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Altman sfida Musk nel campo delle interfacce cervello-computer, proponendo un approccio meno invasivo basato su ultrasuoni e terapia genica, con l’obiettivo di fondere l’intelligenza umana con quella artificiale.
Sam Altman ha lanciato Merge Labs, sfidando Elon Musk nel connettere il cervello umano al computer. Merge Labs propone un metodo non invasivo basato su ultrasuoni e terapia genica, in contrapposizione a Neuralink. Valutata 850 milioni di dollari, la startup mira a una fusione tra intelligenza umana e artificiale, senza chirurgia.
La scommessa: ultrasuoni e terapia genica al posto del chip
Lascia perdere i chip impiantati chirurgicamente nel cervello, un’immagine che a molti fa venire i brividi. La scommessa di Merge Labs è un’altra, e si basa su una combinazione di due tecnologie avanzate: terapia genica e ultrasuoni.
Come descritto da The Verge, l’idea è quella di modificare geneticamente alcuni neuroni per renderli sensibili agli ultrasuoni. In questo modo, un dispositivo esterno (o al massimo impiantato in modo molto meno invasivo) potrebbe “leggere” e “scrivere” informazioni direttamente nel cervello, traducendo i segnali elettrici delle cellule in comandi digitali.
In pratica, si eviterebbe l’operazione a cervello aperto che oggi caratterizza l’approccio di Neuralink. Una differenza non da poco, che potrebbe abbassare drasticamente le barriere all’adozione, sia psicologiche che mediche.
Se funzionasse, sarebbe una vera e propria rivoluzione, capace di rendere questa tecnologia accessibile a un pubblico molto più vasto.
Una tecnologia affascinante, senza dubbio.
Ma la vera domanda è: chi ci mette i soldi?
E, soprattutto, perché?
Una sfida tra miliardari a colpi di milioni
Merge Labs non parte certo in sordina. Stanno cercando di raccogliere 250 milioni di dollari, forti di una valutazione di 850 milioni e del supporto del team venture di OpenAI.
Curiosamente, Altman ha dichiarato che non investirà personalmente per evitare conflitti di interesse, ma è chiaro che il suo nome e la sua rete di contatti sono la vera garanzia del progetto.
Cifre che fanno girare la testa, certo, ma che impallidiscono di fronte ai 9 miliardi di valutazione di Neuralink. La partita, quindi, si gioca su un terreno dove i soldi non mancano e dove la competizione è già spietata.
Non ci sono solo loro: aziende come Synchron e Precision Neuroscience stanno già facendo progressi notevoli, dimostrando che è possibile, ad esempio, controllare un iPad con il pensiero per aiutare pazienti affetti da SLA.
Ma dietro questa corsa all’oro neurologico, c’è solo la volontà di curare malattie o si nasconde un’ambizione molto più grande e, diciamocelo, un po’ inquietante?
Il vero obiettivo è la “fusione” con l’intelligenza artificiale?
Il nome stesso, “Merge” (fusione), non è casuale. Deriva direttamente da un concetto che Sam Altman esplora da anni: la fusione inevitabile tra intelligenza umana e artificiale, come riportato nel suo blog personale. Secondo lui, per non essere surclassati dalle IA che lui stesso sta contribuendo a creare, gli esseri umani dovranno potenziare le proprie capacità cognitive.
E quale modo migliore se non un collegamento diretto, ad alta velocità, tra il nostro cervello e le macchine?
Ecco che il quadro si fa più complesso. Non stiamo parlando solo di restituire la mobilità a chi l’ha persa, un obiettivo nobile e indiscutibile. Stiamo parlando di un futuro in cui la distinzione tra pensiero umano e calcolo computazionale potrebbe diventare sempre più labile.
La domanda che dobbiamo farci è: vogliamo davvero questa “fusione”?
E chi deciderà le regole del gioco, garantendo che una tecnologia così potente non crei disuguaglianze ancora più profonde o non apra la porta a forme di controllo inimmaginabili?
La sfida è lanciata.
Da una parte Musk con il suo approccio da chirurgo, dall’altra Altman con una via che sembra più “soft”. Resta da vedere quale delle due strade prevarrà e, soprattutto, dove ci porterà questa inarrestabile corsa verso il futuro del cervello umano.

Ultrasuoni e geni, un’alchimia audace. L’uomo sarà un’onda sonora? 🌌
La fusione uomo-macchina senza bisturi: un’idea che punta sull’estetica, ma la sostanza dove sta?
L’approccio non invasivo con ultrasuoni e terapia genica è una scelta coraggiosa. Riusciranno a superare le intrinseche resistenze biologiche?
Ma pensa te, ultrasuoni e geni per connettere il cervello. Chissà se questa fusione non ci rende solo più facili da controllare.
Ultrasuoni e geni. Suona come una favola. Ma se poi ci hackerano i pensieri? C’è sempre un prezzo da pagare.
Mi chiedo se questa via porterà a una vera connessione o a una dipendenza. 🤷♀️
Ah, la solita corsa a chi connette il cervello più in fretta. Meglio gli ultrasuoni dei ferri chirurgici, ma alla fine finiremo tutti connessi a qualcosa. Speriamo solo non sia un modem.
Speriamo che questi ultrasuoni non diventino un nuovo modo per controllarci. La fusione uomo-macchina suona più come un futuro distopico che altro.
Altman gioca con i geni. Un bel modo per trasformare la nostra scatola cranica.
Altman, ultrasuoni e geni. 🧬 L’empatia umana si fonde con l’IA? 🤔 Dubito. 🤷♀️
Ultrasuoni e geni? Un ponte etereo verso la mente. Musk con il bisturi, Altman col sussurro. Il cervello: un giardino da coltivare, non un circuito da cablare. Ma i semi che piantano, chi li controlla veramente?
Un altro guanto di sfida lanciato alla chirurgia cerebrale. Speriamo che questi ultrasuoni non si trasformino in un rompicapo. L’intelligenza artificiale, un cavallo scalpitante, ma la meta è ancora lontana.
Ancora esperimenti per “migliorare” l’uomo con la macchina. Certo, perché la nostra intelligenza naturale non è già abbastanza problematica per i nostri obiettivi ambiziosi. Chissà quali saranno i prossimi passi, forse la clonazione dei nostri dubbi?