Perché GPT-5 non piace agli utenti?

Anita Innocenti

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Tra performance migliorate e costi elevati, l’ultima versione mantiene le promesse o si tratta solo di aspettative disattese?

OpenAI ha lanciato GPT-5, celebrato come l'aggiornamento più significativo. Nonostante le promesse di minori errori e ragionamento superiore in settori complessi come matematica e programmazione, l'accoglienza degli utenti è tiepida. Molti si interrogano se sia un vero passo avanti tecnologico o una brillante operazione di marketing, specialmente considerate le implicazioni sui costi d'utilizzo.

Un salto in avanti o un passo misurato? le performance sotto la lente

Sulla carta, i numeri sembrano impressionanti. OpenAI dichiara che il nuovo modello commette fino all’80% in meno di errori fattuali rispetto a GPT-4, con miglioramenti evidenti in campi complessi come la matematica e la programmazione.

In uno dei tanti test pratici, messi di fronte a un mistero da risolvere, GPT-5 ha agito come un detective esperto, analizzando le prove in modo metodico, mentre la versione precedente si è aggrappata a cliché narrativi senza troppa logica.

Questo incremento nelle capacità di ragionamento, come riportato su Tom’s Guide, si riflette in diversi ambiti, dalla scrittura creativa alla risoluzione di problemi tecnici. Per chi lavora nello sviluppo software, ad esempio, le promesse sono allettanti: maggiore produttività e un potenziale risparmio economico non da poco.

Ma tutta questa potenza dichiarata come si traduce nella pratica?

E soprattutto, le novità tecniche giustificano davvero l’entusiasmo?

Sotto la cenere di GPT-5: più muscoli, ma a quale prezzo?

Le specifiche tecniche rivelano un’architettura profondamente rinnovata. La differenza più evidente è la capacità di elaborazione: parliamo di un modello che può elaborare fino a 400.000 token di input contro i “soli” 32.768 di GPT-4, un cambiamento che permette di analizzare documenti molto più grandi e gestire richieste assai più complesse.

Si mormora che il numero di parametri sia quasi triplicato, passando da 170 a oltre 500 miliardi, un vero e proprio colosso computazionale.

Tutto questo, naturalmente, solleva una domanda più che lecita:

quanto ci costerà?

Le prime analisi suggeriscono che, a causa della sua mole e complessità, GPT-5 potrebbe avere un costo di utilizzo inizialmente più elevato. OpenAI, dal canto suo, promette una maggiore efficienza, sostenendo che il modello riesce a completare compiti complessi usando la metà dei token rispetto a prima.

Sarà un equilibrio vantaggioso per l’utente finale o solo un altro modo per legarci a un sistema più costoso mascherato da progresso?

L’accoglienza negativa: quando le aspettative superano la realtà

Eppure, nonostante questi miglioramenti, l’accoglienza generale è stata, per usare un eufemismo, “freddina”, come puoi notare tu stesso.

Il problema non sembra essere la qualità del modello in sé, che indubbiamente rappresenta uno standard più elevato, ma la discrepanza tra le altissime aspettative e la realtà dei fatti. Come descritto da alcuni osservatori, il rilascio è stato tutt’altro che stellare proprio perché in molti si aspettavano una rivoluzione, non una semplice evoluzione (ecco un esempio di critica).

Alla fine, il punto sembra essere proprio questo.

Ci troviamo di fronte a un prodotto migliore, più veloce e più accurato, ma che forse non rappresenta quel balzo quantico che la narrazione di OpenAI ci aveva fatto sperare.

A questo proposito ti consiglio l’articolo di Android Authority che esplora nel dettaglio tutte le criticità.

Viene da chiedersi se stiamo assistendo a un progresso genuino o se siamo semplicemente diventati spettatori di un ciclo di marketing in cui ogni aggiornamento incrementale viene venduto come la prossima grande svolta.

La tecnologia avanza, è innegabile, ma forse è il nostro senso critico a dover fare il passo più grande.

Anita Innocenti

Sono una copywriter appassionata di search marketing. Scrivo testi pensati per farsi trovare, ma soprattutto per farsi scegliere. Le parole sono il mio strumento per trasformare ricerche in risultati.

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