Google cambia le carte in tavola (di nuovo): arriva la Web Guide

Anita Innocenti

Le regole del digitale stanno cambiando.

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Una guida web basata sull’IA che promette di riordinare i risultati di ricerca in gruppi tematici, ma che solleva interrogativi sul controllo e la personalizzazione dell’accesso alle informazioni.

Google ha lanciato Web Guide, un esperimento che usa l'Intelligenza Artificiale (IA) per riorganizzare i risultati di ricerca in gruppi tematici. La novità mira a semplificare le ricerche complesse, ma solleva dubbi sulla libertà di esplorazione e l'impatto sulla visibilità online. Questa mossa, che segue gli AI Overviews, preannuncia una ricerca sempre più "confezionata" da Google, con implicazioni significative per il mondo della SEO.

Google cambia le carte in tavola (di nuovo): arriva la web guide

Ogni volta che pensi di aver capito le regole del gioco, Google sposta il traguardo. L’ultima novità si chiama Web Guide, un esperimento fresco di laboratorio che promette di riordinare i risultati di ricerca usando l’intelligenza artificiale. Invece della solita, infinita lista di link blu, ti troverai davanti a dei gruppi tematici, dei cluster creati al volo per “semplificarti la vita”. Una mossa che, come descritto sul blog ufficiale di Google, mira a organizzare il caos del web, soprattutto quando fai ricerche complesse.

Ma, come sempre quando si parla di Big G, la vera domanda è: semplifica la vita a te, o a loro?

La logica dietro questa rivoluzione è spinta da una versione personalizzata di Gemini, il loro modello di IA. In pratica, quando fai una ricerca, il sistema non si limita a cercare la parola chiave, ma cerca di capire l’intento profondo della tua domanda.

Poi, usando una tecnica che chiamano “query fan-out”, lancia più ricerche correlate contemporaneamente per raccogliere una visione d’insieme dell’argomento. Il risultato? Se cerchi “come viaggiare da solo in Giappone”, non ti butta lì una sfilza di link a caso, ma te li raggruppa in categorie come “guide complete”, “consigli sulla sicurezza” o “esperienze di altri viaggiatori”.

Sulla carta, è comodo.

Ma qui non ci beviamo le favole.

Chi decide quali sono le categorie “giuste”?

E con quali criteri un sito finisce in un gruppo piuttosto che in un altro, o peggio, non ci finisce affatto?

Un aiuto o un filtro che decide per te?

Google vende la Web Guide come uno strumento per le “ricerche esplorative”, quelle domande aperte che non hanno una risposta secca. L’idea è di darti una mappa più strutturata per navigare tra le informazioni.

Eppure, il sospetto che questa “mappa” abbia già un percorso tracciato è forte. Invece di esplorare liberamente, potresti trovarti a seguire sentieri predefiniti dall’algoritmo, che inevitabilmente favorirà certi tipi di contenuti e ne penalizzerà altri.

La funzione mira a “organizzare i risultati”, ma il rischio è che questa organizzazione diventi un filtro, una sorta di curatela automatica che riduce la serendipità, la possibilità di scoprire quella perla nascosta, quel sito di nicchia che l’IA non ha ritenuto “rilevante” per le sue categorie preconfezionate.

Prima ci sono stati gli AI Overviews, che hanno iniziato a rispondere direttamente alle domande degli utenti, spesso senza nemmeno citare le fonti in modo evidente. Ora arriva la Web Guide, che raggruppa e incasella i link che restano.

Vedi dove stiamo andando a parare?

La ricerca sta passando dall’essere uno strumento di scoperta neutrale a un prodotto sempre più confezionato e guidato. Un prodotto dove è Google a decidere non solo la risposta, ma anche il modo in cui devi arrivare a leggerla.

Cosa significa questo per il tuo business (e per la SEO)

Se hai un’azienda o un blog, questa novità non puoi ignorarla. Anzi, devi capirla a fondo, perché potrebbe cambiare le regole per farsi trovare. L’enfasi sui “gruppi tematici” suggerisce una cosa molto chiara: l’autorità su un argomento specifico diventerà ancora più determinante. Non basterà più avere un singolo articolo che si posiziona bene per una parola chiave.

Google sembra voler premiare chi dimostra di padroneggiare un intero argomento, con contenuti che coprono i vari sotto-temi che l’IA potrebbe identificare come “categorie”. Questo potrebbe essere un vantaggio per chi già lavora sulla creazione di contenuti approfonditi e ben strutturati, i famosi “topic cluster”.

D’altro canto, chi punta a strategie più frammentate o a colpire singole nicchie potrebbe trovarsi in difficoltà, perché i suoi contenuti rischiano di non rientrare in nessuna delle categorie principali generate dall’algoritmo. Insomma, Google non sta solo cambiando l’aspetto dei suoi risultati.

Sta tentando di riscrivere il modo in cui le informazioni vengono consumate e, di conseguenza, il modo in cui devono essere prodotte. La sfida, per noi, non è solo adattarsi tecnicamente, ma capire come restare rilevanti e autentici in un mondo dove è la macchina a voler fare da Cicerone.

E fidati, la partita è appena iniziata.

Anita Innocenti

Sono una copywriter appassionata di search marketing. Scrivo testi pensati per farsi trovare, ma soprattutto per farsi scegliere. Le parole sono il mio strumento per trasformare ricerche in risultati.

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