Google condannata per monopolio: il Play Store trema dopo la battaglia legale con Epic Games

Anita Innocenti

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La giuria ha riconosciuto che il modello di Google soffoca la concorrenza e danneggia sviluppatori e consumatori, aprendo la strada a nuove sfide legali per il colosso tech.

Google è stata condannata per monopolio nella battaglia legale contro Epic Games. Una giuria ha stabilito violazioni antitrust relative al Play Store e ai sistemi di pagamento. La sentenza impone restrizioni per tre anni, obbligando Google a cessare accordi esclusivi e favorendo alternative, un duro colpo al suo modello di business e controllo del mercato.

La condanna che fa tremare il monopolio di Big G

Una giuria si è pronunciata in modo unanime: Google ha violato le leggi antitrust. Non si tratta di un’opinione, ma di un fatto messo nero su bianco in una sentenza.

Come descritto nei documenti della Corte d’Appello, l’azienda è stata giudicata colpevole di aver mantenuto intenzionalmente il suo potere di monopolio sia nella distribuzione delle app Android sia nei sistemi di pagamento interni alle app. In pratica, Google non solo ti obbligava a usare il suo negozio per scaricare le applicazioni, ma ti costringeva anche a passare dalla sua cassa per ogni transazione.

Una mossa che, secondo i giudici, ha soffocato la concorrenza e danneggiato tutti, dagli sviluppatori ai consumatori finali. La corte ha riconosciuto che il modello di Google non era un mercato libero, ma un feudo controllato con pugno di ferro.

Ma se pensi che la questione si risolva con un risarcimento milionario, ti sbagli di grosso.

La vera botta per Google è arrivata dopo.

Non solo parole: le catene imposte al Play Store

Qui la faccenda si fa seria.

Il tribunale non si è limitato a dare una pacca sulla spalla a Epic, ma ha imposto a Google un’ingiunzione di tre anni.

Cosa significa?

Significa che per i prossimi tre anni, Google non potrà più stringere accordi esclusivi o offrire vantaggi a produttori di smartphone e sviluppatori per favorire il suo Play Store a discapito di alternative.

Diciamocelo chiaramente: è un colpo durissimo al cuore del suo sistema di controllo, come osserva The Verge.

Google ha sempre usato questi accordi sottobanco per assicurarsi che il suo store fosse l’unica scelta praticabile per la maggior parte degli utenti. Ora, quel castello di carte rischia di crollare, aprendo la porta a una concorrenza che finora era stata tenuta artificialmente ai margini.

E tutto questo è partito da una mossa astuta, quasi da scacchista, orchestrata da Epic Games.

La mossa calcolata di Epic: un cavallo di Troia nel sistema

Epic non è stata una vittima passiva.

Al contrario, ha deliberatamente violato i termini del contratto con Google inserendo il suo sistema di pagamento. Sapeva benissimo che sarebbe stata bannata dallo store, e ha usato quella reazione come pretesto per portare Google in tribunale.

In pratica, ha sacrificato un pezzo grosso sulla scacchiera per poter fare scacco matto al re. Ha dimostrato che, pur avendo torto su un piano contrattuale, aveva ragione su un piano molto più alto: quello della libera concorrenza.

Ha costretto il sistema a rivelare la sua natura monopolistica.

Questa sentenza va ben oltre la semplice disputa tra due colossi. Apre una crepa profonda nel muro dei cosiddetti “walled gardens”, i giardini recintati che le Big Tech hanno costruito per controllare i loro mercati.

La vera domanda, ora, non è se altri seguiranno l’esempio di Epic, ma quando lo faranno.

Anita Innocenti

Sono una copywriter appassionata di search marketing. Scrivo testi pensati per farsi trovare, ma soprattutto per farsi scegliere. Le parole sono il mio strumento per trasformare ricerche in risultati.

17 commenti su “Google condannata per monopolio: il Play Store trema dopo la battaglia legale con Epic Games”

  1. Finalmente qualcuno ha messo un freno al potere di Google. Si spera che questo apra le porte a un mercato più equo per tutti gli sviluppatori. Non è giusto che un solo attore detenga un controllo così vasto.

    1. Una sentenza che apre scenari inediti. Il mercato digitale assomiglia spesso a un giardino recintato; ora forse il cancello si spalancherà. Chi controlla la porta, controlla il viaggio?

    2. Un verdetto atteso, che mostra come anche i giganti possano inciampare sui propri passi. Chi sa se servirà a far riflettere.

  2. Ma davvero? Pensavo che Google potesse fare quello che voleva, è ovvio che ora torniamo ai vecchi tempi con le app che costano un occhio della testa. Che ingiustizia.

  3. Bene, un giudizio che ristabilisce un po’ di equilibrio. Vedremo se questo cambierà realmente le cose per chi crea app.

    1. Francesco Messina

      Finalmente un po’ di giustizia! Era ora che qualcuno mettesse un freno a questo strapotere. Il monopolio non porta mai benefici, solo sofferenza a chi sta sotto. Che questo sia solo l’inizio.

  4. Daniele Palmieri

    Certo, come no. Pensavo che una mega-azienda potesse fare quello che voleva, è ovvio che ora tornano a bussare alla sua porta. Chissà se impareranno mai la lezione.

  5. Giorgio Martinelli

    Ma dai, pensavano davvero di farla franca? La legge, alla fine, arriva per tutti. Temo solo che questo scossone apra scenari peggiori, non migliori.

      1. Giorgio Martinelli

        Ma certo, come no. Pensavo che una mega-azienda potesse fare quello che voleva, è ovvio che ora tremeranno tutti. Spero solo che non ci facciano pagare qualcosa di più per questa loro “libertà”.

  6. Sì, un’altra vittoria per chi ha il coraggio di sfidare il gigante. Ma non illudiamoci, le battaglie legali sono lunghe e i profitti di Google difficilmente si ridurranno drasticamente. La concorrenza reale, quella dal basso, rimarrà sempre schiacciata.

  7. Alessandro Lombardi

    Questa sentenza apre scenari interessanti. Chissà se questa decisione creerà un precedente per altri colossi digitali. Il mercato app potrebbe davvero cambiare pelle.

    1. Finalmente la giustizia inizia a fare il suo corso contro chi pensa di poter controllare tutto. Quando si mettono i bastoni tra le ruote ai piccoli, prima o poi si cade.

  8. Giorgio Martinelli

    Ma certo, era ovvio che prima o poi qualcuno avrebbe messo il punto esclamativo a questa arroganza di Google. Non è che mi sorprenda, ma un po’ mi spaventa quello che succederà dopo. Sapranno gestirlo o ci butteranno nel caos totale?

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