Ray-Ban Meta: tecnologia top, ma a che prezzo?

Anita Innocenti

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Tecnologia all’avanguardia e design iconico si scontrano con dubbi sulla sorveglianza costante e l’uso dei dati personali da parte di Meta.

I Ray-Ban Meta di seconda generazione stupiscono per la tecnologia avanzata: fotocamera 12MP, autonomia estesa e integrazione con Meta AI. Tuttavia, questa efficienza genera un profondo dilemma sulla privacy. Il design discreto e il LED quasi invisibile alimentano il dibattito sull'impatto sociale: siamo disposti a barattare la nostra e altrui riservatezza per la comodità di un dispositivo che rischia di normalizzare una sorveglianza costante?

Ray-Ban Meta: tecnologia top, ma a che prezzo?

I nuovi occhiali smart di Meta, realizzati in collaborazione con Ray-Ban, sono arrivati alla loro seconda generazione e, diciamocelo subito, a livello tecnico hanno fatto centro. Funzionano dannatamente bene, forse anche troppo.

Ma è proprio questa efficienza quasi inquietante a sollevare una domanda fondamentale: siamo sicuri che sia una buona idea avere una telecamera sempre accesa sul naso?

Perché, al di là delle specifiche da urlo, l’esperienza d’uso lascia un retrogusto amaro, una sensazione di disagio che è difficile da ignorare.

Il punto è che questi dispositivi, venduti a partire da 379 dollari, non sono più un giocattolo per nerd. Sono un prodotto maturo che si integra perfettamente nella vita di tutti i giorni.

Forse troppo.

E questo ci porta dritti al cuore del problema, un paradosso che sta definendo l’intera categoria dei wearable: la tecnologia è impressionante, ma l’impatto sociale è tutto da decifrare.

Sulla carta, un salto di qualità notevole

Rispetto al primo modello, i miglioramenti sono evidenti. Meta ha ascoltato i feedback e ha potenziato quasi ogni aspetto. Parliamo di una fotocamera che passa a 12 megapixel, capace di girare video in 3K, e di una batteria che, finalmente, arriva a durare fino a otto ore con un uso misto.

Come descritto nel dettaglio da Wired, anche l’audio è stato migliorato, rendendo le chiamate e l’ascolto di musica un’esperienza più che decente. Insomma, sulla carta, hanno tutto quello che potresti desiderare da un paio di occhiali smart nel 2024.

Il design resta quello iconico di Ray-Ban, e questa è una mossa astuta: si mimetizzano tra gli occhiali normali, rendendo quasi impossibile per chi ti sta di fronte capire che potresti star registrando un video. E mentre la tecnologia fa passi da gigante, resta il dubbio se questi passi stiano andando nella direzione giusta per tutti.

Tutto perfetto, quindi?

Non proprio.

Perché quando spegni la fotocamera e ti guardi intorno, iniziano i problemi veri.

Il fattore “inquietudine”: quando la privacy diventa un’opinione

È qui che le cose si complicano.

Perché un conto è la scheda tecnica, un altro è indossare questi occhiali in mezzo alla gente. Chi li ha provati per un periodo prolungato, parla di una sensazione costante di essere “invasivi”.

Non solo verso gli altri, ma anche verso se stessi.

L’idea di poter catturare ogni momento con un semplice comando vocale o un tocco sulla stanghetta trasforma la realtà in un potenziale contenuto da archiviare o condividere.

Ti sentiresti a tuo agio a parlare con un amico sapendo che potrebbe, in qualsiasi istante, registrare la tua conversazione senza che tu te ne accorga?

Certo, un piccolo LED si accende durante la registrazione, ma è talmente discreto che è facile non notarlo. E così, la privacy, da diritto fondamentale, rischia di diventare una questione di attenzione.

Meta sta normalizzando l’idea di una sorveglianza reciproca e costante, mascherandola da gadget alla moda.

E questa sensazione di disagio si amplifica quando entra in gioco l’asso nella manica di Meta: l’intelligenza artificiale.

L’IA al tuo servizio… o di Meta?

La vera novità di questa seconda generazione è l’integrazione con Meta AI. L’idea è quella di darti un assistente personale sempre a disposizione: puoi chiedergli di identificare un monumento, di tradurre un testo in tempo reale o di suggerirti una didascalia per la foto che hai appena scattato.

Affascinante, senza dubbio.

Ma anche qui, la domanda sorge spontanea: a chi serve davvero tutta questa tecnologia?

Ogni comando vocale, ogni domanda che poni, ogni oggetto che fai analizzare all’IA è un’informazione preziosa che finisce dritta sui server di Meta. L’azienda ti offre un servizio apparentemente utile, ma in cambio ottiene un accesso senza precedenti al tuo mondo, ai tuoi interessi, al contesto in cui vivi.

Ti sta vendendo la comodità, ma il prezzo reale è la tua vita analizzata e data in pasto ai suoi algoritmi.

La domanda finale, quindi, non è se questi occhiali funzionano.

Funzionano, eccome.

La vera domanda è un’altra: siamo disposti a pagare il prezzo non scritto sul cartellino, barattando la nostra e l’altrui privacy per qualche funzione smart?

A te la risposta.

Anita Innocenti

Sono una copywriter appassionata di search marketing. Scrivo testi pensati per farsi trovare, ma soprattutto per farsi scegliere. Le parole sono il mio strumento per trasformare ricerche in risultati.

19 commenti su “Ray-Ban Meta: tecnologia top, ma a che prezzo?”

  1. Un’arma a doppio taglio, questa tecnologia. L’efficienza è un miraggio, la privacy una chimera perduta nel flusso dei dati.

    1. Cara Sara, la tua metafora della lente mi colpisce come un fulmine a ciel sereno. Mi ritrovo a pensare a quanti occhi invisibili ci stiano già osservando, mentre noi, ignari, ci trasformiamo in telecamere ambulanti. Un futuro che bussa alla porta con un sorriso, ma con uno sguardo che mi inquieta profondamente.

    2. Ragazzi, questa roba è pazzesca! Efficienza pazzesca, ma la privacy? Dobbiamo starci attenti, è roba seria. La comodità è ok, ma a quale costo per la nostra vita privata?

      1. Ma certo, il futuro è qui, con telecamere integrate e il nostro volto ovunque. Chi controlla chi, poi? Alla faccia della privacy, eh?

    1. Veronica Napolitano

      Ah, i soliti gadget che ci promettono il futuro. Filmano tutto, eh? Certo che sì. Poi ci chiediamo perché ci sentiamo osservati. Un prezzo alto per l’ego, direi.

    1. Alessio De Santis

      Questi occhiali, un vero specchio dei tempi, registrano tutto. Ma è un riflesso vero, o un miraggio? La nostra vita diventa uno spettacolo?

  2. ‘Sti Ray-Ban Meta filmano tutto, mica male ‘sto marchingegno. Però ‘sta privacy che si sbriciola, roba da matti. Quanto vale un occhio sempre puntato?

    1. Giorgio Martinelli

      Una lente sulla realtà, ma quale realtà registriamo? Con questa tecnologia si rischia di normalizzare uno sguardo perenne, un flusso di dati che pare innocuo. Ma non ci si ferma a pensare a quale prezzo si compra questa “vista”?

  3. Carlo Benedetti

    Questa tecnologia mi lascia perplesso. Tanta efficienza, ma la paranoia suggerisce che pagheremo caro il “vantaggio”.

  4. Sì, geniali. Ma ‘sti occhi elettronici, eh? Un po’ mi agghiaccia pensare a chi ci filma. Sempre. E se poi capiscono tutto? Oggi pago, domani… chi lo sa.

  5. Silvia Graziani

    Ma che figata ‘sti Ray-Ban Meta, però ‘sto fatto della privacy mi fa un attimo impazzire, eh! Siamo sicuri che ‘sta comodità valga il rischio di finire su tutti i social a nostra insaputa?

    1. Danilo Graziani

      Meta ci spinge nell’abisso. L’efficienza è solo un velo. Quanto costa questa “comodità” in termini di libertà?

  6. Benedetta Donati

    Un occhio che vede sempre, un dato che scivola via. La comodità è una sirena che ci culla verso l’ignoto. Ma il nostro riflesso sarà ancora nostro?

  7. Guarda, la tecnologia è un’arma a doppio taglio. Questi occhiali sono un gioiello d’ingegneria, ma il prezzo è la nostra ombra digitale che si allunga. È una palla al piede.

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