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L’assistente conversazionale diventa una piattaforma: un cambiamento radicale che solleva interrogativi su privacy e controllo dei dati
OpenAI ha lanciato le App integrate in ChatGPT il 6 ottobre 2025, trasformando l'assistente conversazionale in un portale d'accesso a internet. Questa mossa, presentata da Sam Altman come una rivoluzione per la produttività, permette azioni dirette all'interno della chat con servizi esterni. Tuttavia, sorgono interrogativi sull'ambizione di OpenAI di creare un 'giardino recintato' e sulle implicazioni per la privacy degli utenti, con controlli specifici promessi solo in futuro.
OpenAI cambia le carte in tavola: le app sbarcano su ChatGPT
OpenAI ha premuto l’acceleratore, e non di poco. Quello che fino a ieri era un assistente conversazionale, seppur incredibilmente avanzato, si sta trasformando sotto i nostri occhi in qualcosa di completamente diverso. Il 6 ottobre, durante il suo evento DevDay 2025, l’azienda ha svelato le nuove app integrate direttamente in ChatGPT, una mossa che non è solo un aggiornamento, ma una vera e propria dichiarazione d’intenti, come osserva The Verge.
Pensa di poter creare una playlist su Spotify, progettare una grafica su Canva o cercare casa su Zillow senza mai, e dico mai, abbandonare la finestra della chat.
Non si tratta più di chiedere un’informazione e poi agire altrove; l’azione avviene lì, dentro la conversazione. Questa non è un’evoluzione, è un tentativo di trasformare ChatGPT nel nuovo portale d’accesso a internet.
Tutto fantastico, sulla carta. Ma questa mossa nasconde un’ambizione ben più grande, che potrebbe cambiare le regole del gioco per tutti.
La visione di Altman: produttività per tutti o un giardino recintato?
Sam Altman, il CEO di OpenAI, l’ha venduta come una rivoluzione per la nostra produttività personale e creativa. L’idea è quella di un’assistenza fluida, che anticipa i tuoi bisogni e ti fornisce lo strumento giusto al momento giusto.
Stai parlando di un viaggio? Ecco che spunta l’app di Booking.com. Stai buttando giù idee per un progetto? Ti propone Figma per creare un prototipo.
Ma, diciamocelo, quando un colosso tech parla di “aiutare le persone”, spesso sta costruendo un recinto dorato per tenersele strette.
L’intero sistema si basa su un nuovo Apps SDK che permette agli sviluppatori di agganciarsi a ChatGPT. In pratica, OpenAI non vuole più essere solo una delle tante finestre aperte sul tuo browser; vuole diventare la finestra attraverso cui guardi e interagisci con il resto del web.
E mentre ci promettono un mondo di efficienza, la domanda che dovresti farti è:
A quale prezzo?
Perché, come sempre, il diavolo si nasconde nei dettagli, soprattutto in quelli scritti in piccolo.
E la privacy? le solite promesse in attesa di fatti concreti
Arriviamo al punto dolente: la privacy.
OpenAI giura di aver messo in piedi protocolli di sicurezza e trasparenza. Al primo utilizzo di un’app, ti verrà chiesto il permesso di condividere i dati.
Il problema è che, come descritto nell’annuncio ufficiale, i controlli più specifici, quelli che ti permetterebbero di decidere davvero quali dati cedere, arriveranno “più avanti nel corso dell’anno”.
Questa è una promessa che nel mondo tech suona un po’ come “prima o poi ti richiamiamo”.
Nel frattempo, i tuoi dati e le tue conversazioni diventeranno il carburante per un motore sempre più grande e interconnesso, dove OpenAI farà da intermediario tra te e decine di altri servizi.
Per chi fa marketing, questo significa una nuova arena in cui combattere per la visibilità, un nuovo algoritmo da compiacere.
Insomma, la direzione è chiara.
ChatGPT non vuole più solo rispondere alle tue domande, vuole diventare il luogo dove vivi la tua vita digitale.
E prima di affidargli le chiavi di casa, è meglio capire bene chi altro avrà una copia.