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Contattaci ora →Google aggiorna le sue linee guida e punta il dito contro i contenuti di basso valore, indipendentemente dal fatto che siano generati da umani o dall’Intelligenza Artificiale, con lo scopo di premiare la qualità e l’autenticità.
Google ha aggiornato le linee guida, dichiarando guerra ai contenuti di bassa qualità, umani o IA-generati. L'obiettivo è stroncare la produzione massiva di articoli superficiali e privi di valore. Siti non conformi rischiano gravi penalizzazioni, persino la de-indicizzazione. La qualità, l'autenticità e l'utilità per l'utente ora sono prioritarie.
Il vero bersaglio non è l’IA, ma la spazzatura
Diciamocelo chiaramente: la colpa non è dell’Intelligenza Artificiale. Quella è uno strumento. Il problema è chi la usa per inondare la rete di contenuti superficiali, ripetitivi e senza valore.
E Google sembra averlo capito.
Come riportato da Semrush, le nuove direttive date ai valutatori umani sono esplicite: una pagina creata su larga scala e di bassa qualità deve essere classificata come “Lowest”, ovvero il peggior punteggio possibile, a prescindere dal fatto che sia stata scritta da un essere umano o da una macchina.
Capisci cosa significa?
Significa che la scusa del “l’ha scritto l’IA” non regge più. Google sta spostando il focus dal “come” è stato creato un contenuto al “perché” esiste e a “chi” serve.
Se la risposta è “solo per i motori di ricerca”, allora hai un problema.
Ma cosa intende Google, esattamente, per “basso valore”? E perché questa mossa, proprio adesso, dopo mesi di apparente anarchia?
Contenuti “di basso valore”: la definizione secondo Google
Qui la faccenda si fa interessante.
Per anni abbiamo parlato di “thin content”, ma ora il concetto si è allargato. Stando alle pagine di supporto di Google, un contenuto di basso valore è quello che non offre un’esperienza soddisfacente all’utente.
Parliamo di pagine create senza alcuna competenza reale, articoli che non fanno altro che rielaborare informazioni già presenti altrove senza aggiungere nulla di nuovo, o peggio, contenuti generati automaticamente il cui unico scopo è manipolare il ranking.
In pratica, se il tuo sito è pieno di articoli che un utente legge e pensa “non ho imparato niente di utile”, rientri perfettamente nella categoria.
La domanda sorge spontanea: è una mossa sincera per proteggere la qualità dei risultati di ricerca o un modo per assicurarsi che il traffico di valore resti concentrato su piattaforme dove girano i soldi della pubblicità?
Lascio a te le conclusioni.
Quello che è certo, però, è che le conseguenze per chi non si adegua sono già tangibili e piuttosto pesanti.
Dalle penalizzazioni alla de-indicizzazione: cosa rischi davvero
Non stiamo parlando di un semplice calo di qualche posizione nella SERP. I segnali c’erano già tutti, con i core update di marzo e giugno che hanno iniziato a fare pulizia. Ora, però, il meccanismo si è affinato.
Abbiamo testimonianze dirette di pagine web che, a seguito di questi aggiornamenti, sono state completamente de-indicizzate.
In pratica, sono sparite da Google.
Non si tratta di una penalizzazione manuale, ma di una decisione algoritmica che reputa quelle risorse talmente inutili da non meritare nemmeno di essere presenti nell’indice.
A questo si aggiunge un sistema di “strike”, o avvertimenti, sempre più severo. Violazioni ripetute delle norme sulla qualità possono portare a misure drastiche che colpiscono l’intero dominio.
Insomma, la pacchia per i furbetti del content a basso costo sembra davvero finita.
La vera partita, oggi più che mai, non si gioca sulla quantità di parole chiave che riesci a infilare in un testo, ma sulla qualità e l’autenticità di quello che hai da dire.
Patetica reazione. Pensano di risolvere il problema della rete con qualche regola? La spazzatura è sempre stata qui, ora solo cambia forma. Ridicoli.
Capisco il tuo punto di vista, Patrizia, ma forse questa volta Google ci prova seriamente a distinguere il grano dalla pula.
Ecco, finalmente si capisce che l’IA non è il diavolo. La vera piaga sono i creatori di “contenuti” da quattro soldi. Non sono i motori di ricerca a doverci salvare, ma la nostra intelligenza.
Che meraviglia che Google si orienti verso la genuinità! Un po’ come quando un vecchio libro riaffiora tra tante pagine vuote, riportando un po’ di poesia nel quotidiano. Chissà se questo cambierà il modo in cui pensiamo a ciò che leggiamo online.
Bene, Google ha finalmente capito che l’IA è solo un mezzo. La vera sfida è alzare il livello qualitativo, non demonizzare la tecnologia. Vedremo se questa mossa cambierà veramente il panorama digitale.
Ma dai, ci mettono una vita a capire che il problema è chi produce m***a, non lo strumento. Speriamo solo che non trovino un altro modo per fregare il sistema. La rete è già abbastanza avvelenata così.
Ottima mossa da parte di Google! Finalmente si premia chi si impegna a creare materiale utile e autentico. Il vero pericolo non è la tecnologia, ma chi la usa senza criterio. Questa direttiva mi sembra un buon segnale per la rete.
E certo, ora si accorgono della spazzatura… Dopo che ci hanno navigato dentro per anni! Ma dai, che sorpresa.
Non mi fido di queste mosse di Google, sembrano sempre fare qualcosa per fregare l’utente. Spero solo che non peggiorino le cose per chi crea contenuti seri, ho paura che ci rimettano i giusti.
La lotta ai contenuti di basso valore sembra un passo logico per migliorare l’esperienza utente. Resta da vedere se sarà efficace.
Benedetta, capisco la tua preoccupazione. Google vuole solo contenuti che gli utenti apprezzano, un ragionevole obiettivo.
Finalmente un passo nella giusta direzione! La priorità alla qualità e all’utilità per l’utente è un bene. Speriamo che questo porti una rete più pulita e affidabile per tutti noi.
Ma guarda un po’, Google si accorge che la rete è piena di fuffa. Chi l’avrebbe detto? Forse adesso anche chi naviga per pigrizia troverà qualcosa di utile, o forse continuerà a scorrere senza mai fermarsi? Chissà.
Francesco, la tua ironia è corretta. La qualità non dovrebbe essere un’eccezione. Chi investe in contenuti seri, quelli che informano e non solo riempiono, merita una rete pulita. Speriamo che questo sia solo l’inizio.
È un’ottima mossa. Il diluvio di contenuti superficiali mi rende difficile trovare informazioni vere. Mi chiedo se questo cambierà davvero l’esperienza online.
Certo, ora che Google si è accorta della spazzatura, forse potrò leggere qualcosa che non mi faccia venire il mal di testa. Speriamo che non sia un altro bluff.
Certo, ora che Google si è accorta della spazzatura, forse potrò leggere qualcosa che non mi faccia venire il mal di testa. Speriamo che non sia un altro bluff. La vera domanda è: ci vuole tutto questo per capire che la gente cerca risposte serie e non chiacchiere?
Ah, che svolta epocale: Google decide che la spazzatura fa male. Chi l’avrebbe mai detto? E poi si chiedono perché navigare sia diventato un percorso a ostacoli.
Ma finalmente! Ogni giorno una marea di roba inutile. Speriamo che ‘sta mossa serva a ripulire un po’ ‘sta rete. Io studio, ma mi perdo tra mille fesserie.
Oddio, questa notizia mi terrorizza un po’. Ho paura che il mio lavoro di contenuti di qualità possa essere penalizzato per colpa di chi abusa degli strumenti.