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L’impennata del traffico AI riscrive il marketing digitale, ma i giganti della tecnologia potrebbero consolidare il controllo sull’informazione
Il traffico web proveniente da strumenti di Intelligenza Artificiale è aumentato del 527% nei primi mesi del 2025, rivoluzionando il marketing digitale. Gli utenti ora chiedono direttamente a ChatGPT e Gemini, diminuendo i click sui motori di ricerca. La sfida per le aziende si sposta dal posizionamento SEO tradizionale al diventare una fonte autorevole che l'AI scelga di citare, focalizzandosi sull'ottimizzazione per i motori di risposta (AEO).
I numeri che non ti aspetti: il traffico AI è una realtà
Un aumento del 527%.
No, non è un errore di battitura.
È l’incremento del traffico web proveniente da strumenti di intelligenza artificiale registrato nei primi mesi del 2025, rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Questo dato, come riportato da Search Engine Land, non è solo una statistica, ma il segnale di un cambiamento epocale che sta ridisegnando le fondamenta del marketing digitale.
Significa che un numero crescente di persone non sta più “googlando” una domanda, ma la sta “chiedendo” a ChatGPT, Gemini o Copilot, e questi strumenti stanno diventando i nuovi intermediari tra gli utenti e i siti web.
Questo numero, per quanto impressionante, è solo un primo campanello d’allarme. La vera questione è ciò che si nasconde sotto la superficie: un cambiamento profondo nel modo in cui le persone trovano, e soprattutto non trovano più, i contenuti online.
Google e Microsoft riscrivono le regole: ma per chi?
Diciamocelo, i giganti della tecnologia non stanno facendo tutto questo per pura generosità.
Con l’introduzione di risposte generate dall’IA direttamente nelle pagine dei risultati, come le AI Overviews di Google, l’obiettivo sembra essere cambiato. Non si tratta più di indirizzare l’utente verso il sito migliore, ma di fornire la risposta direttamente sulla loro piattaforma, trattenendo l’utente e, di conseguenza, il traffico.
C’è da chiedersi se questa evoluzione sia davvero a vantaggio dell’utente o se non sia, piuttosto, una mossa strategica per consolidare ulteriormente il loro monopolio sull’informazione.
La conseguenza diretta è un crollo verticale dei click: alcuni studi indicano che le pagine che prima godevano della prima posizione organica vedono il loro traffico ridursi drasticamente quando compare una risposta generata dall’IA.
E così, mentre le multinazionali della ricerca si posizionano come i nuovi guardiani dell’informazione, per le aziende e i professionisti la partita si fa improvvisamente più complicata.
La vera domanda non è più “come mi posiziono?”
Di fronte a questo stravolgimento, l’ossessione per il posizionamento tradizionale inizia a perdere di significato.
Se sempre meno persone cliccano sui risultati di ricerca, a cosa serve essere i primi della lista?
La vera sfida, quella che dovrebbe tenere svegli la notte imprenditori e marketer, è un’altra: come si fa a diventare la fonte autorevole che l’intelligenza artificiale sceglie di citare?
Il focus si sposta dalla SEO classica, fatta di parole chiave e backlink, a quella che alcuni già chiamano AEO (Answer Engine Optimization), l’ottimizzazione per i motori di risposta. Non si tratta più di convincere un algoritmo a mostrarti, ma di fornire un’informazione così chiara, affidabile e ben strutturata da essere scelta come la “verità” da presentare all’utente finale.
In un mondo di risposte automatiche, l’unica cosa che non può essere replicata è la fiducia, come ci ha detto Alice Rowan durante la nostra intervista.
E quella, te la devi guadagnare, un’informazione di valore alla volta.