI: la missione contro il portafoglio

Di fronte a questa offensiva, Sam Altman, il CEO di OpenAI, ha provato a fare la parte di quello che non si scompone, definendo le offerte di Meta “folli” e sostenendo che nessuna delle sue persone migliori avesse ceduto alle lusinghe del denaro.

Una narrazione affascinante, quella della startup guidata da una missione quasi sacra – raggiungere l’intelligenza artificiale generale per il bene dell’umanità – contro il colosso avido che pensa solo al profitto.

Peccato che la realtà sia un po’ più sfumata.

A smontare questo teatrino ci ha pensato Andrew Bosworth, il CTO di Meta, che con una certa nonchalance ha rivelato un dettaglio non da poco: OpenAI sta sistematicamente pareggiando quelle offerte “folli”, come riporta The Verge.

Quindi, mentre da un lato si sventola la bandiera della missione, dall’altro si firmano assegni altrettanto pesanti per trattenere i talenti. Una partita a poker dove entrambi i giocatori bluffano, mettendo sul piatto cifre che la maggior parte delle aziende non fattura in un anno.

Il risultato è una corsa al rialzo che sta riscrivendo le regole del settore.

Ma cosa significa tutto questo, al di là dei due giganti?

Una guerra tra pochi che paghiamo tutti?

Il punto è che i veri maghi dell’IA, quelli capaci di fare la differenza, si contano forse sulle dita di due mani. Questa scarsità ha creato un’asta globale dove il prezzo di un singolo individuo supera quello di intere startup innovative.

E mentre Meta e OpenAI si combattono per questo pugno di eletti, la domanda sorge spontanea: è sostenibile un sistema dove le sorti tecnologiche di miliardi di persone dipendono da una guerra di offerte tra due aziende?

Certo, c’è chi, come il CTO di Meta, si affretta a dire che la situazione si normalizzerà, che tra qualche anno il talento sarà più diffuso e i prezzi scenderanno.

Ma nel frattempo?

Nel frattempo, la concentrazione di potere e di intelligenza nelle mani di pochi sta raggiungendo livelli mai visti.

E forse, mentre siamo tutti distratti dalle cifre a nove zeri, stiamo perdendo di vista la domanda più importante: la corsa per accaparrarsi i migliori cervelli sta davvero accelerando il progresso per tutti, o sta solo rendendo più ricchi e potenti coloro che lo erano già?

Anita Innocenti

Sono una copywriter appassionata di search marketing. Scrivo testi pensati per farsi trovare, ma soprattutto per farsi scegliere. Le parole sono il mio strumento per trasformare ricerche in risultati.

5 commenti su “Meta continua a “tentare” i ricercatori di OpenAI: a che punto è la guerra dei talenti?”

  1. Filippo Villa

    Ma che guerra, sono solo i soliti giochetti per far vedere chi c’ha il malloppo più grosso. Niente di nuovo sotto il sole.

  2. Paolo Pugliese

    Ah, la nobile arte di svuotare i caveau per accaparrarsi cervelli. Meta cerca di comprare il futuro, con gli stessi risultati che ha ottenuto con il metaverso. Una commedia degli equivoci, condita da cifre astronomiche per un’IA che, a quanto pare, deve ancora imparare a non inciampare nei propri algoritmi. Patetico.

  3. Isabella Sorrentino

    Chissà se questi geni dell’IA, con tutti quei soldi, avranno poi tempo di pensare a qualcosa che non sia fare soldi. Sembra una gara a chi paga di più, non a chi crea di più.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Ricevi i migliori aggiornamenti di settore