Google AI Mode: la rivoluzione che stravolge l’advertising

Anita Innocenti

Le regole del digitale stanno cambiando.

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Dagli annunci integrati nelle risposte AI alla perdita di controllo sulle strategie: come cambia il mondo del paid search e cosa aspettarsi.

Google lancia l'AI Mode, una rivoluzione copernicana che stravolge la pubblicità online. Gli annunci verranno integrati direttamente nelle risposte generate dall'intelligenza artificiale, rendendo fumoso il confine tra contenuto e promozione. Questo cambiamento, che elimina il controllo su parole chiave e misurabilità, introduce opacità e incertezza per gli inserzionisti, spostando il potere verso l'algoritmo.

L’illusione della conversazione: come Google sta ridisegnando il gioco

Google sta spingendo forte sulle “AI Overviews”, descrivendole come un successo epocale.

Dietro questa narrazione, però, si nasconde una trasformazione ben più profonda: gli annunci pubblicitari non saranno più elementi a margine dei risultati di ricerca, ma verranno integrati direttamente dentro le risposte generate dall’intelligenza artificiale.

In pratica, l’IA non solo ti darà la risposta, ma ti suggerirà anche cosa comprare, dove andare e quale servizio scegliere, presentando gli annunci come se fossero parte integrante della soluzione al tuo problema.

Ma questa “conversazione” è davvero al servizio dell’utente, o serve a creare un recinto dorato dove le scelte sono sottilmente guidate?

Google la presenta come un’esperienza più fluida, un modo per monetizzare anche quelle ricerche esplorative che prima non portavano a una conversione diretta.

Il dubbio sorge spontaneo: la fluidità è per l’utente o per il flusso di cassa di Mountain View?

E così, mentre Google celebra, per chi fa advertising si apre un baratro di incertezza.

I pilastri su cui hai costruito le tue strategie per anni stanno, semplicemente, crollando.

Addio controllo, benvenuta opacità: la nuova realtà imposta dall’alto

Per anni, il paid search si è basato su tre pilastri: trasparenza, intento prevedibile e risultati misurabili. Ora, questi pilastri scricchiolano pericolosamente. L’introduzione degli annunci all’interno delle risposte AI rende tutto più fumoso.

Come misurerai l’efficacia di un annuncio che non è un annuncio, ma un’azione suggerita?

Come intercetterai l’intento di un utente se non scegli più le parole chiave, ma è un algoritmo a decidere per te?

Diciamocelo chiaramente: non hai scelta.

Non c’è un pulsante per disattivare questa funzione.

Come riportato su Search Engine Journal, questa non è un’opzione, ma la nuova normalità. Una normalità dove il controllo passa dalle tue mani a quelle di un sistema automatizzato.

Non si tratta di un’iniziativa isolata; tutta l’industria si sta muovendo in questa direzione, da Microsoft con Copilot a OpenAI. Stiamo assistendo a un consolidamento del potere in cui le piattaforme non si limitano più a ospitare la pubblicità, ma la fondono con il contenuto in modo quasi indistinguibile.

Il punto non è più “se” questo cambiamento avrà un impatto, ma “come” muoversi in un ambiente dove le regole le scrive l’algoritmo, e tu puoi solo sperare di interpretarle.

Cosa ci aspetta davvero? tra promesse di efficienza e dubbi legittimi

Gli esperti del settore sono concordi su un punto: le vecchie strategie sono destinate a sparire.

Brooke Osmundson, una delle voci più autorevoli nel campo del PPC, è stata lapidaria: le parole chiave, per come le conosciamo, potrebbero non esistere più.

Il futuro pende verso campagne totalmente automatizzate, come le Performance Max, che si adattano meglio a questo nuovo ambiente guidato dall’intento interpretato dall’IA.

Il messaggio implicito è chiaro: meno controllo manuale, più fiducia cieca nell’algoritmo.

La promessa di Google è quella di annunci più pertinenti e un’efficienza maggiore.

Ma la domanda che sorge spontanea è: questa maggiore “efficienza” andrà a beneficio tuo, o finirà per ingrassare ulteriormente i conti dell’azienda, lasciandoti con meno dati, costi potenzialmente più alti e una dipendenza ancora maggiore dalla loro tecnologia?

Si sta aprendo una fase in cui la gestione delle campagne non sarà più una questione di offerte e parole chiave, ma di “gestione del viaggio dell’utente”, un concetto affascinante ma pericolosamente vago.

La vera sfida sarà capire chi tiene davvero in mano il volante di questo viaggio.

Anita Innocenti

Sono una copywriter appassionata di search marketing. Scrivo testi pensati per farsi trovare, ma soprattutto per farsi scegliere. Le parole sono il mio strumento per trasformare ricerche in risultati.

18 commenti su “Google AI Mode: la rivoluzione che stravolge l’advertising”

  1. Greta Silvestri

    Ovvio che Google sposti il potere. La vera imprenditoria sa adattarsi, non piagnucolare per il controllo. Chi non coglie la transizione è destinato all’oblio.

    1. Raffaele Graziani

      Ma dai, ‘rivoluzione copernicana’? Solo perché ora ti ficcano la pubblicità anche nel brodo che ti fa l’IA? Pare che quelli di Google abbiano scoperto l’acqua calda, ma alla fine è sempre la solita storia di chi comanda.

      1. Greta Silvestri

        Raffaele, la tua ironia è prevedibile. L’IA *è* un cambiamento epocale, che voi piccoli imprenditori semplicemente non capite.

    2. Ma davvero? Ci stanno vendendo fumo negli occhi. Addio targeting preciso, benvenuta giungla algoritmica. Non è progresso, è una fregatura mascherata da futuro.

    1. Alessio De Santis

      Miriam, “ipocrisia” è dire poco. Stiamo assistendo a una totale delega del nostro business a un algoritmo opaco. Il rischio di perdere efficacia e controllo è altissimo. Chi ci garantisce ancora visibilità e ritorno sull’investimento con queste premesse?

  2. Alessandro Lombardi

    Questa svolta di Google per l’advertising mi preoccupa. La mancanza di controllo su parole chiave e metriche rende tutto meno prevedibile per chi lavora nel settore. Rischiamo di delegare troppo all’algoritmo.

  3. Capisco le preoccupazioni riguardo alla minore trasparenza. Per me, l’adattabilità sarà la chiave: dovremo imparare a navigare questo nuovo scenario con flessibilità.

  4. Se gli annunci sono incorporati nelle risposte AI, come faremo noi imprenditori a capire se stiamo raggiungendo il pubblico giusto? Mi preoccupa questa mancanza di chiarezza.

    1. Isabella Riva, che domande fai? Il controllo su parole chiave è roba vecchia. Chi non capisce che l’algoritmo comanda, è destinato a sparire. Il futuro è questo, piaccia o non piaccia.

  5. Sembra che Google ci stia servendo il futuro a cucchiaiate. Toccherà inventarsi nuovi modi per farsi notare, o finiremo nell’ombra dell’AI.

  6. Questa evoluzione dell’advertising con l’AI Mode di Google pone sfide notevoli. La perdita di controllo sui parametri di ricerca rende il tutto meno prevedibile. Chissà se questa direzione porterà a una maggiore efficacia o a un semplice aumento della confusione per gli utenti.

  7. Raffaele Graziani

    Ma che rivoluzione, ma che vi inventate? Sempre la solita tiritera per farci abboccare. Adesso pure l’IA deve venderci roba? Io resto con i miei metodi, fidarsi di un algoritmo che ti spaccia pubblicità per consiglio è da sciocchi.

  8. Questa mossa di Google ridefinisce il panorama. Le nostre capacità di persuasione dovranno evolversi per catturare l’attenzione in questo nuovo flusso informativo.

    1. Mi sento un po’ persa con questo nuovo approccio. La trasparenza è diminuita, e temo per la nostra capacità di capire davvero cosa stiamo acquistando. Sarà difficile adattarsi a questo.

  9. Benedetta Lombardi

    Che pensieri luminosi emergono da queste righe! Mi sembra quasi di percepire nell’aria un nuovo profumo, quello di un futuro pubblicitario tutto da dipingere con tinte inaspettate. Immaginare le inserzioni danzare tra le risposte dell’IA mi fa sognare mondi paralleli per il marketing. Chissà quali melodie suoneranno le prossime campagne!

    1. Isabella Sorrentino

      Ma dai, un’altra trovata per lucrare! Ridurre la pubblicità a un suggerimento dell’IA è troppo. Vogliono controllarlo tutto, mica mi fido. Chi ci rimette siamo noi, come al solito.

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