Google AI Mode sarà presto realtà: i giganti delle citazioni e il paradosso delle fonti

Anita Innocenti

Le regole del digitale stanno cambiando.

O sei visibile o sei fuori. Noi ti aiutiamo a raggiungere i clienti giusti — quando ti stanno cercando.

Contattaci ora →

L’AI Mode di Google premia i soliti noti, ma uno studio rivela che le fonti citate raramente sono tra i primi risultati di ricerca tradizionali

L'AI Mode di Google è sempre più vicina ma secondo uno studio privilegia un ristretto circolo di fonti come Wikipedia e YouTube nelle sue citazioni. Un paradosso emerge: solo il 12% delle fonti AI proviene dai primi risultati SEO tradizionali. Questo crea incertezza per i creatori di contenuti, privi di dati chiari su come ottimizzare in questo nuovo scenario.

Il club esclusivo di Google: i soliti noti dominano le citazioni nell’AI mode

L’AI mode di Google sta riscrivendo le regole del gioco e presto sarà realtà per tutti come si evince da questo articolo di Search Engine Land.

Il problema?

Che non sarà esattamente a favore di tutti.

Un’analisi recente di Ahrefs ha messo nero su bianco quello che molti già sospettavano: a spartirsi la torta delle citazioni nelle risposte generate dall’intelligenza artificiale sono sempre gli stessi colossi.

Parliamo di Wikipedia, YouTube, lo stesso blog di Google e Reddit, come descritto da una ricerca sui domini più citati. In pratica, quando chiedi qualcosa all’AI di Google, è molto probabile che la risposta provenga da questo circolo ristretto di piattaforme.

Questo solleva una domanda non da poco sulla reale diversità delle fonti in questo nuovo modo di cercare informazioni.

Ma c’è un rovescio della medaglia che complica, e non poco, la lettura di questi dati.

Il paradosso delle citazioni: perché i primi dieci risultati non contano più come prima?

Sembra un controsenso, vero?

Da una parte abbiamo i giganti che si prendono quasi tutto, dall’altra uno studio di Ahrefs getta una luce completamente diversa sulla questione. Analizzando le risposte di vari assistenti AI, è emerso che appena il 12% delle fonti citate proviene dalle pagine che si posizionano nella top 10 dei risultati di ricerca tradizionali.

Questo significa che l’intelligenza artificiale sta pescando informazioni da un universo di fonti che, per la maggior parte, non considereremmo “di prima fascia” secondo i vecchi parametri SEO.

Si crea così una spaccatura evidente: mentre l’AI Mode di Google sembra premiare l’autorità consolidata, altri sistemi AI guardano altrove, rendendo il quadro generale molto più frammentato e imprevedibile di quanto si possa pensare.

E se le regole sono così poco chiare, che succede a tutti gli altri che cercano di farsi notare?

Un gioco a carte coperte: l’incertezza per chi crea contenuti

Qui le cose si fanno davvero complicate per chiunque gestisca un sito web. Il punto è che Google, al momento, non fornisce dati separati per l’AI Mode dentro la Search Console. Tutto viene mescolato con le metriche della ricerca classica. Una mossa che, diciamocelo, lascia parecchio perplessi, perché impedisce di capire davvero da dove arriva il traffico e come le proprie pagine vengono usate dall’AI.

Aggiungici il fatto che le citazioni cambiano a ogni ricerca, e capisci bene che ottimizzare i contenuti diventa un tiro alla cieca.

Google, come sai, sta estendendo questa funzionalità a livello globale e, stando a Logan Kilpatrick di Google, l’AI Mode sarà presto la realtà per tutti noi.

Ok, tutto molto bello.

Peccato che la sensazione è che si stia giocando una partita dove le regole le conosce solo chi gestisce il banco, lasciando editori e aziende a interrogarsi su come restare rilevanti in un mondo dove essere primi su Google potrebbe non bastare più.

Anita Innocenti

Sono una copywriter appassionata di search marketing. Scrivo testi pensati per farsi trovare, ma soprattutto per farsi scegliere. Le parole sono il mio strumento per trasformare ricerche in risultati.

8 commenti su “Google AI Mode sarà presto realtà: i giganti delle citazioni e il paradosso delle fonti”

  1. Questo studio solleva interrogativi sulla democratizzazione dell’informazione con l’avvento dell’AI Mode. Se solo una piccola percentuale di fonti proviene dai risultati tradizionali, come si posizioneranno i creatori meno noti? Mi chiedo se questo porterà a una maggiore concentrazione di potere nelle mani di pochi.

  2. Siamo punto e a capo. Google AI Mode favorisce le solite piattaforme, ignorando la maggior parte dei contenuti online. Un ulteriore incentivo alla concentrazione di potere e un duro colpo per chi produce materiale autentico. Cosa ci resta da fare se non accettare questo?

  3. Ma certo, Google AI Mode privilegia Wikipedia e YouTube, chi l’avrebbe mai detto? Un po’ come se un ristorante stellato servisse solo patatine fritte. Poi si lamentano se i piccoli produttori faticano. Chissà se alla fine qualcuno si deciderà a dare una sbirciatina alle vere fonti.

  4. Ma pensa te, Google AI Mode che favorisce solo i soliti noti. Già con la ricerca tradizionale era così, ora con l’AI sarà ancora peggio. Cosa dobbiamo fare noi poveri creatori di contenuti? Inventarci qualcosa di nuovo ogni volta?

  5. Patrizia Bellucci

    Sempre la solita musica! Alla fine è sempre una questione di chi comanda, eh? Ma a ‘sto punto, chi ci capisce più qualcosa?

    1. Guarda Patrizia, capisco la tua frustrazione. Sembra che con questa AI Mode, Google stia consolidando il potere di chi è già conosciuto. La vera questione è se questo favorirà la diversità delle informazioni o solo una ristretta cerchia.

    2. Patrizia, il problema non è chi comanda, ma l’algoritmo che riflette i bias esistenti. Il punto è se questo sia un difetto o una caratteristica voluta.

  6. Andrea Cattaneo

    Ma che sorpresa, Google premia chi ha già la visibilità! Sembra che il futuro sia solo per i soliti ricchi di click. Chi ci rimette? Quelli bravi ma meno noti. Che genialata.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Ricevi i migliori aggiornamenti di settore