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Contattaci ora →Google Meet introduce “Ask Gemini”, un assistente AI che promette di rivoluzionare le riunioni online, ma solleva interrogativi sulla privacy e sull’accessibilità, limitato per ora ai clienti aziendali più facoltosi.
Google introduce "Ask Gemini", un assistente AI per Google Meet, promettendo di rivoluzionare le riunioni con riassunti e risposte in tempo reale. Riservato ai clienti aziendali più costosi, il servizio solleva dubbi sulla privacy dei dati e presenta limiti linguistici e di compatibilità, suggerendo una mossa strategica più che un'innovazione per tutti.
Come funziona (e cosa non ti dicono)
In pratica, Gemini ascolta tutto quello che viene detto durante la riunione tramite le didascalie in tempo reale. Se fai una domanda, l’AI pesca le informazioni da lì, dai documenti condivisi su Workspace o, se serve, dal web.
Come descritto sul blog di Google Workspace Updates, puoi chiedere “Qual è stata la decisione finale sul budget?” e lui dovrebbe darti una risposta secca.
Comodo, senza dubbio.
Ma questo significa anche che un’intelligenza artificiale sta analizzando ogni singola parola delle tue conversazioni di lavoro.
Google si affretta a rassicurare tutti sulla privacy: le tue domande sono private e, giurano, nessun dato della conversazione viene conservato dopo la fine della call.
Una dichiarazione che suona bene, ma che richiede una bella dose di fiducia.
Stiamo parlando di un’azienda il cui modello di business si è sempre basato sulla raccolta di dati.
Davvero possiamo credere che, d’un tratto, l’analisi delle nostre conversazioni più strategiche sia diventata un’attività senza scopo di lucro?
La domanda è lecita.
Un assistente intelligente o un genio a metà?
Al di là dei dubbi sulla privacy, ci sono i limiti pratici. Per ora, l’assistente capisce e parla solo inglese. Se il tuo team è internazionale o semplicemente parla italiano, te lo puoi scordare.
Funziona solo da computer, quindi se sei in mobilità niente da fare. E non è attivo nelle sessioni secondarie, proprio dove spesso avvengono le discussioni più operative. Insomma, è uno strumento potente ma con dei paletti così stringenti da renderlo utile solo in contesti molto specifici.
Viene da chiedersi se questo lancio non sia più una mossa strategica per non restare indietro rispetto a Microsoft Teams che una vera innovazione pensata per l’utente. L’impressione è quella di un prodotto lanciato in fretta, con ancora parecchi spigoli da smussare, pur di poter dire: “Ehi, ce l’abbiamo anche noi”.
Ma un’innovazione a metà serve davvero a qualcuno, o è solo un modo per aggiungere un’altra riga costosa al contratto di abbonamento?
La vera partita non si gioca sulla produttività
Alla fine dei conti, l’arrivo di “Ask Gemini” è solo un’altra pedina sulla scacchiera della guerra tra le grandi piattaforme di produttività, come si evince da quanto scrive The Verge. L’obiettivo non è tanto farti risparmiare dieci minuti di tempo, quanto renderti sempre più dipendente da un unico fornitore. Ti do un assistente intelligente, ma solo se usi il mio pacchetto completo, i miei documenti, la mia posta, il mio calendario.
È una gabbia dorata, costruita un pezzetto alla volta.
Quindi, la prossima volta che ti verrà proposto uno di questi strumenti “rivoluzionari”, la domanda da farsi non è “quanto tempo mi farà risparmiare?”, ma “a cosa sto rinunciando in cambio?”.
Perché nel mondo della tecnologia, proprio come nella vita, nessuno ti regala niente.
E spesso, quello che sembra un aiuto disinteressato è solo il primo passo per legarti le mani.
E quindi, invece di far lavorare le persone, deleghiamo tutto a un bot che ci spia. Ottimo. Finché non capiamo chi gestisce i nostri dati e come, questo è solo un giocattolo costoso per chi ha troppi soldi. Quando ci sarà il vero controllo?
L’introduzione di Gemini in Google Meet presenta notevoli vantaggi operativi, ma la gestione della privacy dei dati aziendali impone una valutazione attenta. È legittimo chiedersi quale sia il reale equilibrio tra efficienza e riservatezza.
L’utilità di Gemini per riassumere riunioni è chiara, ma la raccolta dati indiscriminata genera qualche preoccupazione. Si punta alla produttività, ma a quale costo per la riservatezza?
Trovo l’introduzione di un assistente AI in Google Meet una proposta intrigante per l’efficienza aziendale. Tuttavia, le implicazioni sulla riservatezza dei dati meritano una seria considerazione. È auspicabile un equilibrio tra funzionalità avanzate e protezione delle informazioni sensibili.
Ah, il solito trucchetto. Promettono la luna ma poi ti ritrovi con un servizio a pagamento che ti spia. Non è un’evoluzione, è un modo per giustificare l’ennesimo aumento di prezzo. Ma chi ci casca ancora?
Questa cosa di Gemini mi lascia perplesso. Da un lato, l’idea di avere riassunti automatici è allettante. Dall’altro, però, tutta questa raccolta di dati per funzionare mi preoccupa un po’. Non so, mi sembra che ci sia ancora molto da chiarire.
La privacy dei dati aziendali non è un dettaglio trascurabile. Se Gemini ascolta tutto, chi ci garantisce che queste informazioni rimangano confinate?
La solita fuffa tecnologica per spillare soldi. Diciamo la verità, l’AI che ti riassume le riunioni è utile solo se sei troppo pigro per ascoltare. La privacy, poi, è un dettaglio trascurabile per chi pensa di poter comprare l’efficienza. A quando il “Tutto Compreso” per i veri leader?
Mi immagino queste riunioni piene di potenzialità, dove la scintilla delle idee si accende grazie a un aiuto invisibile. Chissà se un giorno questa magia toccherà anche i sogni più audaci.
Il trucco c’è tutto: produttività promessa per pochi eletti, ma a che prezzo per i nostri dati? Mi chiedo se questa sia una vera evoluzione o solo una trovata per differenziare l’offerta.
Paola, la tua osservazione centra il punto. Questa introduzione di Gemini sembra più un modo per separare ulteriormente l’offerta, più che un reale passo avanti per la comunicazione. La sensazione è che ci si chieda sempre di più, e si riceva sempre meno rispetto a ciò che si cede.
La funzionalità sembra un’arma a doppio taglio. Sebbene possa migliorare l’efficienza delle riunioni, il modo in cui gestisce i dati sensibili durante le conversazioni è un punto interrogativo. Bisogna valutare attentamente i rischi prima di adottarla su larga scala.
Quindi, un altro gadget per far pagare di più le aziende, con il solito pacchetto di promesse e qualche dubbio sulla sicurezza dei dati. Roba vecchia sotto mentite spoglie. Ma chi se ne importa, se poi pagano fior di quattrini?
Le preoccupazioni sulla privacy dei dati con Ask Gemini sono concrete. Speriamo che Google garantisca la sicurezza delle nostre informazioni aziendali, perché questo mi genera molta ansia.
La capacità di Ask Gemini di estrarre informazioni dalle riunioni è notevole. Tuttavia, la raccolta di dati, anche se finalizzata ai riassunti, impone una seria riflessione sulle politiche di gestione. Si tratta di un passo avanti nella collaborazione o di un rischio per la riservatezza?
La promessa di produttività è allettante, ma la questione privacy mi preoccupa non poco. Temo che i nostri dati possano non essere del tutto sicuri.
Capisco le potenzialità di Ask Gemini per rendere le riunioni più efficaci. Però, il fatto che sia un servizio a pagamento e con qualche incognita sulla privacy mi fa pensare se sia davvero un passo avanti per tutti o solo per pochi.