Le regole del digitale stanno cambiando.
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Contattaci ora →L’ascesa delle AI Overviews di Google sta riducendo drasticamente il traffico organico, spingendo i brand a concentrarsi sull’autorevolezza e la reputazione online
L'intelligenza artificiale sta stravolgendo la SEO, con Google AI Overviews che causano un crollo del 34,5% dei click organici. Mentre Ahrefs indica l'escalation della competizione, le vecchie tattiche non bastano più. La vera chiave per la visibilità non è la SEO tradizionale, ma la costruzione di un brand autorevole e riconosciuto, essenziale per emergere nell'era dell'AI.
L’intelligenza artificiale sta riscrivendo le regole: i numeri che nessuno ti dice sulla SEO
Il mondo della ricerca online sta subendo uno scossone epocale, e no, non si tratta della solita evoluzione annuale. Quello a cui stiamo assistendo è un cambiamento radicale, guidato dall’intelligenza artificiale, che sta mettendo in discussione tutto ciò che pensavamo di sapere sulla visibilità online. I dati più recenti non lasciano spazio a dubbi: le vecchie strategie non bastano più e chi non si adatta rischia di scomparire.
A tracciare i contorni di questa rivoluzione sono i numeri, e sono impressionanti. Pensa che una piattaforma come Ahrefs, per riuscire a mappare questo nuovo territorio, è arrivata a indicizzare 35 trilioni di backlink esterni entro il 2025, un aumento del 960% in soli tre anni. Il loro database di parole chiave è esploso, raggiungendo quasi i 29 miliardi di termini.
Cosa significa tutto questo per te?
Che la competizione è diventata una guerra di logoramento su una scala mai vista prima, un oceano di contenuti e link in cui emergere è sempre più difficile.
Ma tutta questa fatica per scalare le classifiche tradizionali rischia di essere sprecata, perché il campo di gioco stesso sta cambiando sotto i nostri piedi. E il responsabile di tutto questo ha un nome molto familiare.
Google si prende tutto: l’impatto devastante delle AI Overviews
Il vero terremoto si chiama AI Overviews, le risposte generate dall’intelligenza artificiale che Google sta mettendo in cima ai suoi risultati. Come descritto in una recente analisi di Ahrefs, questa funzionalità sta già provocando un crollo del 34,5% dei click verso i risultati organici tradizionali.
Hai capito bene: più di un terzo del traffico che prima arrivava ai siti, ora si ferma su Google.
E con oltre un miliardo e mezzo di utenti che vedono queste risposte ogni mese, l’impatto è già massiccio.
La cosa che dovrebbe far riflettere, però, è un’altra. Google ci dice che lo fa per migliorare l’esperienza utente, ma la realtà è che il 71,67% di questi riassunti AI non contiene pubblicità.
Allora la domanda sorge spontanea:
Perché un’azienda come Google dovrebbe rinunciare a monetizzare uno spazio così prezioso, dirottando traffico che prima generava profitti per lei e per i publisher?
La risposta potrebbe essere meno nobile di quanto sembri. Potrebbe trattarsi di una mossa strategica per abituare gli utenti a non lasciare più Google, centralizzando l’informazione per poi, in un secondo momento, controllare completamente il rubinetto del traffico e della monetizzazione.
Nel frattempo, il 26% dei brand è già completamente sparito da queste risposte, diventando invisibile.
Se le vecchie tattiche SEO non garantiscono più un posto al sole, e i click diminuiscono, come si fa a sopravvivere?
La chiave non si trova più solo negli algoritmi, ma in qualcosa di molto più umano e, per certi versi, difficile da costruire.
Non è più SEO, è una questione di brand
I dati parlano chiaro: in questo nuovo contesto, i fattori che contano di più per essere visibili nelle risposte AI non sono i soliti sospetti.
La correlazione più forte con la visibilità non viene dai backlink o dal Domain Rating, ma dalle menzioni del brand sul web.
In pratica, l’algoritmo non premia più solo chi è bravo a “fare SEO”, ma chi ha costruito un brand così autorevole da essere citato e riconosciuto come un punto di riferimento.
Questo sposta completamente il focus.
Non si tratta più di ottimizzare una pagina per una parola chiave, ma di costruire un’autorità reale, di diventare una fonte attendibile nel tuo settore, tanto che le persone (e di conseguenza le IA) parlino di te in modo naturale.
La ricerca non è più una piattaforma, ma un comportamento frammentato su Google, sui social, sugli assistenti vocali.
E in questo caos, l’unica ancora di salvezza è un brand forte e riconoscibile.
La sfida, quindi, è cambiata.
Non è più una corsa tecnica, ma una maratona di fiducia e reputazione.
Chi continuerà a pensare solo in termini di link e parole chiave è destinato a lottare per le briciole, mentre chi costruirà un brand solido potrà navigare questa trasformazione, forse addirittura uscirne più forte.
I dati di Ahrefs sono un campanello d’allarme. L’AI sta modificando le ricerche, rendendo la visibilità un problema. Costruire un brand solido sembra l’unica via, ma è un percorso lungo. Come possiamo fidarci di questa nuova realtà?
I numeri presentati dipingono un quadro più cupo del previsto. L’autorevolezza del brand diventa un baluardo, ma a quale prezzo si rinuncia alla scoperta casuale? La vera sfida risiede nel mantenere una connessione autentica con l’utente, al di là dei riassunti algoritmici.
Questo crollo di traffico è una mazzata. Pensavo di costruirmi un futuro con la SEO, ma ora sembra tutto più incerto. Se l’AI prende il sopravvento, cosa ci resta? Solo un futuro grigio.
La riflessione sull’impatto delle AI Overviews mi porta a considerare quanto sia cambiata la nostra interazione con la ricerca. Se prima puntavamo a posizionarci in alto, ora l’obiettivo sembra spostarsi verso il farci riconoscere, quasi a bypassare il motore di ricerca stesso.
Ma figurati se potevamo rimanere a guardare senza che Google cambiasse tutto. I numeri di Ahrefs sono chiari: o crei un brand che la gente cerca attivamente, o ti ritrovi a navigare nell’anonimato digitale. Chi si affida ancora solo alle keyword è rimasto indietro.
Sì, Elisa, esatto. La dipendenza da mero traffico organico da keyword è un approccio datato. L’autorevolezza è la vera moneta corrente, eppure non capisco perché certi aspetti della programmazione non vengano considerati per adattarsi.
Sinceramente, Elisa, il tuo allarmismo è un po’ esagerato. Se le AI Overviews fanno crollare il traffico, significa semplicemente che chi non ha un brand solido non aveva nulla da perdere. Meglio concentrarsi sul contenuto di valore, no?
Simone, non è allarmismo, è realtà. Se il tuo “contenuto di valore” sparisce nei riassunti AI, che valore ha avuto? Il brand è l’unica cosa che ti garantisce un minimo di presenza.
Ma che discorsi sono questi? Chiunque capisca qualcosa di questo settore sa che l’autorevolezza è sempre stata la base. Questi dati di Ahrefs semplicemente lo confermano per chi ancora avesse dubbi. Il resto sono chiacchiere per chi è rimasto indietro.
Questi numeri sono chiari: l’AI di Google sta riscrivendo le regole. Pensare di fare ancora leva solo sulle vecchie tecniche è un errore marchiato. L’autorevolezza vera, quella che si costruisce nel tempo, sembra essere l’unica via per non sparire. E voi, come vi state muovendo?
L’AI di Google non è un nemico, ma una lente d’ingrandimento sulla reale autorevolezza. Chi punta solo sull’algoritmo, si illude. Chi costruisce un brand forte, vince. Semplicemente.
Sono un po’ preoccupata per questi dati. Se il traffico organico diminuisce così tanto, come potremo noi studenti farci notare senza un grande budget? Dobbiamo davvero pensare a costruire la nostra reputazione fin da ora.
Mi trovo un po’ persa con queste percentuali di calo. Se le AI Overviews riducono il traffico organico, come facciamo noi tecnici a dimostrare il nostro valore se non possiamo più farci trovare facilmente con le solite tecniche? Forse il mio approccio alla SEO deve cambiare completamente, ma non so bene da dove iniziare.
L’analisi di Ahrefs evidenzia una trasformazione nella ricerca online, con un calo dei click organici a favore delle AI Overviews. Questo scenario suggerisce che la costruzione di un brand solido diventi un elemento distintivo. Personalmente, ritengo che la capacità di distinguersi attraverso contenuti di valore e un’identità chiara sia ora prioritaria per mantenere la rilevanza.
Questi dati confermano ciò che dico da tempo: puntare solo sulla tecnica è un errore. Il brand è l’unica vera leva per la crescita sostenibile nell’attuale panorama digitale. Il resto è fuffa.
Ma è ovvio! Pensare di cavarsela con la solita tecnica da quattro soldi è da ingenui. Se non costruisci un marchio forte, sei solo uno dei tanti. E la gente non compra da chi non conosce. Siete pronti a reinventarvi, o continuerete a inseguire fantasmi?
Ma che ci voleva Ahrefs per dirci che il traffico organico è un miraggio con le AI Overviews? Stiamo perdendo click, è palese! Bisogna puntare tutto sulla reputazione del brand, altrimenti saremo spazzati via da ‘sto casino. Quando si renderanno conto che il contenuto di qualità non basta da solo?
Ma certo, la colpa è sempre dell’IA, mai che le vecchie “tattiche” non fossero poi così solide. Pensare che bastava fare un po’ di keyword stuffing per essere primi.
Ancora preoccupati per i click persi? L’AI sta solo accelerando la fine del sogno del traffico organico gratuito. La reputazione non si costruisce in un giorno, e il tempo stringe per chi non ha già un nome.