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Un coro di allarmi ha fatto suonare la stessa campana a diversi tool di monitoraggio, segnalando fluttuazioni talmente evidenti da essere inequivocabili.
Google ha nuovamente sconvolto il mondo SEO a fine ottobre 2025, con crolli di traffico inspiegabili per molti siti. L'allarme è suonato all'unisono tra i tool di monitoraggio, ma Google ha mantenuto il silenzio. Questo solleva interrogativi sulla trasparenza di Mountain View, suggerendo che tali instabilità possano essere una strategia per spingere gli investimenti verso le piattaforme pubblicitarie a discapito della ricerca organica.
Un coro di allarmi: quando tutti i tool suonano la stessa campana
Diciamocelo chiaramente: quando un singolo tool di monitoraggio segnala turbolenze, si può anche pensare a un’anomalia. Ma quando ben 13 servizi diversi, da Semrush a Mozcast, si mettono a urlare tutti insieme, allora capisci che sotto c’è qualcosa di grosso. Come ha documentato l’instancabile Barry Schwartz su Search Engine Roundtable, le fluttuazioni registrate il 28 ottobre sono state così evidenti da essere inequivocabili.
Non stiamo parlando di piccoli aggiustamenti, ma di un movimento sistemico che ha attraversato le fondamenta dell’algoritmo di ricerca. È la prova schiacciante che a Mountain View hanno premuto qualche pulsante importante.
Il punto è: quale?
E perché?
Ma se i grafici e i dati sono così eloquenti nel mostrare la tempesta, l’impatto reale sui siti web è stato ancora più drammatico e, per certi versi, assurdo.
Crollo verticale del traffico e il solito, assordante silenzio di Google
Pensa di svegliarti una mattina, aprire le statistiche del tuo sito e scoprire che quasi metà del tuo traffico dal Regno Unito è semplicemente svanita nel nulla. È successo davvero, con un proprietario di un sito che ha segnalato un crollo del 42% concentrato proprio sul mercato UK, come se qualcuno avesse spento un interruttore.
Una situazione da panico puro, che si è estesa anche agli Stati Uniti, con cali che andavano avanti da giorni.
La cosa più bizzarra?
Poche ore dopo, tutto è tornato alla normalità, come se nulla fosse accaduto.
Un “reset” improvviso che solleva ancora più dubbi: era un test andato male? Un errore corretto in fretta e furia?
E Google?
Muta.
Nessuna comunicazione ufficiale, nessuna spiegazione. Ancora una volta, imprenditori ed editori sono stati lasciati a navigare a vista, a chiedersi se il loro business possa reggere la prossima “sperimentazione” decisa da una multinazionale che non si degna nemmeno di avvisare.
Questo silenzio, però, non è un caso isolato. Anzi, sembra essere parte di una strategia ben più ampia e sempre meno trasparente, soprattutto se si guarda a cosa è successo nelle settimane precedenti.
L’ennesimo capitolo di una saga: cosa ci nasconde Google?
Questo terremoto del 28 ottobre non è arrivato dal nulla. È stato solo l’ultimo di una serie di scossoni che hanno caratterizzato tutto il mese, con altre forti instabilità registrate tra il 15 e il 17 e prima ancora tra il 7 e l’8 ottobre. È evidente che Google stia lavorando a qualcosa di profondo, ma la trasparenza è un’altra storia.
Non è forse una coincidenza che tutto questo accada poco dopo la decisione di Google di rimuovere la possibilità di visualizzare 100 risultati per pagina, una funzione che per anni ha aiutato i professionisti SEO a capire meglio le dinamiche delle SERP?
Ci stanno forse togliendo gli strumenti per analizzare le loro mosse mentre le rendono sempre più imprevedibili?
La domanda sorge spontanea: stiamo assistendo a semplici aggiornamenti o a una manovra calcolata per rendere la ricerca organica un terreno ancora più instabile, spingendo di fatto gli investimenti verso le loro piattaforme pubblicitarie, quelle sì, molto più prevedibili?
Alla fine della fiera, ci ritroviamo con più domande che risposte e l’unica certezza è che la stabilità è diventata un lontano ricordo.
Resta da vedere quale sarà la prossima mossa e, soprattutto, chi ne pagherà il conto.

Ma certo. 🙄 Ancora dubbi sulla trasparenza di Google? Ma dai! Chi si fida ancora di loro, gioca col fuoco. Siamo marionette, è palese. Ci manipolano per spendere di più. A chi conviene questo caos? Mah. 🤷♂️
Ma guarda un po’! Quando i numeri urlano, Google tace. Già. Chissà se stavolta ci spillano più soldi o se è solo un bug. Mah.
Ma guarda un po’! L’algoritmo fa il diavolo a quattro. Speriamo non sia una trappola.
La mancanza di trasparenza da parte di Google è inaccettabile. Questi crolli ingiustificati denotano un disprezzo per chi investe nel contenuto organico. È ora che paghino per la loro arroganza.
Sempre la solita farsa. 🙄 Google fa il bello e il cattivo tempo. Siamo solo numeri.
Questi “crolli” improvvisi sollevano legittimi dubbi sulla trasparenza algoritmica, non credete? 🧐 Se questa instabilità serve a spingere le tasche di Mountain View verso il paid, allora il sogno dell’organico diventa un incubo per noi poveri mortali.
Il coro dei tool SEO che segnala crepe nell’impero di Google a fine 2025 è un presagio. Se le fluttuazioni persistono, la ricerca organica potrebbe diventare un campo minato, con gli investimenti pubblicitari come unica via sicura. Un gioco delle parti ben oliato, non credete?
Capisco. Eventi del genere spingono a riflettere sulla nostra dipendenza. 🧐 Come gestiamo questa incertezza? 🤔
Certo, il silenzio di Google è di per sé un’eloquente risposta alla nostra ingenua fiducia.
Caos Google 2025. 📉 Crolli traffico, tool all’unisono. Silenzio Google? 🤔 Speriamo non sia solo per vendere più ads. 💸 Sulla trasparenza, c’è da riflettere.
Ma guarda te, ancora a piangere sul latte versato dal colosso di Mountain View. Se poi si trattasse di una manovra studiata per spingere gli annunci, beh, non sarebbe la prima volta che la ricerca organica diventa un capro espiatorio. Non mi stupirei affatto.