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L’Intelligenza Artificiale conquista la ricerca online, ma le vendite restano ancorate ai metodi tradizionali, creando nuove sfide per il traffico web e la visibilità dei brand.
Le AI Overviews di Google stanno ridefinendo la ricerca, polarizzando scoperta e acquisto. L'IA gestisce le ricerche informative, ma le vendite restano ancorate al search tradizionale. Un'analisi BrightEdge rileva instabilità e un drastico calo dei click verso i siti web. McKinsey prevede un dimezzamento del traffico entro il 2028. L'impatto varia per settore, generando preoccupazioni per i brand.
La ricerca va all’IA, ma la cassa la fa ancora il vecchio search
Una nuova analisi di BrightEdge ha messo nero su bianco quello che molti sospettavano.
Hanno analizzato migliaia di parole chiave per l’e-commerce e hanno scoperto una dinamica a dir poco schizofrenica: a settembre, le AI Overviews coprivano il 26% delle chiavi di ricerca, per poi crollare al 9% solo un mese dopo.
Un’altalena che la dice lunga sulla stabilità di questa tecnologia e su quanto Google stia ancora andando a tentoni.
Il punto è che, al di là dei numeri ballerini, emerge un dato che non puoi ignorare: l’IA serve a farsi un’idea, a confrontare, a studiare.
Ma quando si tratta di tirare fuori la carta di credito, il tuo cliente torna sui risultati classici.
Questa divisione dei compiti solleva una domanda scomoda: se l’IA intercetta tutta la fase informativa, che fine fa il traffico che prima arrivava al tuo blog o alle tue guide?
Stiamo forse assistendo a un nuovo modo con cui Google si tiene gli utenti stretti, fornendo risposte pronte all’uso e riducendo la necessità di visitare altri siti?
Il vero costo delle risposte immediate: il crollo dei click
La risposta a quella domanda, purtroppo, non è rassicurante. Le IA Overviews, con le loro risposte confezionate, stanno diventando un muro sempre più alto tra te e i tuoi potenziali clienti. Le persone trovano la pappa pronta direttamente nella SERP e non sentono più il bisogno di approfondire.
Il risultato?
Un calo drastico dei click verso i siti web. Stando ai dati, la presenza di un riassunto generato dall’IA quasi dimezza la probabilità che un utente clicchi su un link tradizionale. E questo è un problema serio, perché meno visite significano meno opportunità di contatto, meno lead e, alla fine, meno vendite.
La cosa preoccupante è che non si tratta di un fenomeno passeggero. McKinsey prevede che entro il 2028 oltre il 75% delle ricerche avrà un sommario IA, con un potenziale calo di traffico per i brand che può arrivare fino al 50%.
Cifre che non possono essere ignorate.
E mentre Google parla di “migliorare l’esperienza utente”, viene da chiedersi se il vero obiettivo non sia quello di trasformare il suo motore di ricerca in una sorta di enciclopedia chiusa, dove le informazioni vengono fornite, sì, ma senza mai lasciare il recinto di Big G.
Non tutti i settori sono uguali (e qualcuno paga il conto più salato)
Come se non bastasse, l’impatto di questa rivoluzione non è uguale per tutti. Dopo il crollo di visibilità di ottobre, alcuni settori hanno tenuto botta molto meglio di altri. Categorie come Grocery & Food o TV & Home Theater hanno mantenuto una buona parte della loro copertura AI.
Al contrario, settori come Arredamento, Decorazioni per la casa e Abbigliamento hanno visto la presenza delle AI Overviews letteralmente polverizzata.
La spiegazione sembra logica: l’IA funziona bene per le domande informative (“qual è il miglior frullatore?”), ma quando la ricerca diventa più legata al gusto personale e all’acquisto d’impulso, il suo ruolo si ridimensiona.
Questa differenza svela una stagionalità ben precisa nella strategia di Google.
Novembre è il mese della scoperta, dove l’IA domina con contenuti educativi e comparativi. A dicembre, invece, quando la gente vuole solo comprare, le query transazionali tornano a premiare le pagine prodotto classiche.
È un gioco di equilibri sottile, dove Google sembra decidere chi e quando merita visibilità, lasciando gli imprenditori a inseguire un algoritmo sempre più imprevedibile e, diciamocelo, sempre più orientato a favorire i propri interessi.

Questa nuova frontiera tecnologica mi fa pensare a un miraggio nel deserto: sete di conoscenza appagata, ma il pozzo rimane lontano. Le vendite, quel flusso vitale, sembrano sfuggire ancora alle spire dell’intelligenza artificiale, lasciandoci con le mani vuote.
L’IA si mangia il sapere, ma le vendite? Un’altra storia. Il vecchio carretto tira ancora. Chi ci capisce è bravo.
L’IA si prende la parte “informativa” della ricerca, lasciando briciole ai siti. Non mi resta che chiedermi se questo “progresso” porterà davvero a un futuro più proficuo o se siamo solo spettatori di una contrazione del traffico verso l’oblio digitale, un paradosso che mi fa sorridere amaramente.
L’IA si erge a oracolo, dispensando sapere a piene mani, ma il portafoglio, ahimè, resta il terreno di caccia del solito navigatore. Un ossimoro pubblicitario, invero, dove la scoperta è gratis e la transazione a pagamento. Speriamo solo che il buon senso non cada vittima di questo rapido progresso.
Il traffico web? Un vaso di Pandora scoperchiato dall’IA. Le risposte a portata di mano, ma i soldi? Ancora in barca con il vecchio navigatore. Pericoloso equilibrio, questo.
Mah, ‘sti algoritmi che ti mettono il pasto pronto. Poi mi dici che il click cala. Logico. L’IA ti fa il riassunto, ma il portafoglio? Ancora da vecchi metodi. ‘Sta roba mi puzza di fregatura.
Il vecchio search è un’ancora arrugginita. L’IA ti porta il pasto, ma il conto? Chi lo paga?
Guarda, ‘sta storia dell’IA che ti porta il piatto pronto, ma poi ti fa pagare il conto al vecchio caro search… sembra la favola del corvo con la volpe, ma con meno zucchero e più algoritmi. Mi chiedo se alla fine saremo noi a dover pagare per aver chiesto troppo alla macchina.
Ma quando la smettono? Il traffico crolla e loro sperimentano. Così non si fa.
Eh, la solita storia. L’IA ci dà le risposte, ma i soldi li fa ancora il vecchio modo. Non mi aspetto grandi cambiamenti, alla fine.
Siamo alla frutta. L’IA risponde, le vendite? Quelle restano a terra.
Il vecchio search è un miraggio, l’IA raccoglie i semi, ma chi miete il grano?
L’IA si prende la gloria informativa, ma il fatturato? Un’illusione ottica, direi. Forse è ora di ripensare il gioco, o finiremo per raccogliere polvere.
Ah, l’IA risponde. Bene. Le vendite, però, quelle rimangono nelle mie mani. Forse il vecchio search aveva i suoi meriti, no? Curioso.
La ricerca va all’IA, ma la cassa la fa ancora il vecchio search. Un disallineamento totale. Le PMI devono capire dove puntare i loro sforzi. Altrimenti, finiscono nel dimenticatoio.
La ricerca si è fatta furba, ma il portafoglio? Resta sordo. L’IA risponde, ma non paga le bollette. Siamo sicuri che questa sia l’evoluzione, o solo un altro specchietto per le allodole digitali?
L’IA inghiotte le risposte, ma le vendite? Un miraggio.
L’IA sembra aver rubato la scena nelle risposte immediate, lasciando i siti web a navigare in acque più agitate. Sarà l’intelligenza artificiale la nuova porta girevole del commercio digitale o solo un miraggio nella nebbia della ricerca?