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Un piano ambizioso che mira a creare un’intelligenza artificiale “sovrana”, sicura e competitiva, ma che solleva interrogativi sulla reale indipendenza tecnologica del paese
Il Regno Unito punta forte sull'intelligenza artificiale con una strategia per una "IA sovrana", sfidando USA e Cina. Iniziative chiave includono l'AI Growth Lab e il supercomputer Isambard-AI. Un approccio parallelo con Argyll e SambaNova mira a un cloud IA verde e indipendente, bilanciando innovazione, sicurezza e sostenibilità per spingere la crescita economica nazionale.
Un laboratorio per sperimentare (e correre più veloci)
La prima mossa è stata quella di creare l’AI Growth Lab, una sorta di “zona franca” normativa dove le aziende possono testare prodotti e servizi basati sull’IA senza rimanere impigliate nella burocrazia.
L’idea, come riportato sul sito del Governo britannico, è quella di accelerare l’innovazione in settori chiave, come quello sanitario, dove l’AI Airlock sta già sperimentando tecnologie che trascrivono e riassumono le conversazioni tra medico e paziente.
Diciamocelo, sulla carta è una mossa intelligente: si tagliano i tempi e si attirano investimenti.
Ma la domanda sorge spontanea: allentare le regole, anche se in un ambiente controllato, non rischia di aprire la porta a esperimenti che potrebbero sfuggire di mano?
Il punto è proprio questo.
Da un lato c’è la promessa di ridurre del 40% il tempo necessario per portare un prodotto sul mercato, dall’altro resta il dubbio che questa fretta di innovare possa mettere in secondo piano la sicurezza e la protezione dei dati, specialmente quando si parla della nostra salute.
Eppure, per far girare questi esperimenti e ambizioni, non bastano le buone intenzioni e le regole flessibili.
Serve la materia prima dell’era digitale: una potenza di calcolo spaventosa.
Il supercomputer nazionale? sì, ma con un piccolo aiuto americano
Qui entra in gioco Isambard-AI, il supercomputer più potente del Regno Unito, un mostro di calcolo che sta già alimentando progetti ambiziosi come la creazione di un modello linguistico tutto britannico. A fornire i muscoli, però, è la statunitense NVIDIA, un nome che ormai è sinonimo di IA a livello globale. La partnership, come descritto da NVIDIA stessa, non si ferma all’hardware, ma include anche l’accesso alle sue piattaforme cloud e corsi di formazione per preparare la forza lavoro a quella che chiamano la “rivoluzione industriale dell’IA”.
Tutto molto bello, non c’è che dire.
Ma non ti sembra un po’ un controsenso?
Costruire una “IA sovrana” appoggiandosi quasi interamente sulla tecnologia di un colosso americano. È una mossa pragmatica, certo, forse l’unica possibile per tenere il passo. Eppure, il rischio è quello di passare da una dipendenza all’altra, legando il futuro strategico del proprio paese alle decisioni e agli interessi di un’azienda che risponde a un altro governo.
Siamo sicuri che questa sia vera sovranità ?
Forse la vera indipendenza, quella che non dipende da hardware e software stranieri, sta prendendo forma lontano dai riflettori dei grandi annunci governativi, in un progetto che unisce potenza di calcolo e sostenibilità .
La via britannica all’IA: sicura, indipendente e… verde
In parallelo alle iniziative più vistose, sta nascendo qualcosa di diverso.
La partnership tra Argyll e SambaNova punta a creare il primo cloud per l’IA sovrano del Regno Unito alimentato interamente da energia rinnovabile.
Questo non è un dettaglio da poco.
Significa sviluppare un’infrastruttura che non solo garantisce che i dati sensibili restino entro i confini nazionali, ma lo fa anche in modo sostenibile, un tema che diventerà sempre più centrale.
Questo approccio risponde a due delle critiche più pesanti mosse all’industria dell’IA: la dipendenza da pochi giganti tecnologici e l’enorme consumo energetico.
Forse è questa la vera scommessa del Regno Unito: non tanto cercare di replicare il modello americano, quanto costruirne uno proprio, più piccolo magari, ma più sicuro, controllato e attento all’impatto ambientale.
La posta in gioco, del resto, è altissima, con stime che parlano di un possibile aumento del tasso di crescita del PIL annuo britannico fino al 3%.
Sarà questa la strada giusta per trasformare l’ambizione in realtà ?
Staremo a vedere.
