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Google riscrive le regole della SEO: il traffico organico crolla e le aziende devono reinventarsi per sopravvivere nel nuovo ecosistema dominato dall’AI.
La AI Mode di Google, introdotta a maggio 2025, ha sconvolto la ricerca online e le strategie SEO. Studi recenti rivelano che il 92-94% delle ricerche in questa modalità non genera click verso siti esterni, provocando un crollo del traffico organico. Le aziende affrontano una nuova realtà "zero-click", dove essere visibili non assicura più visite, con strumenti di analisi inadeguati offerti da Google stessa.
La nuova normalità: traffico quasi azzerato
Il dato che fa più impressione, e che dovrebbe far riflettere chiunque basi il proprio business sulla visibilità online, riguarda i click.
Diciamocelo chiaramente: stanno scomparendo.
Un’analisi su quasi 70 milioni di sessioni di ricerca negli Stati Uniti ha rivelato che tra il 92% e il 94% delle ricerche effettuate in AI mode non genera alcun click verso siti esterni. Questo significa che per ogni 100 utenti che usano la nuova modalità, più di 90 ottengono la loro risposta e chiudono la pagina, senza mai visitare le fonti da cui quelle informazioni sono state prese.
Questo trend è confermato da un interessante articolo di Growth Memo che fa un po’ il punto sulle ultime ricerche in tal senso.
Il modello su cui si è basata la SEO per vent’anni, ovvero “ti posizioni per una parola chiave, l’utente clicca e arriva da te”, sta semplicemente scricchiolando.
Certo, per le ricerche con un chiaro intento d’acquisto la situazione è diversa e i click ci sono ancora, ma per tutto il mondo dell’informazione e della scoperta, Google sta diventando un punto di arrivo, non più di partenza.
Ma c’è di più: non solo Google trattiene il traffico, ma sembra anche che gli utenti si stiano abituando in fretta a questo nuovo modo di cercare.
Un’adozione che corre più veloce delle strategie
Nonostante rappresenti ancora una piccola fetta del totale delle ricerche, l’utilizzo della AI Mode (ora anche in Italia) sta crescendo a un ritmo che le aziende non possono ignorare.
In appena due mesi dal lancio, la sua adozione è praticamente quadruplicata, passando da un timido 0.25% a oltre l’1% delle sessioni totali.
Questo indica una traiettoria di crescita che, se confermata, renderà il problema del “zero-click” non più un’eccezione, ma la regola per una fetta sempre più consistente di pubblico.
In parallelo, sta cambiando anche il modo in cui le persone interrogano il motore di ricerca. Le vecchie parole chiave secche e dirette stanno lasciando il posto a domande complesse e conversazionali.
Se prima un utente cercava “CRM software”, ora chiede “quale CRM con automazione email è migliore per un piccolo team che gestisce clienti internazionali?”.
Questo rende i contenuti generici quasi invisibili e costringe le aziende a ripensare da zero il modo in cui producono informazione, puntando a una specificità quasi maniacale.
E mentre le aziende cercano di capire come muoversi in questo nuovo campo di gioco, si scontrano con un altro muro, eretto proprio da chi ha cambiato le regole.
Il paradosso della visibilità: esserci senza contare?
Qui emerge la questione più spinosa. Per apparire nelle risposte della AI Mode, la SEO resta fondamentale, ma è una SEO diversa, focalizzata sull’autorevolezza e sulla specificità.
Il punto, però, è un altro: che valore ha questa visibilità se non porta a un contatto diretto con l’utente?
In pratica, il tuo brand potrebbe essere la fonte autorevole di una risposta, ma l’utente non avrà quasi mai motivo di visitare il tuo sito, ringraziando implicitamente Google per l’informazione che tu hai faticosamente prodotto.
È uno scambio che puzza di ingiusto.
E qui Google mostra un lato quasi beffardo. Mentre spinge tutti verso questa nuova modalità, gli strumenti che fornisce ai professionisti sono del tutto inadeguati. Come riportato da diversi analisti, la Google Search Console, al momento, non permette di distinguere da dove provengano le impressioni o i click, mescolando i dati della ricerca tradizionale con quelli della AI Mode in un calderone indecifrabile.
In sostanza, Google ha cambiato le regole della partita e, come se non bastasse, ha anche reso illeggibile il tabellone del punteggio, lasciando i marketer a navigare alla cieca.
La domanda che sorge spontanea è: quanto è sostenibile un modello dove un unico attore controlla non solo il flusso di informazioni, ma anche i dati necessari per misurarne l’impatto?

Wow, che svolta! Il 90% zero-click. Bisogna ripensare tutto. Che nuove vie si apriranno?
Ovvio. Google AI Mode: zero click, zero senso. Già che ci siamo, facciamogli gestire anche le vendite. Roba da pazzi.
Ma che roba è? Zero click, zero visite. Roba da matti. Come si vende adesso? Non ho capito bene.
Certo, il traffico organico è un ricordo, ora si vive di aria fritta. Chi è che ci ha portato qui?
Il “rischio zero-click” di Google è una beffa per chi pensava di aver capito le regole. 🙄 Chi ci governa davvero questa nuova era digitale? 🤔
Ma certo, che sorpresa! Google ci “regala” un futuro dove la visibilità è solo un miraggio, e noi dovremmo pure esserne grati. Chi ci ha portato in questo baratro, mi chiedo?
Un mare di dati, ma naviganti a secco. Questa “AI Mode” sembra una sirena che promette visibilità, ma affonda le nostre navi digitali. Dobbiamo ancorare le nostre strategie a porti più solidi, o navigheremo in eterno in questo deserto di click?
Ma guarda te, la botta di click zero. Google ci fa un regalino, eh. Bisogna reinventarsi, ‘sto zero-click mica è uno scherzo. Dove finiremo?
E così, il “regalino” di Google ci lascia a bocca asciutta, senza nemmeno un click per saziarci! Chissà se questa botta di zero-click servirà davvero a qualcosa, o se siamo solo pedine in un gioco più grande, dove l’unica cosa certa è la nostra crescente impotenza.
Ma che genialata, ‘sto zero-click. Google ci sta addestrando a non uscire dal suo giardino, eh. Io mi chiedo: ma ‘sto traffico organico, dove va a finire? Nel limbo digitale, immagino.
La sparizione dei click è un dato che fa riflettere. 📉 Forse l’AI ci spinge verso una nuova forma di conoscenza, o ci allontana dalla scoperta? 🤔
La ricerca muore. Siamo solo marionette, l’AI tira i fili. Dove ci porterà questo deserto digitale?