Google Gemini: tra memoria e chat fantasma, la sfida di OpenAI sui nostri dati

Anita Innocenti

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Tra memoria potenziata e chat effimere, Google cerca di bilanciare personalizzazione e riservatezza, ma il controllo sui dati resta il nodo cruciale.

Google introduce due novità per Gemini: una memoria per conversazioni personalizzate e una chat temporanea che svanisce. Queste mosse, per competere con OpenAI, sollevano dubbi sul controllo effettivo dei dati utente. La coesistenza tra la raccolta dati per la personalizzazione e l'opzione di maggiore privacy pone l'utente di fronte alla gestione della propria riservatezza digitale.

Una memoria di ferro, ma a quale prezzo?

La prima novità è quella che fa più rumore: Gemini ora può avere una memoria. In pratica, puoi chiedergli di ricordarsi chi sei, quali sono i tuoi interessi o dettagli specifici emersi in chat precedenti, così da offrirti risposte sempre più su misura.

Una funzionalità che, diciamocelo, suona molto simile a quella che ChatGPT offre già da tempo, a riprova di quanto la partita si giochi sul recuperare terreno. Come descritto sul blog ufficiale di Google, l’idea è quella di non dover ripetere ogni volta le stesse informazioni.

Utile, certo.

Ma la vera domanda è un’altra: siamo disposti a cedere pezzi della nostra vita digitale, le nostre preferenze e abitudini, per avere risposte un po’ più azzeccate?

Google ci assicura che il controllo è nostro, ma la linea tra un assistente utile e un sorvegliante digitale si fa sempre più sottile.

E proprio mentre ci chiede di aprire il nostro diario personale, Google, con una mossa quasi acrobatica, ci offre un modo per nasconderci.

La chat “fantasma”: una vera oasi di privacy?

Ecco la seconda carta: la “Temporary Chat”. Funziona un po’ come la modalità Incognito del browser Chrome: apri una conversazione, fai le tue domande e, una volta chiusa, questa non verrà salvata nella cronologia né usata per personalizzare le interazioni future. Una funzione utile, senza dubbio, per quelle volte in cui vuoi chiedere qualcosa di delicato o che non vuoi associare al tuo profilo.

Ma sorge spontaneo un dubbio: perché creare una modalità “speciale” per la privacy, invece di rendere la privacy la norma?

La scelta di relegare la riservatezza a un’opzione da attivare, invece che a un’impostazione predefinita, lascia intendere che il modello di base resta quello della raccolta dati. Anche perché i dati di queste chat temporanee non svaniscono subito, ma restano sui server di Google fino a 72 ore, ufficialmente per motivi di sicurezza e feedback.

Questa dualità tra “ricorda tutto” e “dimentica subito” porta dritto al cuore del problema: il controllo.

L’interruttore del controllo: chi comanda davvero?

Google mette in bella mostra i nuovi controlli per la privacy, rinominando la vecchia “Attività delle app Gemini” in “Conserva attività”. Dietro il cambio di nome, la sostanza non cambia: se lasci l’interruttore acceso, autorizzi Google a usare le tue conversazioni (file e immagini inclusi) per migliorare i suoi servizi.

Non giriamoci intorno: ogni dato che forniamo, ogni preferenza che condividiamo, serve a Google per affinare il suo modello e renderlo più competitivo. Queste non sono solo funzioni per noi, ma strumenti per Google per non perdere il treno dell’intelligenza artificiale, un treno su cui OpenAI sembra ancora viaggiare in prima classe.

La mossa di Google è quindi un tentativo di offrire la botte piena (la personalizzazione) e la moglie ubriaca (la privacy su richiesta), lasciando però all’utente l’onere di capire come e quando tirare le leve giuste.

La domanda finale, quindi, non è tanto “quali nuove funzioni ha Gemini?”, ma “siamo davvero noi ad avere il dito sull’interruttore?”.

Anita Innocenti

Sono una copywriter appassionata di search marketing. Scrivo testi pensati per farsi trovare, ma soprattutto per farsi scegliere. Le parole sono il mio strumento per trasformare ricerche in risultati.

2 commenti su “Google Gemini: tra memoria e chat fantasma, la sfida di OpenAI sui nostri dati”

  1. Riccardo Cattaneo

    Interessante questa corsa alla memoria per le IA! 🤔 Speriamo solo che questa “personalizzazione” non diventi un modo per collezionare ancora più dati. La privacy è una cosa seria, non una feature da attivare/disattivare a piacimento. 🧐

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