Alphabet supera i 100 miliardi: l’IA è crescita o consolidamento di un monopolio?

Anita Innocenti

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Dietro i numeri da record si nasconde una strategia di dominio tecnologico che solleva interrogativi sul futuro della concorrenza e dell’innovazione.

Alphabet celebra un trimestre da oltre 100 miliardi, attribuendo il merito all'IA. Questa crescita, sostenuta da investimenti colossali, solleva dubbi sulla sua sostenibilità e sul rischio di un monopolio di fatto. L'IA sembra consolidare il controllo di Google, rendendo difficile e costoso uscire dal suo ecosistema, mascherando il dominio sotto il velo del progresso tecnologico.

L’intelligenza artificiale come unica risposta (a tutto)

Sundar Pichai, il CEO che tiene le redini sia di Google che della casa madre Alphabet, ha messo le cose in chiaro: l’IA non è più un esperimento, ma il cuore pulsante del business.

Parliamo di oltre 1.3 quadrilioni di “token” processati ogni mese, una quantità di dati che è più di 20 volte superiore a quella di un anno fa. Numeri che servono a mostrare i muscoli e a dire al mercato: “siamo noi a dettare le regole del gioco”.

L’integrazione dell’IA in Search, ad esempio, viene presentata come un’evoluzione naturale che sta portando a una crescita “accelerata”.

Ma la vera domanda è un’altra: questa “evoluzione” sta migliorando davvero la nostra esperienza di ricerca o sta semplicemente rendendo Google ancora più bravo a darci le risposte che vuole lui, tenendoci il più a lungo possibile sulla sua piattaforma?

Il punto è proprio questo.

Vediamo una crescita impressionante, ma questa è spinta da investimenti talmente colossali da chiedersi se sia sostenibile e, soprattutto, se lasci spazio a qualcun altro.

I conti tornano, ma per chi?

Se andiamo a guardare nel dettaglio il bilancio di Big G, i numeri sono solidi su tutta la linea. Google Search porta a casa 56,6 miliardi (+15%), il Cloud vola a 15,2 miliardi (+34%) e persino YouTube non scherza con 10,3 miliardi di entrate pubblicitarie.

Il dato che però dovrebbe farci riflettere è un altro: il portafoglio ordini del Cloud ha raggiunto i 155 miliardi di dollari, come riportato da diverse testate finanziarie. Questo significa che le aziende più grandi del mondo si stanno legando a Google per anni, creando una dipendenza tecnologica difficile da spezzare.

Nel frattempo, i servizi in abbonamento come YouTube Premium e Google One hanno superato i 300 milioni di utenti paganti. Un esercito di persone che paga per restare dentro un recinto dorato, sempre più alto e difficile da scavalcare.

Stanno costruendo un modello di business in cui uscire dal loro controllo diventa non solo difficile, ma anche costoso.

E mentre loro festeggiano profitti netti per 35 miliardi di dollari in tre mesi, c’è un altro conto, molto più salato, che sta lievitando.

Il vero costo di un dominio quasi assoluto

Per sostenere questa corsa all’IA, Alphabet prevede di investire fino a 93 miliardi di dollari in un solo anno in infrastrutture.

Non sono spiccioli.

Sono cifre che alzano una barriera d’ingresso insormontabile per chiunque voglia competere. Questa non è innovazione, è una dimostrazione di forza bruta finanziaria.

Questi investimenti si traducono in costi operativi enormi, specialmente per l’energia richiesta dai data center, un dettaglio che spesso finisce in secondo piano durante le trionfali chiamate agli investitori.

E mentre si parla di futuro e di dispositivi “AI-nativi” come il nuovo Pixel 10, la strategia sembra chiara: creare un sistema chiuso dove hardware e software lavorano insieme per una sola cosa, tenerci legati a loro.

La crescita di Alphabet è innegabile, ma è una crescita che solleva domande scomode.

Stiamo assistendo a una vera innovazione a beneficio di tutti o alla consolidazione di un potere tecnologico che rischia di diventare un monopolio di fatto, mascherato da progresso?

Anita Innocenti

Sono una copywriter appassionata di search marketing. Scrivo testi pensati per farsi trovare, ma soprattutto per farsi scegliere. Le parole sono il mio strumento per trasformare ricerche in risultati.

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