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Contattaci ora →SEO e AI: la strategia “evergreen” è davvero obsoleta o si tratta solo di cambiare prospettiva per affrontare le nuove sfide del posizionamento online?
I riassunti AI di Google minacciano i contenuti evergreen SEO, causando un drastico calo dei clic. Tim Soulo di Ahrefs ha dichiarato la fine di quest'era, sostenuto dai dati del Pew Research Center. La sfida per i professionisti è scegliere tra una "Fast SEO" sui trend emergenti o creare contenuti di autorità per la stessa intelligenza artificiale.
La fine di un’era, secondo Ahrefs
A lanciare il sasso nello stagno, e che sasso, è stato Tim Soulo, il pezzo grosso del marketing di Ahrefs. Senza troppi giri di parole, ha dichiarato che l’epoca dei contenuti SEO evergreen è finita.
Il suo ragionamento è disarmante nella sua semplicità: perché un utente dovrebbe fare clic per leggere il tuo articolo su “come si potano le rose” se Google gli serve già una risposta completa, confezionata dalla sua AI, direttamente nella pagina dei risultati?
Soulo sostiene che la maggior parte di questi argomenti “sempreverdi” sono stati sviscerati in ogni modo possibile, al punto da diventare conoscenza comune. Google, quindi, non si fa problemi a riassumere il tutto e a tenersi l’utente in casa.
Una mossa furba per loro, ma potenzialmente devastante per chi, come te, vive di traffico organico.
Ok, questa è l’opinione, per quanto autorevole, di un esperto.
Ma ci sono dati reali a supporto di questa tesi?
Purtroppo sì, e non sono per niente rassicuranti.
I numeri che confermano il disastro
A mettere nero su bianco quello che molti temevano è stato il Pew Research Center, come ti ho scritto qui. Una loro recente analisi sul comportamento degli utenti è una vera e propria doccia fredda.
Quando nei risultati di ricerca compare un riassunto generato dall’AI, la percentuale di persone che clicca su uno dei link tradizionali crolla dal 15% a un misero 8%.
Hai capito bene: quasi la metà del tuo potenziale traffico svanisce, assorbito dalla risposta preconfezionata di Google.
E non parliamo di un fenomeno di nicchia: già oggi, quasi un quinto di tutte le ricerche su Google genera questi riassunti. La cosa ancora più preoccupante è che l’AI si attiva soprattutto per le ricerche più complesse e dettagliate, quelle a coda lunga, proprio il terreno di caccia preferito dei nostri amati contenuti evergreen.
A questo punto, la domanda sorge spontanea: che facciamo?
Buttiamo all’aria anni di strategie e ci arrendiamo?
O forse, c’è un modo diverso di guardare alla cosa?
La grande scelta: velocità o autorità?
Qui si apre il vero dilemma strategico per il futuro.
Da una parte, c’è la via della “Fast SEO” proposta da Soulo: abbandonare i classici e buttarsi a capofitto sui trend nascenti, su argomenti così nuovi che l’AI non ha ancora avuto il tempo di “impararli” e riassumerli. Significa produrre contenuti in modo rapido, intercettare le conversazioni del momento e cavalcare l’onda prima che lo facciano gli altri. Un approccio che richiede agilità e un fiuto eccezionale per le novità.
Dall’altra parte, c’è chi sostiene l’esatto contrario: invece di scappare, bisogna raddoppiare la posta. Creare contenuti di un’autorità e di una profondità tali da diventare la fonte primaria, quella che la stessa intelligenza artificiale di Google sarà “costretta” a citare.
Diventare non solo una delle tante risposte, ma la risposta di riferimento.
È una scelta di campo netta: puntare sulla quantità e la velocità per battere l’AI sul tempo, oppure sulla qualità estrema per diventare la sua fonte prediletta.
In entrambi i casi, una cosa è certa: il vecchio modo di fare SEO, quello comodo e prevedibile, potrebbe non bastare più.
Ma questa AI poi cosa fa, si aggiorna da sola? Mi preoccupa questa cosa, mi sento un po’ persa.
La fine dell’evergreen è un’illusione. L’AI imita, non crea valore reale. Chi pensa di smettere di produrre contenuti di spessore si sbaglia. La sostanza vince sempre sul rumore digitale.
Le parole di Soulo lasciano un velo di malinconia. Creare contenuti che durano nel tempo era un faro in questa nebbia digitale. Ora, sembra che la luce si sposti verso un orizzonte più effimero. Mi chiedo se questo sia un vero declino o solo una malinconica transizione.
Danilo, la tua malinconia la sento tutta. Il pensiero che i nostri sforzi per creare contenuti duraturi vengano dismessi mi spaventa. Temo che stiamo perdendo di vista il valore intrinseco del sapere per inseguire un algoritmo che cambia continuamente.
Soulo ha ragione, ci sono meno clic. La “Fast SEO” sui trend mi pare un gioco a somma zero, solo adrenalina. Meglio puntare su contenuti che l’AI dovrà citare. Ma chi investe tempo in questo futuro incerto?
Ma certo, l’AI di Google ci ruba il pane. Pensano di farla franca con i loro riassunti? Il contenuto di qualità, quello che richiede fatica e sapere, non sarà mai rimpiazzato da una macchina. Vedremo chi avrà l’ultima parola.
Ecco, un altro articolo che annuncia la fine di qualcosa. La solita storia: cambia un algoritmo e tutti vanno nel panico. Ma l’AI che riassume i contenuti non è mica magia, è solo uno strumento. Chi crea valore vero, quello che risponde a bisogni concreti, continuerà a contare. O no?
Ancora un attacco alle certezze dei creatori di contenuti. Già faccio fatica a tirar su qualcosa, ora pure Google ci mette il bastone tra le ruote. Che ci resta? Andare a vendere mele al mercato?
Ah, quindi l’AI di Google ci fa la sintesi e noi facciamo la siesta? Bel modo di “aiutare” il lettore. Se questa è la “prospettiva” nuova, forse mi dedico all’arte rupestre. Che dite, il futuro è scolpito nella pietra o nel codice?
Il pensiero di Tim Soulo è forte. Personalmente, mi interrogo su come mantenere la rilevanza quando l’AI diventa il filtro principale per l’informazione.
L’AI di Google sta cambiando le regole, non c’è tempo da perdere. Dobbiamo muoverci velocemente e creare contenuti così autorevoli da diventare la fonte primaria per l’intelligenza artificiale stessa. Il rischio di restare indietro è troppo alto.
Sono un po’ turbato da questa prospettiva. Il mio lavoro si basa su contenuti duraturi, ora temo che tutto possa svanire.
Mah, questa storia dell’IA che cambia tutto mi lascia un po’ così. Se Google riassume, allora forse il valore sta proprio nell’offrire qualcosa che vada oltre. Vedremo se la gente continuerà a cliccare o se si accontenterà delle risposte rapide.
Ahrefs che si lamenta della fine dei contenuti evergreen? Chi l’avrebbe detto! Forse è ora di smetterla di piagnucolare e iniziare a inventare qualcosa di nuovo, non credete?
Federica, capisco il tuo punto. Però, l’idea che l’AI possa rendere obsoleto il valore di anni di lavoro su contenuti di qualità mi turba profondamente. Come si può costruire autorevolezza se poi l’AI la “consuma” senza referral?
Mi terrorizza pensare che tutto il mio studio per creare contenuti validi possa diventare inutile con l’AI. Se Google riassume tutto, cosa resta a noi? Forse dobbiamo trovare un nuovo scopo per i nostri scritti.
Giorgio Martinelli, il terrore è per chi non si adatta. Se l’AI riassume, noi dobbiamo creare valore che l’AI non può replicare. Pensiamo a questo.
Capisco la preoccupazione, ma penso che la qualità dei contenuti rimarrà sempre al centro. L’IA ci spinge solo a essere più precisi e utili.
Ma scherziamo? L’AI che ci ruba il lavoro, e adesso pure il traffico? Mi sembra un incubo. Questa storia mi sta facendo impazzire.
Questa evoluzione mi mette parecchia ansia. Se i riassunti AI tagliano i clic, come faremo a farci trovare? Bisogna ripensare tutto da capo, ma con che risorse? Mi preoccupa molto il futuro.
Effettivamente, se l’AI fornisce risposte dirette, il motivo di cliccare su un articolo si riduce. La prospettiva di creare contenuti per l’AI è una svolta. Ma la vera autorità si costruisce solo con l’intelligenza umana, o sbaglio?
AI che riassume? Roba da matti. Il sapere non si può comprimere in un bot.