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Contattaci ora →La battaglia legale tra WP Engine e Automattic si infiamma: accuse di sabotaggio, contesa sul marchio e una class action minacciano il futuro del CMS più popolare al mondo
Un giudice federale ha emesso le prime sentenze chiave nella battaglia legale tra WP Engine e Automattic. Nove accuse di WP Engine, inclusa l'interferenza intenzionale, procederanno. Le pretese antitrust sono state frenate. Il conflitto, nato da richieste "estorsive" e blocchi di servizi, ora coinvolge gli utenti con una class action, mettendo in discussione l'anima open source di WordPress.
La linea sottile tra difesa del marchio e concorrenza sleale
Se da un lato le accuse più dirette restano in piedi, il giudice ha messo un freno alle pretese antitrust di WP Engine, anche se con la possibilità di ripresentarle.
Il problema?
WP Engine non è riuscita a definire in modo convincente un “mercato rilevante” in cui Automattic avrebbe agito da monopolista. Un tecnicismo legale, certo, ma che solleva una domanda scomoda: quanto è davvero “aperto” un progetto quando una singola entità ne controlla gli snodi cruciali, come il marchio e la directory dei plugin, al punto da rendere difficile persino contestarne il dominio in un’aula di tribunale?
La faccenda si fa ancora più torbida se pensiamo all’origine dello scontro. Tutto è partito, come descritto da Search Engine Journal, da una richiesta di Automattic che ha dell’incredibile: 32 milioni di dollari per la licenza del marchio, con appena cinque ore di tempo per rispondere.
Una mossa che WP Engine ha definito senza mezzi termini un “tentativo di estorsione”.
Da lì, la situazione è degenerata, con Automattic che ha bloccato l’accesso di WP Engine a risorse vitali di WordPress.org, mandando in tilt gli aggiornamenti automatici per migliaia di clienti. La decisione del giudice, però, non ha messo fine alle ostilità.
Anzi, sembra aver gettato benzina sul fuoco.
Dalle aule di tribunale agli utenti finali: la battaglia si allarga
La guerra non si combatte più solo a colpi di carte bollate tra avvocati. Dopo una prima vittoria di WP Engine, che a dicembre 2024 ha ottenuto un’ingiunzione preliminare per ripristinare l’accesso ai servizi, la risposta di Automattic non si è fatta attendere.
Con una mossa che molti nella comunità hanno interpretato come una ripicca, l’azienda ha annunciato un taglio delle risorse dedicate allo sviluppo di WordPress, giustificandolo proprio con i costi della causa legale.
Praticamente, un modo per dire: “Se ci fate causa, a rimetterci sarà l’intera comunità”.
E come se non bastasse, il conflitto si è allargato.
Stanco di essere una pedina in questo gioco di potere, un cliente di WP Engine ha dato il via a una class action contro Automattic, accusandola di aver deliberatamente sabotato il servizio a danno di centinaia di migliaia di utenti.
Questa nuova causa, sostenuta da studi legali noti per aver messo in ginocchio colossi come Google e Meta, sposta il focus dalle aziende agli utenti finali, quelli che alla fine pagano il prezzo di queste lotte di potere.
L’anima di WordPress è in vendita?
A questo punto, la domanda non è più chi vincerà in tribunale.
La vera questione è quale futuro attende WordPress.
Lo scontro tra WP Engine e Automattic ha scoperchiato le tensioni che covavano da tempo: un progetto nato come open source si trova sempre più stretto nella morsa degli interessi commerciali di chi ne detiene il controllo.
Matt Mullenweg, co-fondatore di WordPress e CEO di Automattic, ha definito WP Engine “parassitaria”, ma le sue azioni e quelle della sua azienda stanno mettendo a dura prova la fiducia di un’intera comunità.
Quando la difesa di un marchio si trasforma in una clava da usare contro i concorrenti, a scapito degli utenti, forse è il momento di chiedersi se lo spirito originale di collaborazione e apertura non si sia perso per strada.
Questa battaglia legale, chiunque ne uscirà vincitore, lascerà cicatrici profonde e potrebbe ridefinire per sempre gli equilibri di potere nel mondo del software open source.
Interferenza intenzionale è un capo d’accusa serio. Bisogna capire bene le implicazioni per la stabilità del progetto.
Skevasi, WP Engine accusa sabotaggio, Automattic difende il marchio. Chi gioca sporco?
Le sentenze suggeriscono che le accuse di interferenza andranno avanti, ma quelle antitrust sono ancora incerte. La questione del marchio e della concorrenza merita attenzione.
Altra battaglia legale nel caos di WordPress. Sembra che l’open source sia solo un pretesto per interessi economici. Mi chiedo dove andrà a finire tutto questo.
Mah, è prevedibile che queste schermaglie legali finiscano per toccare chi usa WordPress. Quel confine tra proteggere il proprio nome e soffocare la concorrenza è labile. Mi chiedo se questa vicenda non finirà per minare la fiducia nell’open source stesso.
Questa faida legale minaccia la stessa libertà che ha reso WordPress così potente. Certo che l’open source ne risente.
Bene, il giudice ha dato il via libera ad alcune accuse. Questo significa che il comportamento di Automattic va oltre la normale gestione di un brand. La questione ora è seria per l’intero progetto open source.
Dunque, alcune accuse procedono. Questo dimostra che non si tratta di un semplice battibecco, ma di questioni serie. La questione del “mercato rilevante” però, lascia intendere che la difesa di Automattic sia solida su quel fronte. Vedremo se WP Engine riuscirà a dimostrare un danno concreto.