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Un braccio di ferro tra Cloudflare e Google che potrebbe rivoluzionare il web, ridefinendo chi paga per l’utilizzo dei contenuti online nell’era dell’Intelligenza Artificiale.
Matthew Prince, CEO di Cloudflare, ha sollecitato le autorità del Regno Unito affinché Google separi i suoi crawler AI da quelli di ricerca. L'obiettivo è garantire una compensazione ai creatori di contenuti, il cui lavoro viene usato per addestrare modelli come Gemini senza generare traffico. Questa mossa ridefinisce la monetizzazione del web nell'era dell'Intelligenza Artificiale.
La battaglia per il futuro del web è appena iniziata
C’è un’energia particolare nell’aria, una di quelle che preannuncia cambiamenti profondi. Mentre molti sono ancora concentrati a capire come usare l’IA per scrivere due righe di testo in più, c’è chi sta già giocando una partita su un altro livello.
Sto parlando di Matthew Prince, il CEO di Cloudflare, che, diciamocelo, non è uno che parla tanto per parlare. L’altro giorno ha sganciato una bomba che potrebbe scuotere le fondamenta stesse su cui si regge il traffico web come lo conosciamo oggi.
Prince ha bussato alla porta delle autorità di regolamentazione del Regno Unito con una richiesta tanto semplice nella forma quanto esplosiva nella sostanza: obbligare Google a separare i suoi crawler.
Esatto, hai capito bene.
La proposta è quella di forzare una divisione netta tra il “Googlebot” che conosciamo, quello che indicizza le pagine per la ricerca tradizionale, e i nuovi crawler che Google usa per addestrare i suoi modelli di Intelligenza Artificiale, come Gemini.
Ma la vera domanda è: perché Prince si sta esponendo così tanto?
Non è solo una questione tecnica, fidati.
Il vero gioco: chi paga il conto dell’intelligenza artificiale?
Per capire la portata di questa mossa, devi fare un passo indietro. Per anni, il patto non scritto del web è stato chiaro: tu crei contenuti di valore, Google li indicizza e in cambio ti manda traffico qualificato. Un dare e avere che, bene o male, ha alimentato l’intera economia digitale.
Ora, con l’avvento delle IA generative, questo equilibrio sta scricchiolando pericolosamente. I nuovi crawler di Google non visitano il tuo sito per mandarti visitatori; lo visitano per “imparare” dai tuoi contenuti, per assorbire il tuo know-how e usarlo per dare risposte dirette nei suoi servizi, senza che l’utente debba mai cliccare sul tuo link.
Come riportato su TechCrunch, la richiesta di Prince mira proprio a scoperchiare questo meccanismo. È un tentativo di dire: “Caro Google, se vuoi usare i contenuti del web per addestrare i tuoi prodotti commerciali, devi trattarlo come un accordo commerciale, non come una scansione di routine”.
In pratica, si sta cercando di creare un modello dove chi produce valore (cioè tu, con il tuo blog, il tuo e-commerce, i tuoi articoli) venga in qualche modo compensato, invece di vedere il proprio lavoro “saccheggiato” per arricchire un servizio terzo.
Ok, ma queste sono battaglie tra colossi, che impatto può avere sul mio business?
L’impatto, fidati, c’è ed è profondo.
Cosa significa per il tuo sito (e il tuo portafoglio)?
Questa non è una discussione astratta per avvocati e ingegneri. Le conseguenze di questa battaglia potrebbero arrivare dritte sulla tua scrivania.
Se la proposta di Prince dovesse fare strada, potremmo trovarci di fronte a un web completamente diverso.
Da un lato, potresti avere la possibilità di monetizzare l’accesso ai tuoi contenuti da parte delle IA, magari tramite micro-pagamenti per ogni “crawl”. Dall’altro, potresti dover decidere attivamente se permettere a Google di usare i tuoi dati per allenare i suoi modelli, con il rischio che, negando l’accesso, tu perda visibilità in altri ambiti.
Stiamo parlando di una biforcazione netta:
vuoi che il tuo sito sia una fonte di traffico o una fonte di dati per qualcun altro?
E se fosse una fonte di dati, qual è il giusto prezzo?
La mossa di Cloudflare costringe tutti a porsi queste domande. Google, ovviamente, farà di tutto per mantenere lo status quo, presentandosi come l’organizzatore benevolo del sapere mondiale.
Ma è davvero così, o sta semplicemente costruendo un nuovo monopolio basato sui dati creati da altri?
La partita è appena iniziata, e la posta in gioco è il valore del lavoro di chi, come te e me, crea e pubblica contenuti online ogni singolo giorno.
Teniamo gli occhi aperti, perché le regole stanno per cambiare.

La mossa di Cloudflare è audace, ma chi controlla davvero il flusso? Google sembra sempre un passo avanti. 🧐 Interessante vedere come si evolverà questa partita.
La battaglia per l’addestramento dei modelli AI è solo il primo atto di un’opera teatrale degna di Shakespeare, dove i giganti digitali giocano a scacchi con il lavoro altrui. Ma chi garantirà che questa “compensazione” non diventi un altro miraggio, l’ennesimo inganno nella giungla del web?
Ma guarda te, l’IA che mangia il nostro lavoro senza pagare. Un vero affare per pochi. Mi chiedo quanto ci metteranno a farci pagare anche per pensarci.
Che storia pazzesca! 🤯 I contenuti creati da noi finiscono in Gemini, e loro non pagano? 😤 Cosa faremo noi creatori? 🤔
Che bel teatrino! 🍿 Mentre noi giochiamo con ChatGPT, loro si spartiscono il bottino. Spero solo che non ci facciano pagare pure per respirare dati… 🤨
Ah, l’astuto stratagemma di Prince! Mentre il gregge digitale viene incantato dalle promesse dell’IA, lui tesse una tela per garantirsi il dovuto. Ma questa tecnologia, diciamocelo, è un serpente che morde la mano che lo nutre.
Ma chi me lo fa fare? Ancora ‘sti giganti che si contendono il bottino. La mia AI scrive meglio della loro, gratis.
Una scacchiera digitale si muove. I giganti giocano. Chi raccoglie i frutti del sapere digitale? La questione è un nodo gordiano per il futuro.
Certamente, Marta. Una scacchiera, dici? Io la vedo più come una cloaca dove Google ingurgita dati altrui. Chi paga per questo? Nessuno. Che gran botta di fortuna per loro.
La guerra per i contenuti AI è già partita, mica scherzi. Prince dice giusto, i creatori di contenuti meritano cash. Altrimenti, addio idee fresche, solo roba riciclata a manetta.
Prince solleva un punto dolente: il valore del lavoro. Chi paga per l’addestramento dei modelli? Un futuro equo, questo è il quesito.
E così, gli algoritmi si scontrano per il bottino digitale.
Ma questa storia dei crawler mi fa pensare. Google sta diventando un gigante che mangia dati senza pagare. È giusto che i creatori vengano compensati? Ho paura per la libera informazione.
Bella mossa, Cloudflare. Chi paga per i contenuti addestrati? Il web cambierà, fidati.
Ma certo, Riccardo, è una bella mossa che risveglia le coscienze. Vedo un fiume in piena di dati che inonda le rive dei creatori, senza che una goccia arrivi a dissetare chi ha scavato il pozzo. Speriamo che questa battaglia non si riduca a un duello tra soli colossi.
Solita diatriba tra giganti. Che la loro “rivoluzione” porti qualcosa di tangibile ai creatori o sia solo l’ennesimo gioco di potere, resta da vedere.
Una battaglia per la creatività 💡. Chi proteggerà il lavoro di chi crea? La compensazione è il futuro. 🤔
Ennesimo scontro tra titani digitali. Mi chiedo se, tra tanta tecnologia, qualcuno pensi a noi umili creatori. Speriamo non sia solo fumo negli occhi.
Google si pappa tutto, Cloudflare urla. E noi? Carne da macello digitale!
Il web è una foresta. Chi paga per l’abbattimento? 🌳
Ma che sbatti, ‘sti geni del web. Cloudflare contro Google, roba da matti. Alla fine, chi ci rimette siamo noi poveri creatori, eh? I nostri post finiscono nel minestrone AI, zero click, zero lire. Mah.
Ah, il solito teatrino. Mentre loro si contendono il bottino, i miei contenuti si trasformano in carburante per robot. Benissimo, continuo a produrre, tanto l’autofinanziamento è un miraggio.
Ah, il solito teatrino. Mentre loro si contendono il bottino, i miei contenuti si trasformano in carburante per robot. Benissimo, continuo a produrre, tanto l’autofinanziamento è un miraggio. Chissà se questi ingegneri dell’IA sono consapevoli di quanto stiano saccheggiando.
L’IA succhia contenuti, Google incassa. Chi paga il latte, non la mucca?
Ma dai! Google pensa solo a far cassa. I content creator meritano di essere pagati per il loro lavoro usato per addestrare l’IA. Fin quando non si capisce ‘sta roba, il web non si evolve.
A quanto pare, i dinosauri del web devono ancora capire che il futuro è già qui. Pagare per l’addestramento AI? Geniale. Ovviamente, la vera domanda è chi ci guadagnerà davvero.
Cloudflare punta il dito, Google trema. Chi pagherà per le idee altrui?
Ma guarda te ‘sti colossi che si azzuffano! Tanto alla fine chi paga siamo noi utenti, che ci ritroveremo un web sempre più a pagamento. E intanto, i nostri contenuti se li pappano gratis per addestrare le loro macchine. Ripugnante.