Nell’era di ChatGPT e Gemini, il traffico e il CTR sono diventati vanity metrics. La vera sfida per il tuo brand è essere menzionato come fonte autorevole nelle risposte dell’IA. E i dati, impietosi, lo dimostrano
📌 TAKE AWAYS
Nell’era delle AI Overviews e dei chatbot, il traffico e il CTR non bastano più: la vera misura della visibilità è essere citati come fonte autorevole.
I brand devono puntare su reputazione, autorevolezza e contenuti riconosciuti dalle intelligenze artificiali.
C’è una domanda che sento fare sempre più spesso dagli imprenditori che mi contattano:
“Siamo tra i primi su Google per la nostra parola chiave più importante, ma i contatti e le vendite non seguono. Com’è possibile?”. E capisco perfettamente la frustrazione che si nasconde dietro questa domanda.
Per anni, la regola era semplice e la battaglia chiara: essere “primi su Google” era il Sacro Graal del marketing digitale. Click, impression, CTR, posizionamento: erano i nostri dei pagani, le metriche su cui abbiamo costruito strategie e investito budget.
Conquistare quella prima posizione significava aver vinto. Ora, quella stessa vetta sembra una montagna di sabbia, e chi non ha capito le nuove regole del gioco rischia di sprofondare.
Il motivo è semplice: hanno cambiato lo stadio, le regole e pure il pallone.
La “colpa”, se così vogliamo chiamarla, è di quel riquadro che si sta prendendo la scena in cima ai risultati di ricerca. Si chiama AI Overview, e non è altro che Google che fa il lavoro al posto dell’utente: legge le fonti, le sintetizza e serve una risposta pronta all’uso.
Risultato? L’utente ottiene ciò che cerca senza più alcun motivo per visitare i nostri siti.
Ma attenzione.
Non si tratta solo di Google.
ChatGPT, Perplexity, Copilot, Gemini… sono diventati i nuovi oracoli, i nuovi custodi del sapere a cui le persone si rivolgono.
Ecco perché, in questo nuovo mondo, la domanda che dovrebbe tenerti sveglio la notte non è più Sono primo su Google?, ma una molto più brutale e strategica: L’intelligenza artificiale si ricorda che esisto?
Benvenuto in Italia, la capitale mondiale delle AI Overviews
Se pensi che questa sia una minaccia lontana, una roba da nerd della Silicon Valley, ho una brutta notizia per te. L’epicentro di questo terremoto è proprio qui, a casa nostra.
Come ha recentemente evidenziato Elisa Paesante, Country e Marketing Manager di Sistrix per l’Italia, il nostro Paese è la nazione con la più alta percentuale di AI Overview al mondo.
Per il 25,6% delle parole chiave analizzate, Google mostra una risposta generata dall’IA.
Più degli Stati Uniti (22,1%) e molto più della Germania (16,8%).
Capisci cosa significa?
Significa che per un quarto delle ricerche dei tuoi potenziali clienti, Google si sta mettendo tra te e loro, facendo da filtro, da “rispostificio” automatico. Il tuo sito, che prima era la destinazione finale, ora è al massimo una nota a piè di pagina. A volte.
Questo ci porta dritti al cuore del problema: i vecchi KPI, le metriche con cui misuravamo il successo, sono diventati un esercizio di stile.
Che te ne fai di un CTR del 10% su una keyword se l’AI Overview si prende tutti gli utenti?
La visibilità non si misura più in click, ma in citazioni.
Eh sì, oggi la nuova moneta di scambio è la menzione.
Il verdetto dei chatbot: quando ti menzionano sei sempre in (buona o cattiva) compagnia
Per capire come funziona questo nuovo sistema, dobbiamo guardare nella pancia della bestia.
È quello che ha fatto Sistrix con uno studio colossale, analizzando 150 milioni di risposte generate da ChatGPT, Gemini e DeepSeek. I risultati sono un pugno nello stomaco per chiunque sia ancora aggrappato alla vecchia SEO.
Primo dato scioccante: le fonti vengono linkate raramente.
In media, solo il 13,95% delle risposte IA contiene un link. Dimentica il traffico di riferimento, è un ruscello che si sta prosciugando. Gemini è il più “generoso” con il 23%, ChatGPT un misero 6%.
Secondo, e qui sta il punto, i brand vengono menzionati molto più spesso di quanto vengano linkati.
L’IA non ti manda traffico, ti nomina.
Ti usa come pezza d’appoggio, come prova della sua autorevolezza. Il tuo nome, il tuo brand, diventa un’entità, un concetto che l’algoritmo riconosce e cita. Questa è la nuova visibilità.
Ma c’è un’altra regola spietata in questo nuovo gioco: non sei mai da solo.
Lo studio di Sistrix rivela che solo nel 2% dei casi un brand viene menzionato senza concorrenti.
Nel restante 98% delle volte, sei parte di una lista, di un confronto, di una carrellata. ChatGPT menziona in media 4,9 brand per risposta; Gemini sale a 7,3.
Essere menzionati è fondamentale, ma significa anche essere costantemente messi a paragone con i tuoi competitor diretti, in una sorta di spot comparativo perenne generato da una macchina.
Chi citano davvero le Intelligenze Artificiali?
Ok, lo hai capito. L’obiettivo non è più il click, ma la citazione.
Ma chi sono i “prescelti”?
Quali sono le fonti che gli LLM considerano degne di nota?
A questa domanda risponde un altro studio fondamentale, condotto da Amsive in collaborazione con Profound, in cui sono state analizzate le risposte di sei diverse IA (tra cui ChatGPT, Gemini, Copilot e Perplexity) in dieci categorie di business.
E i risultati disegnano una mappa del potere completamente nuova.
Prendiamo il settore delle assicurazioni auto. I brand più menzionati sono USAA e State Farm, ma le fonti più citate da cui le IA attingono queste informazioni sono siti come Nerdwallet.com, Forbes.com e TheZebra.com.
Traduzione: non basta essere un grande brand, devi essere raccontato e validato da fonti che le IA ritengono autorevoli. Spesso, queste sono testate di settore, comparatori o affiliate magazine.
Passiamo al Beauty & Skincare. I brand sulla bocca di tutti (o meglio, nelle risposte di tutti) sono Summer Fridays e SkinCeuticals.
Ma le fonti?
Reddit, con le sue discussioni autentiche e moderate dalla community, e blog specializzati come Byrdie.com. Come vedi, in questo caso, l’IA si fida del passaparola e delle conversazioni reali degli utenti.
E nel Media & Entertainment?
Mentre Netflix e HBO sono i brand più nominati, le fonti più citate sono colossi enciclopedici come Wikipedia e aggregatori di recensioni come Rotten Tomatoes.
Cosa ci insegna tutto questo? Che non esiste uno standard.
Ogni IA ha le sue preferenze.
Gemini è il più vario, Copilot sembra amare Forbes, ChatGPT si appoggia spesso a Wikipedia.
Non puoi ottimizzare per “l’IA” in generale. Devi costruire un’autorevolezza così solida e diffusa da essere rilevante per tutti, un po’ come un Presidente della Repubblica che cerca di piacere sia all’elettorato di destra che a quello di sinistra. Un’impresa, insomma.
“Bisogna solo togliersi di mezzo e lasciare che il brand faccia il suo lavoro”
In un momento di tale incertezza, è illuminante sentire quanto ha dichiarato Marshall Simmonds, uno dei pionieri del nostro settore, un veterano che ai tempi di about.com parlava direttamente con Larry e Sergey di Google per aiutarli a perfezionare i loro crawler.
Simmonds, il 25 agosto 2025, ospite di Jon Clark al The Page 2 Podcast, ha descritto la situazione attuale come un “holding pattern”, una fase di attesa.
Siamo tutti in attesa di capire come verrà monetizzato questo nuovo mondo. Ma mentre aspettiamo, dice, l’unica cosa da fare è raddoppiare gli sforzi sui fondamentali che hanno sempre funzionato, perché oggi contano più che mai.
Quali sono?
Autorità, contenuti strutturati e un approccio olistico al marketing.
L’IA, in fondo, sta cercando di emulare il giudizio umano.
Quindi valorizza ciò che è umano: l’esperienza, la competenza, la credibilità di chi scrive.
Le biografie degli autori, i loro riconoscimenti, la loro storia professionale: tutto ciò che prima chiamavamo “E-E-A-T” (Expertise, Experience, Authoritativeness, Trustworthiness) ora è diventato il carburante principale dei motori di risposta.
La grande ironia è che per piacere alle macchine, dobbiamo essere più umani che mai.
La sua filosofia si riassume in una frase a effetto: “Bisogna solo togliersi di mezzo e lasciare che il brand faccia il suo lavoro”.
Se hai costruito un brand forte, autorevole, con una storia e un’identità chiare, il tuo compito è semplicemente assicurarti che non ci siano ostacoli tecnici o strategici che impediscano alle IA di vederlo per quello che è.
Per farlo devi rivolgerti a un consulente SEO che sappia parlare la lingua delle macchine, in modo che IA e LLM prediligano il tuo brand rispetto ad altri.
Vuoi conquistare i motori di risposta IA? Diventa la fonte più autorevole!
Siamo al dunque. Il mondo è cambiato, le metriche sono saltate e la tua più grande concorrenza è un algoritmo impersonale.
Allora che fare?
Il primo passo è smettere di imprecare contro Search Console, Google Analytics e tutte queste “nuove diavolerie moderne”.
Rimpiangere il passato, rifiutandosi di comprendere il presente, non ha mai portato a niente di concreto. Men che meno se il tuo obiettivo sono lead, vendite e conversioni!
È ora di smettere di pensare in termini di “posizionamento” e iniziare a ragionare come un costruttore di “entità”.
Il tuo brand non è più solo un sito web da far salire in classifica; deve diventare un’idea, un concetto con una sua vita autonoma.
Deve esistere e avere una reputazione solida, deve animare le discussioni sui forum, deve essere una voce autorevole nei forum di settore, brillare nelle recensioni e farsi citare negli articoli dei magazine.
Devi diventare un nome così riconoscibile e onnipresente che l’intelligenza artificiale, nel suo instancabile setacciare la rete, non possa fare a meno di notarti e, soprattutto, di rispettarti.
Una volta che esisti come entità, il passo successivo è diventare la fonte, non solo un risultato tra tanti. L’obiettivo non è più, o non solo, attirare un click. L’obiettivo è creare contenuti così approfonditi, ben strutturati e ricchi di dati originali da diventare la materia prima da cui le IA attingono per formulare le loro risposte.
Pensa a te stesso non come a un pescatore che spera che un pesce abbocchi, ma come al fiume stesso, la sorgente da cui tutti vengono a bere. Il tuo fine ultimo è “ispirare” la risposta dell’IA, fornirle i mattoni concettuali con cui costruirà il suo discorso. Se la risposta dell’IA è corretta, autorevole e utile, è perché, in parte, ha imparato da te.
Naturalmente, tutto questo sforzo va misurato, ma non con i vecchi strumenti.
Il traffico, te lo ripeto, è fumo: è un indicatore di un’era passata, buono solo per gonfiare l’ego.
La domanda non è “quanta gente è arrivata?”, ma “quante volte il mio brand è stato menzionato nelle risposte degli LLM?“. Quella è la tua nuova classifica, il tuo nuovo, spietato campo di battaglia.
Se a questo punto tutto ti sembra incredibilmente complesso, è perché lo è.
Per questa ragione devi affidarti a un’agenzia SEO competente che possa far crescere sempre più il tuo business.
Inizia oggi stesso, scrivi qui alla mia agenzia.
Visibilità IA: se non ti citano, non esisti: Domande & Risposte
Perché essere primi su Google non basta più?
Essere primi su Google non garantisce più contatti e vendite perché le AI Overviews e i chatbot generativi come ChatGPT e Gemini forniscono già risposte complete agli utenti. Questo riduce drasticamente la necessità di visitare i siti web, rendendo il posizionamento tradizionale meno rilevante.
Cosa conta davvero oggi per la visibilità di un brand online?
La nuova metrica non è più il CTR o il traffico organico, ma le citazioni del brand. Le intelligenze artificiali raramente generano traffico tramite link, ma menzionano spesso i brand come fonti autorevoli. Queste menzioni sono la vera forma di visibilità nel nuovo ecosistema digitale.
Come può un brand diventare rilevante per le intelligenze artificiali?
Un brand deve rafforzare la propria autorevolezza attraverso contenuti originali, fonti affidabili e una solida reputazione. Essere raccontati da testate di settore, community online e magazine autorevoli aumenta la probabilità di essere citati dalle IA. In pratica, non bisogna puntare solo al click, ma a diventare la fonte da cui l’IA attinge per formulare le risposte.
È un punto che mi lascia perplessa. Se la visibilità si misura così, come facciamo noi imprenditori a non perderci in questo mare di citazioni congiunte?
Naturalmente. Le IA che citano brand sono il nuovo campo di battaglia, ma se siamo tutti menzionati insieme ai concorrenti, che senso ha? Diventare una fonte fidata richiede più di un semplice accenno. Bisogna offrire contenuti di valore che le macchine non possano replicare facilmente.
Il punto è chiaro, ma il 98% di menzioni con concorrenti è una mazzata. Diventare autorevoli tra la folla sembra un’impresa persa in partenza.
Ma dai, quindi se non ti citano le IA, sei invisibile? Che esagerazione! Sembra che ci sia solo una strada per avere successo, e se non sei sulla lista dei “preferiti” dell’AI, sei fuori. Ma non è che così si incentiva solo chi è già in cima?
Ma scherziamo? Ci pensate che le AI ci useranno come bibliotecari senza pagarci? Se le aziende non si muovono per tutelarsi, finiranno per essere solo spazzatura informativa. Come faremo a distinguere la vera competenza dal rumore di fondo?
Certo, essere nominati dalle IA è la nuova frontiera, ma questo significa che ci butteremo tutti a fare contenuti solo per essere “citati”? Mi sembra che si rischi di creare un circo di citazionismo fine a sé stesso, senza reale valore aggiunto. Come si distingue il contenuto davvero utile da quello solo “ottimizzato” per l’IA?
La menzione come fonte autorevole è il nuovo indicatore di valore. Come possiamo garantire l’autenticità della citazione?
Greta, il problema è proprio quello: se non ti citano, sei invisibile. Conta chi ti mette dentro le risposte, mica il traffico che non porti. Come fate, quindi, a garantire che la citazione sia per merito e non per pura casualità?
Il brand citato insieme ai concorrenti?
Che bella trovata.
Praticamente siamo tutti nella stessa barca, solo che l’acqua sale.
Citazioni sì, ma con stile! ✨ Se l’IA ci mette tutti sullo stesso piano, dobbiamo farci notare davvero. 😉 Altrimenti, che senso ha? 🤷♀️
Citazioni nell’IA? Un nuovo modo per scoprire chi fa copia-incolla. Se non sei una fonte primaria, sei solo rumore di fondo, messo sullo stesso piano degli altri. Benvenuti nel club dei “quasi famosi”.