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Contattaci ora →ChatGPT si trasforma in assistente personale con “Tasks”, ma è davvero un aiuto o rischia di uniformare il talento nel mondo del lavoro?
OpenAI ha lanciato 'Tasks' per ChatGPT, una funzione che lo trasforma in un assistente personale per attività ricorrenti. Mira a potenziare la produttività, ma uno studio del MIT mostra che, pur aiutando i meno esperti, l'IA potrebbe livellare le performance dei talenti. Si apre un dibattito sul reale impatto dell'intelligenza artificiale sul futuro del lavoro.
L’assistente personale che (forse) non hai chiesto
L’idea alla base di “Tasks” è semplice: permettere a chiunque di programmare richieste future direttamente dentro ChatGPT. Potrebbe essere la generazione di un report settimanale, la stesura di una bozza di email ogni lunedì mattina o un riassunto delle notizie del giorno. L’obiettivo è automatizzare i compiti ripetitivi, liberando tempo.
Tutto perfetto, se non fosse che questa funzionalità, spuntata in beta, è già sparita per alcuni utenti, come si legge tra le lamentele sul forum ufficiale di OpenAI. Un lancio un po’ zoppicante, che solleva qualche dubbio sulla fretta con cui queste tecnologie vengono messe sul mercato.
Ma al di là dei singhiozzi tecnici, la domanda vera è un’altra.
Questa mossa è solo l’antipasto di un piano molto più grande per integrare ChatGPT nel nostro lavoro quotidiano, non solo come promemoria, ma come esecutore?
E se è così, che impatto avrà sulla nostra produttività reale?
Più produttività per tutti? non è così semplice
Qui le cose si fanno interessanti.
Per anni ci hanno raccontato che l’IA avrebbe potenziato le nostre capacità, rendendoci tutti più efficienti. E in parte è vero. Uno studio del MIT ha messo nero su bianco che l’uso di ChatGPT può aumentare la produttività in modo significativo, soprattutto per i lavoratori con meno esperienza, aiutandoli a colmare il divario con i colleghi più abili.
Una bella notizia, no?
Dipende da quale lato della barricata ti trovi.
Il rovescio della medaglia, infatti, è decisamente meno rassicurante. Una ricerca citata da Business Insider suggerisce che se da un lato l’IA aiuta chi è in difficoltà, dall’altro può peggiorare le performance dei più talentuosi.
In altre parole, sembra che l’IA agisca come una specie di livellatrice: alza chi sta indietro, ma rischia di appiattire chi eccelle, spingendo tutti verso una media produttiva.
Stiamo forse puntando a un futuro di onesta mediocrità, dove tutti fanno il compitino grazie all’IA, ma nessuno spicca più per davvero?
E mentre le ricerche indipendenti mostrano un quadro a luci e ombre, cosa dice OpenAI di tutto questo? Dopotutto, sono loro a spingere sull’acceleratore.
La narrazione di OpenAI e la realtà dei fatti
Ovviamente, se chiedi all’oste se il vino è buono, la risposta la conosci già. OpenAI, nei suoi stessi documenti di ricerca, dipinge un quadro entusiastico, parlando di come ChatGPT venga adottato in una vasta gamma di professioni per accelerare compiti come la scrittura e la programmazione.
La loro narrazione è chiara: lo strumento è un amplificatore di capacità, un partner che rende il lavoro più veloce e migliore.
La realtà, però, sembra più complessa.
L’introduzione di funzioni come “Tasks” sposta l’asticella ancora più in là: non si tratta più solo di farsi aiutare a scrivere un testo, ma di delegare interi processi. E se da un lato l’automazione può essere una benedizione, dall’altro il rischio è quello di perdere il controllo, di smettere di allenare il pensiero critico e di affidarsi a uno strumento che, come abbiamo visto, tende a standardizzare il risultato.
La vera sfida, quindi, non è tanto usare questi strumenti, ma capire come usarli senza diventare semplici esecutori di un copione scritto da altri.
L’idea di un assistente sempre pronto è allettante, ma se “Tasks” livella le capacità, il rischio è che l’unicità si perda nell’automazione. Dobbiamo chiederci: stiamo creando efficienza o anestesia del talento? E quali sono le conseguenze per la creatività a lungo termine?
Che ansia, questa notizia mi mette agitazione. Se l’IA appiattisce le capacità, come potremo noi imprenditori trovare persone veramente brillanti? Mi preoccupa l’omologazione.
Se l’IA uniforma il talento, la vera sfida diventa distinguersi con idee, non con compiti. Questo “Tasks” mi lascia perplesso sul valore umano rimanente.
Altro che assistente. Se “Tasks” livella le capacità, finiamo per creare un esercito di mediocri. E poi, chi fa il lavoro sporco originale? Forse l’idea stessa di “lavoro” cambierà, ma a quale prezzo per l’unicità umana?
Uniformare il talento? Se l’IA elimina la fatica, cosa resta di noi?
Altro giro, altra corsa. Se l’IA deve solo fare il lavoro sporco, allora qual è il suo scopo reale? Per chi non ha idee, magari è un toccasana. Per chi le ha, rischia solo di appiattire tutto. Ma chi ci pensa a questo?
Laura, il vero rischio non è l’automazione, ma la dipendenza. Se l’IA farà tutto, cosa ci resterà da fare a noi?
Questa funzionalità automatizza il banale, ma mi chiedo se questo possa realmente liberare spazio per il veramente creativo o solo per un’altra forma di dipendenza digitale.
Tasks” sembra una scorciatoia. L’IA dovrebbe potenziare le capacità, non livellarle.
La promessa di automatizzare il ripetitivo è allettante. Però, se l’IA livella le performance, dove va a finire il valore aggiunto individuale? Mi chiedo se questa comodità non nasconda un prezzo alto per la diversità intellettuale.
Ma che “assistente personale”! Se livella il talento, tanto vale che ci pensi direttamente il computer.
Tasks? Altra mossa per spingere sull’automazione a discapito della creatività. Chi ci perde siamo noi.
Ma dai! Pensavo di aver trovato una soluzione per le scartoffie e invece sparisce? E se poi ci rende tutti uguali, dove finisce la nostra unicità? Mi sento un po’ presa in giro da tutto questo.
Certo, delegare compiti ripetitivi è comodo, ma a che prezzo? Se tutti usano lo stesso “assistente”, dove finisce l’originalità? Non vorrei ritrovarmi con un esercito di cloni digitali.
Ennesima trovata per farci sembrare più produttivi mentre l’IA ci rende tutti uguali. Spero ci sia ancora spazio per chi pensa fuori dagli schemi.
L’assistente personale che non sapevamo di volere, ma che forse ci serve per delegare le noiose incombenze. Mi chiedo solo se un giorno dovremo pagare anche per la fatica di pensare a cosa delegare.