Google vieta la pubblicità politica in Europa: una ritirata strategica?

Anita Innocenti

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Un dietrofront che cela una rinuncia strategica: Google abbandona il campo della pubblicità politica europea, lasciando dietro di sé interrogativi e possibili scenari inattesi.

Google ha annunciato un divieto quasi totale della pubblicità politica in Europa da settembre 2025. Ufficialmente per il Regolamento UE, la decisione è una ritirata strategica per evitare complessità e rischi. Ciò impatta drasticamente le campagne Google Ads con nuove dichiarazioni. La mossa solleva interrogativi sul ruolo delle Big Tech, rischiando di creare un vuoto nel dibattito pubblico e favorendo canali meno trasparenti.

Una ritirata strategica, non un semplice adeguamento

Diciamocelo, la nuova politica di Google è un divieto quasi totale. Saranno bloccati non solo gli annunci di partiti e candidati, ma anche qualsiasi contenuto che miri a influenzare l’esito di elezioni, referendum o processi legislativi a qualsiasi livello.

La definizione di “attore politico” è così ampia da includere praticamente chiunque abbia un ruolo attivo nella vita pubblica, dalle organizzazioni politiche ai singoli membri delle istituzioni UE.

L’azienda giustifica la mossa con la complessità del nuovo regolamento europeo, ma la verità è che preferisce battere in ritirata piuttosto che assumersi la responsabilità di gestire un’arena, quella politica, diventata troppo spinosa e poco profittevole rispetto ai rischi.

Google non è sola in questa decisione, seguendo una tendenza che vede le grandi piattaforme digitali abbandonare il campo della pubblicità politica europea.

È più facile chiudere la porta che pulire la stanza.

Ma questa mossa, apparentemente pulita, cosa comporta per chi lavora ogni giorno con Google Ads e si troverà a dover navigare queste nuove regole?

Cosa cambia davvero per le tue campagne ads

Il cambiamento non è solo una questione di policy, ma impatta direttamente sulla gestione tecnica delle campagne. A partire dal 3 settembre 2025, infatti, diventerà obbligatorio dichiarare esplicitamente se una campagna contiene o meno annunci politici destinati all’UE. Questo avverrà tramite un nuovo campo nell’API di Google Ads, chiamato contains_eu_political_advertising.

In pratica, la tua agenzia o chi gestisce i tuoi account dovrà mettere una bandierina su ogni singola campagna, specificando se rientra o meno nella nuova, restrittiva definizione. Anche se Google ha comunicato che non ci saranno sospensioni immediate dell’account in caso di violazione, ma solo avvertimenti, è chiaro che il margine di manovra si riduce drasticamente.

E non pensare che la cosa riguardi solo gli annunci di testo: la scure si abbatte anche su Google Shopping, limitando la visibilità di prodotti legati a partiti, candidati o campagne referendarie.

Al di là dei tecnicismi, però, qual è il vero messaggio che un gigante come Google sta mandando al mercato e, soprattutto, alla società civile?

Meno “rumore” politico o un pericoloso vuoto di potere?

Da un lato, si potrebbe pensare che questa decisione ridurrà il “rumore” di fondo e la potenziale manipolazione legata alla propaganda politica online. Meno annunci politici mirati, forse, significa un dibattito più sano.

Ma siamo sicuri che sia così?

La ritirata di Google e di altre piattaforme non rischia di creare un vuoto che verrà riempito da attori meno trasparenti o da canali di comunicazione ancora più difficili da tracciare?

Questa scelta, presentata come una soluzione pragmatica a un problema normativo, potrebbe avere conseguenze inaspettate. Potrebbe, ad esempio, silentemente favorire i partiti e le organizzazioni più grandi, quelli che possono ancora contare sui media tradizionali, a discapito delle voci più piccole che trovavano negli annunci digitali un modo per raggiungere il proprio pubblico.

Invece di affrontare la sfida della trasparenza, Google sembra preferire un silenzio che, forse, è tutt’altro che neutrale.

Anita Innocenti

Sono una copywriter appassionata di search marketing. Scrivo testi pensati per farsi trovare, ma soprattutto per farsi scegliere. Le parole sono il mio strumento per trasformare ricerche in risultati.

12 commenti su “Google vieta la pubblicità politica in Europa: una ritirata strategica?”

    1. Una ritirata dal ring, dici? Interessante. Come un attore che abbandona il palcoscenico prima del gran finale. Questa mossa apre scenari inattesi per chi opera nel digitale.

  1. Raffaele Graziani

    Google si ritira dal campo di battaglia della pubblicità politica in Europa. Una mossa da scacchista, forse, per evitare le mosse avversarie o per preparare un contrattacco altrove. Chissà.

    1. Mossa attesa. Togliere il disturbo, evitare guai. Il resto è fuffa. Chi si muove ora in Europa? Vedremo chi ci guadagna.

  2. Ok, questa è un’uscita di scena interessante. 🍿 Vediamo chi sarà abbastanza audace da raccogliere il testimone e fare un po’ di rumore. 💡

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