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Contattaci ora →Google Cloud attrae startup IA con crediti e supporto, ma la partnership con OpenAI solleva interrogativi sulla dipendenza a lungo termine e le dinamiche di mercato.
Google Cloud si afferma leader nell'AI, attraendo oltre il 60% delle startup generative con crediti e un ecosistema robusto. Partnership strategiche con giganti come OpenAI e Safe Superintelligence consolidano la sua posizione. Google è il partner indispensabile per l'innovazione e lo sviluppo dell'IA multimodale, ridisegnando le gerarchie del cloud.
La corsa all’oro dell’IA: perché le startup scelgono la nuvola di Google?
Diciamocelo chiaramente: quando più del 60% delle startup di IA generativa a livello globale sceglie di costruire il proprio futuro sulla tua infrastruttura, non è un caso.
È una strategia.
Google ha messo sul piatto un’esca a cui è difficile dire di no: il Google for Startups Cloud Program, che arriva a offrire fino a 350.000 dollari in crediti cloud specifici per l’IA, come descritto sulla sua pagina ufficiale. Per una startup, dove ogni centesimo conta, una cifra del genere fa tutta la differenza del mondo.
Ma la domanda sorge spontanea: è un generoso trampolino di lancio o un modo astuto per legare a sé i campioni di domani, rendendo quasi impossibile un futuro cambio di rotta?
Il punto è che non si tratta solo di soldi. Stiamo parlando di un pacchetto completo che include accesso a modelli di punta su Vertex AI, infrastrutture ottimizzate e supporto dedicato. Una combinazione che, sulla carta, permette di accelerare lo sviluppo in modo impressionante.
Eppure, questa corsa all’adozione nasconde una dinamica più complessa, perché ad abbracciare la nuvola di Google non sono solo le piccole realtà emergenti, ma anche nomi che fino a ieri consideravamo fedelissimi di altri lidi.
Quando i giganti cambiano bandiera: il caso OpenAI
La vera bomba è arrivata con l’annuncio di una partnership strategica tra OpenAI e Google Cloud.
Sì, hai capito bene.
OpenAI, l’azienda simbolo dell’alleanza con Microsoft Azure, ha deciso di diversificare, appoggiandosi a Google per espandere la sua infrastruttura su scala globale, come riportato da Data Center Dynamics.
Questo non è un semplice accordo commerciale, è un segnale potente che scuote le fondamenta del mercato. Significa che nemmeno il legame più stretto può fermare la ricerca delle performance e delle condizioni migliori.
E OpenAI non è sola.
Al Google Cloud Next 2025 sono state presentate collaborazioni con startup del calibro di Safe Superintelligence (SSI), fondata nientemeno che da Ilya Sutskever, ex co-fondatore e mente scientifica di OpenAI, e Magic, una società che punta ad automatizzare il coding e che ha raccolto 320 milioni di dollari anche da CapitalG di Alphabet.
Queste non sono scommesse, sono mosse strategiche da parte di aziende che hanno già un valore enorme e che scelgono consapevolmente dove far girare i loro modelli più avanzati. Google non sta solo attraendo nuove leve, sta corteggiando e conquistando l’aristocrazia dell’intelligenza artificiale.
Ma questo non è il frutto di singole offerte vantaggiose; è il risultato di un piano molto più ampio e strutturato.
Un ecosistema per domarli tutti? la strategia a lungo termine di Google
Quello che Google sta costruendo è una fortezza quasi invalicabile. Non si limita a offrire crediti e potenza di calcolo, ma sta creando un ambiente integrato dove le startup trovano tutto ciò di cui hanno bisogno. Dai programmi di accelerazione verticali, come quello dedicato all’IA per il settore energetico, a partnership strategiche con fondi di venture capital come Lightspeed, che estendono ulteriormente i pacchetti di crediti.
La strategia è chiara: entrare nel ciclo di vita di una startup il prima possibile e diventare un partner indispensabile per la sua crescita. Questa visione si allinea perfettamente con i trend chiave previsti per il prossimo futuro, in particolare quello dell’IA multimodale.
L’IA multimodale, ovvero la capacità di un sistema di comprendere e processare informazioni da fonti diverse come testo, immagini e audio contemporaneamente, è una delle prossime grandi frontiere, come evidenziato in un’analisi di Google stessa. Pensa alle sue applicazioni: nel settore finanziario, un’IA potrebbe analizzare il video di un commentatore di mercato tenendo conto non solo delle parole, ma anche del tono di voce e delle espressioni facciali per una valutazione del sentiment molto più profonda.
Offrendo l’infrastruttura e i modelli per sviluppare queste tecnologie, Google si posiziona non come un semplice fornitore, ma come il motore stesso dell’innovazione.
La vera domanda, per te che guidi un’azienda, è: quanto costa, in termini di dipendenza a lungo termine, salire a bordo di un treno così veloce e apparentemente perfetto?
Sempre la solita storia. Offrono soldi a palate e tutti ci cascano. Poi si ritrovano incastrati. Vedremo quanto durerà questa “scelta libera”.
La percentuale di startup che scelgono Google Cloud è notevole. Offrire supporto e crediti è un metodo efficace per assicurarsi una fetta di mercato. Tuttavia, questa concentrazione di potere non ti pare un po’ rischiosa per la libera concorrenza?
La dominanza di Google Cloud nel settore AI non è sorprendente; i crediti sono un incentivo forte, ma la vera differenza la fa l’infrastruttura e il supporto. La dipendenza da un singolo provider, però, mi lascia perplessa.
Certo, i crediti fanno gola, ma i numeri parlano chiaro: sembra che tutti puntino su Google. Certo, essere legati a un solo fornitore per l’IA non mi sembra il massimo della lungimiranza, ma chi sono io per giudicare?
Sempre il solito film: si offrono crediti per creare una dipendenza. Poi, quando le startup sono in trappola, si vedrà quanto sarà “supporto”. Le fondamenta dell’IA non dovrebbero poggiare su un unico fornitore, altrimenti si rischia di limitare la vera crescita.
Mi pare chiaro che questi crediti siano un modo per accaparrarsi il mercato, ma poi ci si ritrova vincolati. Speravo ci fosse più diversità nelle scelte, invece sembra che tutti corrano nello stesso posto. Non mi fido di queste dipendenze così marcate, è pericoloso.
Capisco la convenienza dei crediti offerti, ma la dipendenza da un unico fornitore per l’IA mi sembra un rischio. Quali alternative concrete esistono per un’autonomia reale?
I crediti sono un bel modo per legare le startup, ma poi si ritrovano a dover pagare cifre enormi. A questo punto, non sarebbe meglio puntare su soluzioni più autonome fin da subito?
Sono esasperata da questa corsa all’oro dell’IA. Tutta questa dipendenza da Google Cloud mi preoccupa. Ma davvero non c’è altra via per le startup se non ingrassare il colosso?
Certo, offrono soldi per attrarre, poi si ritrovano in pugno. La solita storia del “gratis”, che poi non lo è mai. Si crea una dipendenza che fa comodo a chi ha la borsa più piena. E noi? Rimaniamo a guardare.
Ma davvero pensano che i crediti siano tutto? È ovvio che se offri così tanto, attiri gente. Il problema è se poi ti ritrovi legato a un solo fornitore. Spero solo che queste startup pensino bene alle conseguenze a lungo termine, invece di farsi abbagliare dai soldi facili.
È evidente che l’offerta economica di Google Cloud sia un fattore trainante per le startup AI. Mi chiedo però quanto questa dipendenza da un unico fornitore, per quanto generoso, possa limitare la loro autonomia e spingere altre opzioni.
Sempre la stessa storia: chi ha i soldi detta legge. Sembra una trappola, questi crediti offerti mi lasciano perplessa.
È vero, l’abbondanza di crediti cloud da parte di Google Cloud è un grande incentivo. Però, puntare tutto su un unico provider solleva dei dubbi. La dipendenza da un attore dominante non mi convince per il futuro del settore.
Sono stufa di vedere sempre gli stessi schemi. Tutta questa attenzione a Google Cloud mi sembra una falsa libertà. Ma se ci rendiamo così dipendenti, cosa succederà poi?
Sempre la stessa storia: chi ha i soldi fa il bello e il cattivo tempo. È normale che le startup, con le casse vuote, vadano dove trovano credito facile. Però, mi viene il dubbio che questa dipendenza non sia poi così salutare per la vera crescita indipendente.
Giorgio Martinelli, la tua osservazione è giusta. L’abbondanza di crediti cloud facilita l’ingresso, ma la vera sfida sarà per queste startup mantenere la loro autonomia e non diventare semplici estensioni di Mountain View.
Mi sembra che la questione sia più sfumata. Certo, i crediti attirano, ma la vera forza di Google Cloud risiede nella sua infrastruttura e nel supporto per lo sviluppo. Forse le startup cercano un partner solido per crescere, non solo un finanziamento.
Tutto questo potere concentrato in un’unica azienda non mi convince. Mi sembra che si stia creando un monopolio, il che non fa bene al progresso.
Capisco la tua preoccupazione, Carlo. Però, se tante realtà innovative puntano su Google, forse la loro offerta è semplicemente più valida. Non si può negare il vantaggio di un ecosistema così consolidato. Mi chiedo se questa scelta non sia anche un po’ pigrizia?
Ma certo che scelgono Google, offrono un sacco di soldi! Mi chiedo se questo non soffochi davvero la competizione a lungo termine.
La forte adozione di Google Cloud da parte delle startup AI è un dato di fatto, ma questa dipendenza da un unico provider non mi convince. Si rischia di limitare la pluralità delle soluzioni nel lungo periodo.
La concentrazione su Google Cloud fa riflettere sulla solitudine dell’innovazione.
Mah, i numeri parlano chiaro. Chi vuole fare sul serio nell’AI, finisce da Google. Però mi chiedo: tutta questa dipendenza da un unico provider non è un rischio? Perdere la propria autonomia per comodità.
La scelta delle startup è chiara: Google offre un trampolino. Ma puntare tutto su un unico cavallo? L’indipendenza, a mio parere, è un lusso che non si dovrebbe sacrificare così facilmente per la convenienza.
Capisco il tuo punto, Sebastiano. La concentrazione di potere mi fa riflettere sulla necessità di diversificare le nostre prospettive di crescita.