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Contattaci ora →La nuova funzione “Pratica” di Google Translate sfida Duolingo offrendo esercizi personalizzati, mentre si apre un dibattito sul controllo dei dati e delle interazioni linguistiche.
Google Translate, potenziato dall'AI Gemini, si trasforma in interprete e insegnante di lingue con la funzione "Pratica", minacciando Duolingo. Le azioni di quest'ultima sono calate, evidenziando una crescente competizione tra giganti tech, inclusa Apple, per il controllo delle comunicazioni globali. Google sfrutta un imponente volume di dati per affinare i suoi modelli AI.
Google Translate ora parla come te (e vuole insegnarti le lingue): Duolingo deve iniziare a preoccuparsi?
Google ha appena sganciato una di quelle novità che rischiano di cambiare le regole del gioco.
Dimentica il vecchio traduttore, quello un po’ goffo che usavi per capire il menu in vacanza. Ora, grazie alla spinta dei suoi modelli di intelligenza artificiale Gemini, Google Translate si è trasformato in un interprete personale e, a quanto pare, anche in un insegnante di lingue.
Una mossa che non è passata inosservata, specialmente dalle parti di Duolingo.
Ma Google non si è fermata qui.
Anzi, ha messo nel mirino un intero settore, quello dell’apprendimento linguistico, con un’audacia che fa riflettere.
Un insegnante di lingue personale in tasca? Google ci prova
Accanto all’interprete simultaneo, ecco spuntare la funzione “Pratica”. Si tratta, in poche parole, di un vero e proprio strumento per imparare le lingue, con esercizi di ascolto e conversazione che si adattano al tuo livello.
Al momento è in versione beta e limitato a poche lingue, ma il messaggio è forte e chiaro: Google vuole un pezzo di quella torta che finora è stata dominata da app specializzate.
La reazione dei mercati non si è fatta attendere: subito dopo l’annuncio, le azioni di Duolingo hanno avuto un sussulto, perdendo il 3% prima di riprendersi, come descritto da Fortune.
Il CEO dell’app dal gufetto verde, Luis von Ahn, ha provato a gettare acqua sul fuoco, difendendo il suo approccio basato sulla gamification, ma la domanda resta:
Basterà a tenere a bada un colosso come Google?
E se pensi che questa sia solo una scaramuccia tra Google e un’app, ti sbagli di grosso.
La partita è molto più grande e si gioca su un campo affollatissimo.
La vera posta in gioco: chi controllerà come comunichiamo?
Questa mossa non arriva dal nulla. Solo un mese fa Apple ha annunciato funzioni di traduzione AI simili, integrate direttamente nelle sue app di comunicazione.
Siamo di fronte a una corsa dei giganti tech per diventare l’intermediario unico delle nostre conversazioni globali.
Google parte da una posizione di forza spaventosa: il suo sistema, come riportato sul blog ufficiale dell’azienda, processa già circa 1 trilione di parole al mese tra Ricerca, Lens e Translate. Una quantità di dati che permette di affinare i modelli AI a una velocità che nessuna startup può nemmeno sognare.
La tecnologia fa un balzo in avanti, senza dubbio, rendendo la comunicazione tra culture diverse apparentemente più semplice.
La domanda che dobbiamo porci, però, è se a guidare questo balzo sia la nostra reale esigenza di comunicare meglio o l’inarrestabile appetito dei giganti tech per il controllo dei nostri dati e delle nostre interazioni.
Un approccio alquanto audace da parte di Google, che punta a integrare l’apprendimento con la traduzione. Chissà se riusciranno a replicare la componente umana dell’insegnamento.
Questa mossa di Google Translate è audace. Vedremo se un apprendimento basato su IA riuscirà davvero a superare i metodi più tradizionali. La competizione è accesa.
Ma davvero? Un altro tentativo di Google di monopolizzare tutto, sfruttando i nostri dati per insegnarci le lingue. Mi chiedo quanto durerà questa mania dell’AI prima che ci rendiamo conto di quanto stiamo cedendo.
Ma davvero? Un altro tentativo di Google di monopolizzare tutto, sfruttando i nostri dati per insegnarci le lingue. Mi chiedo quanto durerà questa mania dell’AI prima che ci rendiamo conto di quanto stiamo cedendo. Mi sembra che stiamo solo dando in pasto tutto il nostro sapere a un software senza pensare troppo.
Beh, è un altro passo avanti per Google, immagino. Se poi questo “insegnante” virtuale ci farà davvero imparare qualcosa o se diventeremo solo macchine da ripetizione, questo è tutto da dimostrare.
Ma siamo seri? Google prova a fare l’insegnante di lingue e noi dovremmo festeggiare? Mi sa che il vero apprendimento è ancora un’altra cosa, e questo mi lascia perplesso.
Capisco la perplessità, Paolo. Temo che l’apprendimento vero resterà sempre un percorso più tortuoso di un’app.
Google ci prova, ma imparare una lingua è più che ripetere frasi. Vedremo se la praticità batte la profondità.
Sempre la solita storia, Google usa i nostri dati per creare un altro prodotto. Imparare una lingua richiede pratica reale, non solo algoritmi.
Molto bene, la personalizzazione degli esercizi può davvero fare la differenza nell’apprendimento. Chissà se l’AI riuscirà a replicare l’empatia di un vero insegnante, però.
Quindi Google fa l’insegnante? E noi ci fidiamo di un algoritmo per imparare una lingua?
Francesco De Angelis, non capisci nemmeno le basi? L’AI è il futuro, fidarsi è un concetto obsoleto. Qualcuno pensa ancora che le lezioni tradizionali siano superiori?
Ma dove vogliono arrivare con ‘sta roba? Se insegna davvero come dite, chi si compra più i corsi?
Ma dai, questa mossa di Google è un po’ troppo aggressiva. Con tutti i dati che hanno, pensano di potersi sostituire a tutto? Cosa succederà alla qualità dell’apprendimento?
Davvero una mossa notevole da parte di Google! La personalizzazione degli esercizi è una bella cosa per chi studia. Ma questa competizione metterà un po’ di pressione su Duolingo?
Sempre la solita storia, Google si prende tutto. Ma poi, con tutta questa AI, i dati personali dove vanno a finire?
La mossa di Google Translate è un’evoluzione naturale. La competizione nel settore dell’apprendimento linguistico si fa sempre più accesa. Mi chiedo se Duolingo reagirà con un aumento della personalizzazione o punterà su altri aspetti per mantenere la sua posizione.