Le regole del digitale stanno cambiando.
O sei visibile o sei fuori. Noi ti aiutiamo a raggiungere i clienti giusti — quando ti stanno cercando.
Contattaci ora →
La guerra tra il gigante dell’editoria e il colosso dell’intelligenza artificiale si fa sempre più intensa, tra accuse di violazione del copyright, strategie legali e nuove tecnologie
La 'guerra fredda' tra OpenAI e New York Times si acuisce. ChatGPT schiva i link del quotidiano per una causa sul copyright, ma usa ancora contenuti 'fantasma'. Questa mossa ambigua di OpenAI, che lancia il suo browser Atlas, evidenzia una battaglia cruciale per il controllo dell'informazione e il futuro del copyright.
Hai notato qualcosa di strano ultimamente usando la funzione di navigazione di ChatGPT?
Se hai cercato informazioni che potrebbero portarti sul sito del New York Times, potresti aver assistito a una vera e propria schivata digitale. Il bot, infatti, sembra evitare quei link con la stessa perizia di un gatto che salta una pozzanghera.
Non è un caso, né un bug del sistema. È l’ultimo capitolo, visibile a tutti, di una battaglia legale e tecnologica che si sta combattendo senza esclusione di colpi tra il colosso dell’editoria e il gigante dell’intelligenza artificiale.
Questa non è una semplice anomalia tecnica, ma una mossa calcolata in una partita a scacchi molto più grande.
Una partita dove in palio c’è il futuro dell’informazione, del copyright e, diciamocelo, di chi controllerà le porte d’accesso alla conoscenza.
Ma cosa si nasconde davvero dietro questa manovra apparentemente difensiva?
Una ritirata strategica, non una resa
Per capire perché ChatGPT tratti i link del New York Times come se scottassero, dobbiamo fare un passo indietro. Il quotidiano americano ha fatto causa a OpenAI per una violazione massiccia del copyright, accusandola di aver usato milioni di suoi articoli per addestrare i modelli linguistici senza permesso né compenso.
Di tutta risposta, il New York Times ha anche bloccato GPTBot, il crawler di OpenAI, impedendogli di analizzare i suoi nuovi contenuti. La reazione di OpenAI, quindi, di evitare attivamente di linkare al sito, come riportato su Gizmodo, sembra una mossa per dimostrare buona fede in tribunale: “Vedete? Stiamo alla larga, non vogliamo altri problemi”.
Quindi, tutto risolto?
OpenAI fa la brava e rispetta i confini imposti?
Non proprio.
La situazione è molto più ambigua di così, perché se da un lato il bot evita di creare nuovi collegamenti, dall’altro le informazioni del giornale continuano a emergere nelle sue risposte. E qui la faccenda si complica.
Il paradosso dei contenuti “fantasma”
Ecco il punto che dovrebbe farti riflettere: nonostante il blocco attivo dei link, il New York Times continua a comparire nelle risposte di ChatGPT.
Come è possibile?
La spiegazione più probabile è che l’intelligenza artificiale stia attingendo alla sua “memoria”, cioè ai dati raccolti prima che il blocco diventasse effettivo. In pratica, OpenAI non sta più raccogliendo attivamente nuove informazioni, ma continua a usare quelle che ha già “digerito” in passato.
Questa è una dimostrazione dell’adattabilità dell’IA, ma solleva una domanda scomoda: è un vero rispetto delle regole o un’astuzia per aggirarle?
Diciamocelo, la cosa puzza un po’.
È come se ti dicessi di non entrare più in casa mia, e tu smettessi di bussare alla porta ma continuassi a usare le foto che hai scattato tempo fa al mio arredamento per descriverlo agli altri.
La mossa di OpenAI è davvero un gesto di pace o una semplice manovra per salvarsi la faccia in tribunale, continuando di fatto a sfruttare il lavoro altrui?
Il confine tra conformità e furbizia è sottilissimo, e questa ambiguità non fa che aumentare la diffidenza.
E ora OpenAI si costruisce il suo browser
Come se non bastasse, in questo clima di tensione, OpenAI ha appena calato un altro asso, annunciando ChatGPT Atlas. Non si tratta di un semplice aggiornamento, ma di un vero e proprio browser con ChatGPT integrato, pensato per offrire un’esperienza di navigazione completamente nuova, con tanto di “agenti” capaci di eseguire compiti in autonomia.
La mossa è chiara: OpenAI non vuole più essere solo uno strumento dentro il web, ma vuole diventare la porta d’accesso al web.
Questa strategia, come annunciato da OpenAI stessa, cambia completamente le carte in tavola. Controllando il browser, OpenAI controlla il flusso di informazioni dalla A alla Z, decidendo quali fonti privilegiare, quali ignorare e come presentare i contenuti. La disputa con il New York Times diventa così un caso esemplare di una lotta di potere molto più ampia.
Stiamo forse andando verso un futuro in cui le intelligenze artificiali non solo ci daranno le risposte, ma decideranno anche quali domande possiamo fare e quali fonti meritano di essere viste?
La battaglia è appena iniziata.

Davvero affascinante osservare questi giganti tecnologici che danzano sul filo del copyright; mi domando se questa guerra fredda digitale porterà a un’era di contenuti più “autentici” o semplicemente a un maggiore sarcasmo online. 🤔
Questi giganti tech sono come pesciolini che nuotano in un acquario dorato, evitando le alghe che potrebbero graffiare. Il copyright è una rete spinosa. Chissà se questo ci porterà a un mare di informazioni più limpido, o solo a più onde di fumo.
Capisco il timore per la tecnologia. 🤖 Ma schivare i link? È un segnale di debolezza o astuzia? Personalmente, vedo solo un’ulteriore conferma che la fiducia digitale è un lusso.
Che strano! 🧐 Il mio ChatGPT evita i link del NYT. Che succederà?
Mah, OpenAI che fa finta di niente coi link. Mi sa che dietro c’è un piano grosso. La tecnologia avanza, ma le vecchie regole non cambiano.
Sempre la solita storia: chi ha il potere schiaccia. Non c’è futuro, solo controllo.
Ma che storia! 🤯 OpenAI che fa lo gnorri coi link del NYT. Se il mio hotel facesse così, mi ritroverei a dormire in corridoio. Non si può mica lavorare così. 🙄 Chissà chi la spunterà.
Ah, la solita danza tra chi crea e chi possiede. OpenAI che schiva i link? Mi ricorda un po’ il mio primo tentativo di gestire un e-commerce: tanta voglia di fare, ma qualche scorciatoia la trovavi sempre.