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Tra la comodità di controllare le SERP internazionali e la cessione di dati sulle nostre ambizioni globali, chi beneficia davvero di questa nuova funzione di Bing?
Bing introduce un selettore di Paese/Regione, promettendo più controllo sulle ricerche. Ma l'autore si chiede se questa comodità non sia, in realtà, una mossa di Microsoft per raccogliere dati preziosi sulle intenzioni internazionali degli utenti. È l'illusione di poter spiare i mercati esteri, mentre Bing analizza le tue ambizioni globali per i propri scopi.
La nuova opzione di Bing: più controllo per te o più dati per loro?
Ti è mai capitato di voler vedere cosa appare su un motore di ricerca come se fossi in un altro paese?
Magari per controllare il posizionamento di un tuo cliente all’estero o semplicemente per curiosità.
Ecco, Microsoft sembra aver finalmente ascoltato questa esigenza, introducendo una piccola, ma significativa, novità. Stanno testando un selettore di paese/regione direttamente nei risultati di ricerca, una funzione che permette di cambiare la propria geolocalizzazione virtuale con un paio di click.
La notizia, scovata da Frank Sandtmann, è semplice: invece di dover armeggiare con VPN o impostazioni complesse, potrai dire a Bing “mostrami i risultati come se fossi in Germania” pur stando seduto alla tua scrivania in Italia.
Utile, senza dubbio, soprattutto per chi lavora con la SEO internazionale.
Ma questa apparente concessione di libertà nasconde una domanda ben più scomoda: stiamo davvero ottenendo più controllo, o stiamo solo offrendo a Microsoft un’altra fetta delle nostre intenzioni su un piatto d’argento?
Un piccolo passo per Bing, un balzo già fatto da Google
Diciamocelo, questa non è un’invenzione rivoluzionaria. Google offre strumenti simili da una vita, e il fatto che Bing ci arrivi solo ora fa sorgere una domanda spontanea:
stanno davvero cercando di innovare o stanno semplicemente recuperando terreno, sperando che nessuno se ne accorga?
L’integrazione con l’intelligenza artificiale ha dato a Bing una visibilità che non vedeva da anni, attirando un’ondata di nuovi utenti. Forse Microsoft pensa che basti aggiungere qualche funzione “da professionisti” per trattenere chi è arrivato per curiosità.
Il punto è che una funzione del genere, per quanto comoda, non sposta gli equilibri. Non è questo che convincerà un’azienda a spostare il proprio budget pubblicitario da Google a Bing. Anzi, sembra quasi una mossa difensiva, un modo per dire “guardate, lo facciamo anche noi”.
Eppure, dietro questa facciata di normalità, si nasconde la vera partita che le Big Tech giocano da sempre, una partita che non riguarda le funzionalità, ma le informazioni.
L’illusione del controllo e la fame di dati
Ogni volta che usi un selettore come questo, stai comunicando a Microsoft qualcosa di estremamente prezioso. Non solo cosa cerchi, ma dove ti interessa essere visibile o da dove provengono i tuoi interessi commerciali.
Stai di fatto creando un profilo internazionale di te stesso o della tua azienda, informazione che per la piattaforma pubblicitaria di Microsoft vale tantissimo. Ti danno l’impressione di offrirti uno strumento per spiare i mercati esteri, quando in realtà sono loro che stanno analizzando le tue ambizioni globali.
Quindi, la prossima volta che userai questa comoda funzione, fermati un secondo a riflettere.
È uno strumento utile, non c’è dubbio.
Ma il vero beneficiario di questa trasparenza chi è?
Sei tu, che puoi analizzare una SERP straniera, o è Microsoft, che ha appena imparato che la tua prossima mossa di business potrebbe essere proprio in quel mercato?
La risposta, probabilmente, non ti piacerà.

Controllo? Più che altro, un bel buffet di dati per Microsoft. Chi pensano di prendere in giro con queste favole?
La nuova opzione di Bing è un bel giocattolo per illudersi di avere controllo, mentre Microsoft colleziona le nostre “ambizioni globali” per scopi ben più concreti. Che ironia, no?
Controllo su cosa? L’unica cosa certa è che Microsoft sa dove guardi, più di te. Chi beneficia? Non certo l’utente.
Controllo? Illusione. Bing raccoglie dati, come un detective privato di ambizioni globali. Noi crediamo di spiare, loro analizzano. Il vero beneficiario? Non noi, ma chi ha il portafoglio più gonfio. La tecnologia, a volte, è un cavallo di Troia.
La comodità di guardare altrove, eh? Un bel trucchetto per farci credere di avere potere, mentre loro si prendono il mondo. L’illusione è sempre un buon affare per qualcuno.
Certo, Giuseppina. L’illusione di controllo, un classico. Microsoft ci fa credere di avere la libertà di scegliere, mentre loro si prendono le briciole… e pure il pane. Chi ci guadagna? Loro, ovviamente.
Ma figurati. Più controllo? Mica siamo idioti. È solo un altro modo per raccogliere dati, per capire le nostre mosse prima ancora che le facciamo. Chi ci crede a ‘sta roba?
Il selettore di Paese/Regione su Bing è un po’ come dare una bussola a un cieco: si illude di vedere la rotta, mentre qualcun altro mappa le sue direzioni. Quante volte abbiamo desiderato la visibilità altrui, ignari di essere noi stessi la cartina geografica vivente di un’azienda?
Controllo? Più probabile che sia un nuovo modo per loro di spiarti globalmente.
Alessandro, vedo che la pensi come me. Più controllo? Illusione. Microsoft raccoglie dati, punto. Le ambizioni globali altrui, per loro business. Noi, solo cavie.
Microsoft: un occhio sulle nostre ambizioni globali, noi un occhio sulle loro?
Selezione geografica. Controllo o gabbia dorata per i dati? L’illusione del potere globale, mentre le nostre ambizioni diventano l’oro nero di Bing. Sorveglianza mascherata da comodità.
Questa funzionalità, una vera e propria bussola per navigare le onde delle SERP globali, solleva interrogativi degni di un’analisi predittiva. La promessa di controllo sulle ricerche internazionali si configura come un miraggio, mentre le vere intenzioni, quelle di Microsoft nel decifrare le nostre mire transnazionali, rimangono avvolte in un velo di incertezza.
Più controllo per noi, più dati per loro. Il solito trucco. Chi siamo noi per avere ambizioni globali, eh?