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Contattaci ora →Microsoft ti mostra la cronologia delle tue ricerche: trasparenza o strategia per l’IA?
Bing ora svela la cronologia di ricerca direttamente nei risultati, mostrando agli utenti cosa ha capito dei loro interessi. Questa mossa di Microsoft, presentata come trasparenza, solleva interrogativi sul vero scopo. Arriva in un periodo di forte sviluppo dell'IA e potrebbe mirare a normalizzare la raccolta dati, essenziale per addestrare sistemi come Copilot, abituando gli utenti a cedere informazioni personali.
Bing ti spia? no, ora te lo dice direttamente in faccia
Da qualche giorno, se usi Bing per le tue ricerche, potresti aver notato qualcosa di diverso, quasi sfacciato. Microsoft ha iniziato a mostrarti una nuova sezione chiamata “Cronologia” direttamente nei risultati di ricerca, dove ti spiega candidamente cosa ha capito dei tuoi interessi basandosi sulle tue query precedenti. Ad esempio, potresti leggere una frase come: “Cronologia: Hai esplorato 2 opzioni per scarpe da corsa con ‘scarpe da corsa economiche’ e ‘scarpe da corsa scontate online'”.
In pratica, non solo traccia quello che cerchi, ma te lo sbatte pure in prima pagina.
Un passo verso la trasparenza, dirai tu.
E forse hai ragione.
Ma la domanda vera è un’altra: perché proprio adesso?
Una trasparenza che arriva a tempo quasi perfetto
Questa mossa non arriva dal nulla, diciamocelo. Se guardiamo indietro, notiamo che Microsoft ha lavorato parecchio sulle sue policy di privacy, con un aggiornamento significativo già ad agosto 2023 proprio per chiarire come Bing gestisce i dati nell’era dell’intelligenza artificiale.
Aggiungici poi che il 31 marzo 2025 è stato mandato in pensione Microsoft Search in Bing, spostando di fatto la gestione delle ricerche aziendali altrove e, guarda caso, rendendo la cronologia di ricerca di lavoro o scolastica non più accessibile.
Una semplice coincidenza?
Difficile crederlo. Sembra più una pulizia generale per preparare il campo a qualcosa di più grande.
Tutti questi movimenti, apparentemente slegati, puntano in realtà a un unico, grande protagonista che sta riscrivendo le regole del gioco: l’intelligenza artificiale.
Il vero obiettivo: abituarci a cedere dati per l’IA?
Ecco il punto. L’intelligenza artificiale, per funzionare bene, ha una fame insaziabile di dati.
I tuoi dati.
Copilot, l’assistente AI di Microsoft, si nutre delle ricerche che fai su Bing per darti risposte pertinenti e aggiornate. Microsoft ci tiene a precisare che le query generate dall’IA sono diverse da quelle che scrivi tu, per proteggere la privacy. Ma il carburante, alla fine, resta sempre lo stesso: le tue intenzioni, i tuoi bisogni, le tue curiosità.
La mossa di Microsoft, quindi, è un sincero atto di trasparenza o un modo astuto per normalizzare la raccolta dati, per abituarci all’idea che ogni nostro click serve ad addestrare i suoi sistemi? Mostrandoti apertamente cosa sa di te, forse Microsoft spera di disinnescare le tue paure, rendendoti un partner più o meno consapevole in questo gigantesco esperimento sull’intelligenza artificiale. Una mossa abile, non c’è che dire, ma che lascia aperta una domanda fondamentale:
siamo noi a usare il motore di ricerca, o è lui che sta imparando a usare noi?
La presentazione della cronologia di ricerca da parte di Bing pare un tentativo di normalizzare la cessione di dati. Sebbene dichiarata come trasparenza, è difficile non vederci un interesse ad addestrare l’IA. Quanto siamo disposti a cedere per comodità?
Ma che trasparenza, mi facciano il piacere! È solo un modo per farci accettare di buon grado che sanno tutto di noi. Ci stanno preparando al peggio, ecco cosa. E noi, come al solito, ci caschiamo.
Una mossa degna di nota quella di Bing. La trasparenza, almeno dichiarata, può essere un ponte verso una maggiore fiducia. Resta da vedere quanto questa apertura sia genuina e quanto sia invece un preludio a nuove forme di personalizzazione, con tutte le implicazioni che ne derivano.
Ma dai, che sorpresa! Ora anche Bing ci dice cosa sa di noi. Mi chiedo solo quanto tempo ci metteranno a usarlo per venderci cose a seconda del nostro umore.
Mi pare una chiara mossa per raccogliere dati, mascherata da trasparenza. Che ne sarà della privacy?
Solita mossa per abituare la gente a dare via tutto. Fin dove si spingeranno?
Ecco, un altro passo verso la dittatura dei dati. Si presentano come trasparenti, ma è solo un modo per farti accettare la sorveglianza in nome dell’IA. Pensano che siamo così ingenui da credere a queste giustificazioni?