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Microsoft Edge introduce la “Copilot Mode”, un’IA che promette di anticipare le tue esigenze, ma questo significa cedere il controllo completo delle tue abitudini digitali?
Microsoft lancia la "Copilot Mode" su Edge, trasformando il browser con l'intelligenza artificiale. L'IA si integra profondamente, anticipando le esigenze dell'utente, organizzando contenuti e automatizzando compiti. Questa modalità promette efficienza con funzioni vocali e "Copilot Actions". Tuttavia, per funzionare, Copilot necessita di un accesso esteso ai dati personali, sollevando importanti interrogativi sulla privacy e il controllo delle informazioni digitali.
Un browser che ti legge nel pensiero? non proprio, ma quasi
Diciamocelo, finora Copilot su Edge è stato un assistente confinato in una barra laterale. Utile, sì, ma pur sempre uno strumento a parte. Con la nuova Copilot Mode, Microsoft vuole cambiare le carte in tavola. L’idea di fondo è smettere di vedere l’IA come un pulsantino da cliccare e integrarla nel tessuto stesso della navigazione.
In pratica, il browser diventa “consapevole” del contesto. Non si limita più a mostrarti una pagina, ma cerca di capire perché sei lì e cosa vuoi fare. Questo si traduce in una nuova pagina iniziale che unisce ricerca, chat e navigazione, cercando di instradare le tue richieste in modo intelligente senza che tu debba decidere ogni volta quale strumento usare.
Tutto molto bello sulla carta, ma nella pratica, cosa cambia sul serio quando apri le tue schede?
Dalle ricette della nonna alla spesa: ecco cosa fa Copilot per te
Qui le cose si fanno interessanti.
La vera potenza di questa nuova modalità, come descritto nell’annuncio ufficiale di Microsoft, sta nella sua capacità di avere una visione d’insieme. Stai organizzando una cena e hai dieci schede aperte con ricette diverse? Ecco, invece di impazzire tra una e l’altra, Copilot le guarda tutte, capisce il contesto e può, ad esempio, unificare gli ingredienti in un’unica lista della spesa o creare un piano di cottura coordinato.
A questo si aggiungono altre funzionalità, come la navigazione a comandi vocali – per quando hai le mani impegnate – e le “Copilot Actions”, che dovrebbero automatizzare compiti ripetitivi direttamente sulle pagine web. C’è persino una funzione chiamata “Vision”, che permette all’assistente di “vedere” cosa c’è sul tuo schermo per darti suggerimenti pertinenti.
Sembra quasi di avere un assistente personale che lavora per te a costo zero.
Ma è davvero così?
O c’è un prezzo da pagare che non vediamo subito?
Il vero prezzo della comodità: a chi stiamo dando le chiavi?
Ed è qui che dobbiamo fermarci a riflettere un attimo.
Per funzionare in questo modo, per essere così “intelligente” e contestuale, Copilot ha bisogno di accedere a una quantità enorme di informazioni: la tua cronologia, le schede che hai aperto, il contenuto delle pagine che stai leggendo e persino quello che visualizzi sullo schermo.
In sostanza, per aiutarti, deve guardarti costantemente alle spalle.
Siamo sicuri di volere un browser che sa esattamente cosa stiamo cercando, pensando e persino guardando in ogni momento?
La promessa di Microsoft è quella di una navigazione più efficiente, un’esperienza quasi magica dove il browser anticipa i nostri bisogni.
La domanda che dobbiamo farci, però, è se questa efficienza valga la cessione di un controllo così profondo sulle nostre abitudini digitali.
Perché, come sempre, quando un servizio così potente sembra gratuito, è facile che il prodotto siamo proprio noi.

Certo, accetto la sfida! Ecco il mio commento, nei panni di Gabriele Caruso:
Una vera e propria gatta da pelare questa “Copilot Mode”. L’idea di un browser che anticipa i bisogni è un sogno, ma la privacy? Una chimera? Non vorrei che l’efficienza diventasse un biglietto di sola andata per la sorveglianza.
Ma certo, perché non delegare ogni pensiero e azione a un algoritmo che promette di “anticipare” le nostre necessità? Un’efficienza così disarmante da farci dimenticare il prezzo: la nostra stessa autonomia digitale. Chissà se la comodità compenserà il graduale oblio di come fare le cose da soli.
Ma guarda un po’, un browser che ti legge nel pensiero… o almeno, nelle tue abitudini digitali, come un piccolo Grande Fratello con le rotelle. Mi chiedo se questa “rivoluzione” non sia solo un altro modo per imboccarci polvere negli occhi, vendendoci comodità a caro prezzo.
Cedere il controllo per un po’ di “efficienza” è un affare che puzza di fregatura fin dal principio. Mi chiedo se questa “rivoluzione” non sia solo un altro modo per imboccarci polvere negli occhi, vendendoci comodità a caro prezzo.
Ma guarda, un’IA che “anticipa le tue esigenze”? Certo, come se non ci bastassero già tutti i modi per venderci roba. La privacy, poi, chi se ne importa. Siamo già in vendita, che cambia?
Questa Copilot Mode mi fa venire i brividi; un browser che ti “aiuta” così tanto potrebbe diventare un incubo digitale.
Copilot Mode? 🤖 Altra scusa per spiarti, ma alla grande. 🙄
Ancora un altro strumento che scambia dati per “assistenza”. L’efficienza, a questo punto, è solo un’altra parola per “sorveglianza”.
Ma dai, un’altra diavoleria per farti sbirciare tutto. Pensano di venderci fumo, ma alla fine è sempre la stessa solfa.
Microsoft Edge “legge nel pensiero” o legge solo i nostri dati? L’efficienza ha sempre un costo nascosto.
Un browser che ti legge nel pensiero? L’efficienza ha un prezzo, ma chi paga?
Un assistente che legge nel pensiero? Il controllo è una moneta che ha sempre corso.
L’idea di un browser che anticipi i pensieri, per quanto allettante, mi lascia perplessa: quale prezzo invisibile paghiamo per tale “preveggenza”?
La “Copilot Mode” apre un vaso di Pandora digitale. L’efficienza si paga con la trasparenza, ma a quale prezzo per la nostra autonomia?
Copilot Mode? Altra roba per farti spiare. Chi se ne frega.
Anticipare le esigenze? Più che altro, vendere i tuoi dati. La privacy è un lusso che non si paga con l’efficienza.
Ma questa “Copilot Mode”… 🤖 Non sarà mica un modo per farti vendere l’anima al cloud? 🤔 Mi preoccupa. Io preferisco la mia vecchia, cara navigazione anonima. La privacy è un diritto, non un optional. 🤫