Google e i soft 404: come le pagine fantasma sprecano il crawl budget e penalizzano la tua SEO

Anita Innocenti

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Google mette in guardia sui “soft 404”, pagine che appaiono online ma sono vuote, sprecando preziose risorse di scansione del sito.

Google ha ribadito l'impatto negativo dei 'soft 404' sulla SEO. Queste pagine, pur restituendo un codice 200 OK, sono vuote e sprecano il prezioso 'crawl budget' di Googlebot. Ciò impedisce la scansione e l'indicizzazione di contenuti importanti del sito. L'onere di identificare e correggere tali pagine, con l'implementazione dei corretti codici di stato, ricade interamente sui webmaster.

L’insegna “APERTO” su un negozio vuoto

Partiamo dalle basi, perché il concetto è più semplice di quanto sembri.

Pensa di camminare per strada e vedere un negozio con una bella insegna luminosa “APERTO”. Entri, e dentro trovi il vuoto cosmico: nessun prodotto, nessun commesso, solo muri spogli.

Tecnicamente, la porta era aperta (il server risponde “200 OK”, che significa “tutto a posto”), ma di fatto il negozio è inutile.

Ecco, un soft 404 è esattamente questo: una pagina del tuo sito che tecnicamente funziona, ma che al suo interno mostra un messaggio di errore, come “pagina non trovata” o “prodotto non disponibile”, senza offrire alternative valide.

Come riportato da Search Engine Journal, Google ha ribadito che, anche se la porta è formalmente aperta, si accorge benissimo che dentro non c’è nulla.

Ma cosa succede, concretamente, quando il tuo sito è pieno di queste trappole per bot?

Lo zaino dell’esploratore Googlebot si svuota inutilmente

Pensa al Googlebot, il “commesso viaggiatore” di Google che esplora il web, come a un esploratore con uno zaino pieno di provviste per un solo giorno. Questo zaino è il suo “crawl budget”, ovvero la quantità di risorse che Google dedica al tuo sito. Ogni pagina che visita gli costa un po’ di provviste.

Se il tuo sito lo costringe a visitare decine, centinaia o migliaia di “negozi vuoti” (i nostri soft 404), l’esploratore finirà le sue provviste prima di arrivare alle stanze più importanti, quelle dove tieni i tuoi prodotti migliori o i tuoi articoli più brillanti.

Il risultato?

Quelle pagine, le più strategiche per te, potrebbero non venire scoperte per giorni, o settimane. Vengono lasciate indietro, mentre Google perde tempo e risorse a constatare che tante delle tue porte aperte non portano da nessuna parte.

E mentre ci affanniamo a tappare i buchi, sorge una domanda un po’ scomoda: perché Google, con tutta la sua intelligenza artificiale, ha ancora bisogno che siamo noi a dirgli che una pagina è vuota?

La partita a scaricabarile: Google detta le regole, tu paghi il conto

Ed è qui che la faccenda si fa interessante. La comunicazione di Google suona quasi come un monito, un “mi raccomando, fate i bravi”. Ma la realtà è che questa continua enfasi sulla pulizia tecnica scarica, ancora una volta, l’intero onere su chi possiede e gestisce un sito web.

Invece di affinare i propri sistemi per riconoscere e ignorare automaticamente queste pagine-fantasma senza penalizzare l’intero sito, Google preferisce “educare” il mercato.

E così, la palla torna a noi.

Tocca a chi gestisce un sito, grande o piccolo che sia, implementare i codici corretti (i famosi 404 o 410 per le pagine davvero sparite), usare i dati strutturati per comunicare che un prodotto è esaurito e, in generale, fare un lavoro di manutenzione certosino.

Un lavoro che richiede tempo, competenza e, quindi, denaro.

La trasparenza, a quanto pare, è una strada che Google chiede di percorrere agli altri.

Anita Innocenti

Sono una copywriter appassionata di search marketing. Scrivo testi pensati per farsi trovare, ma soprattutto per farsi scegliere. Le parole sono il mio strumento per trasformare ricerche in risultati.

9 commenti su “Google e i soft 404: come le pagine fantasma sprecano il crawl budget e penalizzano la tua SEO”

  1. Un’insegna “APERTO” su un negozio vuoto. Esatto! Dobbiamo assicurarci che le nostre porte digitali portino a contenuti di valore. Un sito ben organizzato è la chiave per Googlebot. Meno sprechi, più visibilità.

  2. Simone De Rosa

    Le pagine vuote sono un insulto all’intelligenza, sia umana che artificiale. Correggere è un dovere.

    1. Tommaso Sanna

      Un negozio aperto ma vuoto è un controsenso. Chi gestisce un sito dovrebbe saperlo, almeno per non infastidire Googlebot con inutili visite. Correggere è un atto di sana igiene digitale.

  3. Ma dai, ‘ste pagine fantasma sono una barzelletta. Un 200 OK su un nulla? Che genialata! Correggere è solo buon senso, mica scienza missilistica.

  4. Ma davvero? Ancora questa farsa del “crawl budget”? Solo i creduloni si piegano a queste imposizioni, mentre i veri mestieranti ignorano la cacofonia digitale. Lasciamo che i fantasmi infestino i loro server.

  5. Simone Rinaldi

    Certo che sprecano il crawl budget. Poi non piangete se Google vi snobba. Correggere ‘sti soft 404 è un must, mica roba da fighetti.

    1. L’analogia del negozio vuoto è un faro nella nebbia digitale. Ogni “APERTO” virtuale deve celare un tesoro di contenuti fruibili, altrimenti il nostro tempo e quello di Google sono solo fumo negli occhi.

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