Le regole del digitale stanno cambiando.
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Contattaci ora →Da motore di ricerca a consulente personale: l’AI Mode di Gemini riscrive le regole dello shopping online, ma solleva interrogativi sulla privacy e sul controllo dei dati.
Google ha rivoluzionato lo shopping online con l'AI, trasformando il suo motore di ricerca in un assistente personale. L'AI Mode e l'agentic checkout consentono ricerche conversazionali e acquisti automatizzati. Questa mossa sposta il potere verso Google, richiedendo agli e-commerce dati di prodotto estremamente dettagliati per la visibilità e sollevando importanti questioni sulla privacy e il controllo del processo d'acquisto.
Google non è più un motore di ricerca, ma il tuo assistente personale per gli acquisti
Il cuore di questa rivoluzione si chiama AI Mode, una nuova modalità di ricerca che utilizza l’intelligenza artificiale Gemini per dialogare con te.
In pratica, non digiti più “scarpe da corsa rosse numero 43”, ma gli racconti quello che ti serve, come faresti con un commesso esperto: “Cerco delle scarpe per correre sull’asfalto, ho i piedi piatti e mi servono per l’estate, quindi devono essere traspiranti”.
A questo punto, l’IA non si limita a mostrarti una lista di risultati.
Fa molto di più:
Scompone la tua richiesta in tanti piccoli pezzi – supporto per l’arco plantare, traspirabilità, tipo di suola – e lancia ricerche multiple in parallelo per darti una risposta completa, quasi un consiglio su misura.
Questo sistema, che loro chiamano query fan-out, attinge a un database di oltre 50 miliardi di prodotti per darti non solo il prodotto giusto, ma anche guide comparative e suggerimenti di stile.
Diciamocelo, è un salto quantico.
Ma la vera bomba non è tanto nel come cerchi le cose, quanto in quello che Google ti permette di fare dopo.
L’IA che fa shopping al posto tuo: comodo, sì, ma a quale prezzo?
Qui la faccenda si fa seria, come si evince dal post di Robby Stein su X.
Google ha introdotto una funzionalità definita agentic checkout, che in parole povere significa che l’IA può completare un acquisto al posto tuo. Tu imposti i parametri – taglia, colore, budget massimo – e l’assistente IA monitora il web per te, aggiunge il prodotto al carrello, compila i dati e paga, chiedendoti solo la conferma finale.
Comodo, senza dubbio.
Ma viene spontaneo chiedersi: stiamo davvero guadagnando tempo o stiamo semplicemente cedendo a Google l’ultimo miglio del nostro processo decisionale, con tutti i dati che ne conseguono?
L’azienda presenta questa innovazione come un servizio all’utente, un modo per semplificare la vita. Eppure, è difficile non vedere come questo meccanismo permetta a Google di mappare ogni singolo aspetto delle nostre abitudini di acquisto, trasformando ogni transazione in un’informazione preziosissima.
La stessa logica si applica alla prova virtuale dei vestiti, dove puoi caricare una tua foto per vedere come ti sta un abito.
Utile, certo, ma a fronte di quali dati personali?
Tutto questo, dal punto di vista del consumatore, può sembrare un’evoluzione naturale. Ma dall’altra parte del bancone, per chi ha un e-commerce, la musica sta per cambiare in modo drastico.
Il nuovo biglietto d’ingresso per vendere online: dati, dati e ancora dati
Se fino a ieri bastava avere un buon sito e delle buone descrizioni prodotto, da oggi la partita si gioca quasi esclusivamente sulla qualità dei dati che fornisci a Google. L’intelligenza artificiale che alimenta la nuova ricerca è affamata di informazioni strutturate: codici a barre (GTIN), taglie, colori, materiali, specifiche tecniche.
Tutto.
Se i tuoi dati di prodotto sono incompleti, generici o poco chiari, per l’IA di Google, semplicemente, non esisti.
Scompari dai radar.
Questo significa che la cura del proprio feed prodotti non è più un’attività tecnica per specialisti, ma diventa il centro della strategia di vendita online. Chi non si adeguerà a questo nuovo standard rischia di diventare invisibile, bypassato da un’intelligenza artificiale che privilegerà sempre e solo le informazioni più ricche e dettagliate per costruire le sue risposte.
La domanda che tutti dovrebbero porsi, quindi, non è tanto se questa nuova tecnologia prenderà piede, ma chi ne trarrà il maggior beneficio.
Saranno davvero gli utenti, con la loro esperienza d’acquisto semplificata, o sarà Google stessa, che si posiziona come l’intermediario indispensabile e onnisciente di ogni transazione online?
L’idea di un “consulente” AI per lo shopping suona più come un tentativo di centralizzare ulteriormente il controllo delle transazioni. La necessità di fornire dati di prodotto dettagliati agli e-commerce sposta l’equilibrio. Dove finisce l’utilità e inizia la sorveglianza?
Ma guarda te, il motore di ricerca ora fa pure il commesso! Basta che gli dici che vuoi, lui ti trova tutto. Speriamo solo che poi non ti chieda la commissione sul tuo acquisto, eh? La vera sfida sarà capire chi comanda veramente.
La comodità dell’assistente AI è innegabile, ma la questione del controllo dati merita attenzione. Dove finisce l’aiuto e inizia la sorveglianza?
Questa novità mi inquieta un po’. L’idea di un assistente IA per lo shopping è affascinante, ma il pensiero che Google possa avere ancora più controllo sui miei acquisti e sui miei dati mi fa sentire esposta. Temo per la nostra autonomia decisionale.
Che il motore di ricerca diventi un consulente personale mi lascia un po’ perplesso. Sebbene la comodità sia un punto, temo che finiremo per dare un controllo ancora maggiore a Google sui nostri acquisti e dati.
Sempre la stessa storia. Google ti fa credere che ti aiuti, ma poi si prende tutto. Stiamo svendendo i nostri dati per un po’ di comodità? Mah.
Certo, un consulente personale per lo shopping sembra comodo, ma chi controllerà davvero i nostri acquisti? Non mi convince del tutto.
Google fa il suo solito gioco: monopolizzare. Trasformare un motore di ricerca in un consulente personale per gli acquisti è una mossa furba. Ma chi ci dirà poi cosa comprare davvero?
Google fa il suo solito gioco: monopolizzare. Trasformare un motore di ricerca in un consulente personale per gli acquisti mi sembra un modo per raccogliere ancora più informazioni su di noi. Non mi fido.
Un assistente personale per gli acquisti? Sembra un’evoluzione naturale, che può semplificare le nostre vite. Bisogna solo vigilare che la trasparenza rimanga alta.
L’avvento dell’AI come consulente d’acquisto personale solleva interrogativi sulla cessione di controllo. Mi chiedo quale sia il confine tra assistenza e dipendenza da una singola piattaforma.
È affascinante pensare a un motore di ricerca che ci capisce. Immagino già conversazioni fluide per trovare quel pezzo mancante nel mio prossimo progetto. Forse, in questo dialogo digitale, scopriremo opportunità che non avevamo nemmeno sognato.
Ottima prospettiva, Luciano. Semplificare la ricerca per noi imprenditori è un valore. Bisogna solo vigilare che il controllo rimanga bilanciato.
Questa AI sembra promettere molto, ma mi chiedo quanto del nostro “shopping” rimarrà veramente nostro.
Personalmente, vedo più un tentativo di concentrare dati e controllo in poche mani. Vedremo le conseguenze.
Capisco le preoccupazioni di Raffaele. Questa svolta di Google fa pensare a quanto facilmente potremmo delegare decisioni. Mi chiedo se nel delegare la scelta, non si perda anche un po’ la gioia della scoperta, quella personale.
L’assistenza personale per lo shopping è una prospettiva intrigante. La facilità d’uso potrebbe migliorare l’esperienza, ma la trasparenza sulla gestione dei dati rimane un punto da chiarire.
Ma certo, Google diventerà il nostro maggiordomo digitale. Utile, certo, ma chi controlla poi davvero le nostre scelte? La privacy ormai è un lontano ricordo, mentre noi forniamo dati su dati. Non so voi, ma a me questa cosa mette un’inquietudine tremenda.