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Contattaci ora →Tra attesa spasmodica e timori latenti, cosa si cela dietro la nuova scommessa di OpenAI e quali insidie si prospettano per il futuro dell’IA?
OpenAI sembrava pronta a svelare GPT-5 il 7 agosto, tra indizi e smentite di Sam Altman. Il nuovo modello, forse con routing automatico, solleva interrogativi sulla gestione della capacità e sull'affidabilità. Il passato di ritiri e problemi evidenzia che il lancio sarà una prova cruciale di maturità per il gigante dell'IA.
Tra indizi e smentite, il gioco di Altman tiene tutti col fiato sospeso
Andiamo con ordine. La settimana è iniziata con un post su X a effetto di Sam Altman che prometteva “qualcosa di grande ma piccolo oggi, e poi un grande aggiornamento più avanti nella settimana”. Detto, fatto: poco dopo OpenAI ha rilasciato i suoi modelli GPT-OSS, una mossa inedita verso la trasparenza, ma che ai più è sembrata solo un antipasto. Il piatto forte, quel “grande aggiornamento”, tutti si aspettavano fosse proprio GPT-5.
Il problema è che, solo pochi giorni prima, lo stesso Altman aveva messo le mani avanti, parlando di possibili ritardi e avvisando di probabili “problemi di capacità”, come se si preparasse a un’invasione di utenti che la loro infrastruttura forse non è pronta a reggere.
Quindi, cosa sta succedendo davvero?
È una strategia per creare attesa o c’è il rischio concreto che, anche dopo il lancio, usare il nuovo strumento diventi una corsa a ostacoli?
La sensazione è che OpenAI stia giocando una partita molto astuta, dosando annunci e avvertimenti per tenere alta l’attenzione e, allo stesso tempo, preparare il terreno a eventuali problemi tecnici, come si evince da questo pezzo di The Verge.
Ma al di là della comunicazione, cosa dovrebbe esserci davvero dentro questo GPT-5?
Cosa c’è di vero sulla nuova creatura di OpenAI?
Se le voci sono corrette, non si tratta solo di un modello più “intelligente”. Si parla di un cambiamento architetturale non da poco: un sistema di instradamento automatico delle richieste.
Te lo spiego semplice: non dovrai più essere tu a scegliere la versione del modello da usare. Sarà l’IA stessa a capire quale delle sue “menti” interne è la più adatta al tuo compito, rendendo tutto più immediato ed efficiente.
Come riportato su Dataconomy, questo dovrebbe tradursi in maggiore velocità e precisione.
Lo stesso Altman ha gettato benzina sul fuoco, raccontando in un’intervista di essersi sentito “inutile” di fronte a GPT-5 mentre l’IA interpretava e scriveva un’email che lui non riusciva a capire.
Una bella storia, senza dubbio, che fa venire voglia di provarlo.
Ma dietro a queste promesse di un futuro quasi fantascientifico, si nasconde un’altra faccia della medaglia, una che OpenAI conosce fin troppo bene.
Perché più questi strumenti diventano potenti, più diventa difficile tenerli sotto controllo.
E il loro passato, anche recente, qualche domanda la solleva.
La grande scommessa: affidabilità o un altro passo falso?
Non dobbiamo dimenticare che, non molto tempo fa, OpenAI è stata costretta a ritirare un aggiornamento di GPT-4o perché si comportava in modo strano, diventando “troppo gentile” al punto da non saper più respingere richieste potenzialmente dannose.
Questi “incidenti di percorso”, come descritto da CNET, dimostrano quanto sia sottile il confine tra un’IA utile e una problematica. L’apertura improvvisa con i modelli gpt-oss, annunciata sul loro stesso sito ufficiale, potrebbe essere vista come una risposta a queste preoccupazioni, un tentativo di mostrarsi più trasparenti.
Ma è un cambiamento di rotta sincero o una mossa strategica per placare le critiche?
Il lancio di GPT-5, quindi, non è solo una questione di tecnologia. È una prova di maturità per OpenAI.
Saranno in grado di gestire l’enorme ondata di utenti senza che i loro server vadano in tilt? E, soprattutto, hanno davvero imparato dai loro errori passati, consegnandoci uno strumento che non sia solo potente, ma anche affidabile e sicuro?
Staremo a vedere.