Google potenzia l’AI Mode: la ricerca diventa un agente personale che prenota per te

Anita Innocenti

Le regole del digitale stanno cambiando.

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Google trasforma la ricerca in un agente personale: prenota ristoranti, biglietti e appuntamenti, ma questa rivoluzione è un’esclusiva per pochi eletti e solleva interrogativi sul controllo del web.

Google rivoluziona la ricerca con un'AI Mode potenziata, trasformandola in un agente personale che prenota ristoranti, eventi e servizi. Sfruttando Gemini 2.0 e partnership strategiche, promette comodità, ma solleva seri interrogativi su monopolio, accesso esclusivo a pagamento e responsabilità in caso di errori. È un futuro più semplice per tutti o un "giardino dorato" per pochi eletti?

Non più un motore di ricerca, ma il tuo assistente personale (che prenota per te)

Fino a ieri, potevi chiedere all’AI Mode di trovarti un ristorante. Utile, certo. Ma ora puoi lanciare una richiesta molto più specifica, tipo: “trovami due biglietti economici per il concerto degli Shaboozey, preferibilmente in piedi”. A quel punto, l’intelligenza artificiale non si limita a darti una lista di link, ma scandaglia diversi siti di ticketing, confronta i prezzi e ti presenta le opzioni migliori, pronte per essere acquistate.

Lo stesso vale se vuoi prenotare un taglio di capelli o un massaggio: specifichi le tue esigenze e lui cerca la disponibilità nei saloni della tua zona.

Capisci la differenza?

Google non è più una finestra sul web, ma un concierge che fa il lavoro sporco per te. Questo significa meno passaggi, meno siti da visitare e, in teoria, un’esperienza molto più fluida. Si passa dalla ricerca di informazioni al completamento di un’azione. Una bella comodità, non c’è che dire.

Ma come fa Google a fare tutto questo?

Non è magia, è una combinazione di tecnologia potentissima e accordi commerciali strategici che sollevano qualche domanda su chi controlli davvero il processo.

Dietro le quinte: la tecnologia e gli accordi commerciali

Alla base di tutto c’è una tecnologia che Google chiama Project Mariner, costruita sul suo ultimo modello di intelligenza artificiale, Gemini 2.0. Questo sistema è in grado di navigare il web in tempo reale, interpretare i dati e interagire con le pagine, un po’ come farebbe un essere umano.

Ma la tecnologia da sola non basta.

Il vero asso nella manica di Google sono le partnership con i colossi delle prenotazioni: da OpenTable e Resy per i ristoranti, a Ticketmaster e StubHub per gli eventi, fino a Booksy per i servizi di bellezza, come riportato da Search Engine Journal.

Questi accordi danno a Google un accesso privilegiato a inventari e prezzi in tempo reale, un vantaggio competitivo che concorrenti come Perplexity AI o OpenAI, al momento, possono solo sognare.

Ed è qui che sorge il dubbio: rendendo la vita così facile all’utente, Google non sta forse diventando un intermediario obbligatorio, un casello dal quale tutti, utenti e aziende, devono passare?

L’azienda sta di fatto costruendo un percorso preferenziale all’interno del suo stesso ambiente, rendendo sempre meno necessario uscirne.

E se pensi che questa nuova meraviglia sia a disposizione di tutti, beh, ti sbagli di grosso.

Google ha già deciso chi può far parte di questo club esclusivo e chi, per ora, deve accontentarsi di guardare da fuori.

Un esperimento per pochi eletti: ma a quale prezzo?

Questa nuova funzionalità non è per tutti. Attualmente è un’esclusiva per gli utenti negli Stati Uniti iscritti al programma sperimentale Search Labs.

Ma c’è di più: mentre la prenotazione dei ristoranti è accessibile a tutti gli iscritti, quella di biglietti ed eventi è riservata solo agli abbonati ai piani a pagamento Google AI Pro e Ultra.

Insomma, l’intelligenza artificiale più evoluta diventa un servizio premium.

Non è esattamente una democratizzazione della tecnologia, vero?

Inoltre, Google stessa mette le mani avanti, ammettendo sulla sua pagina Search Labs che “è ancora un esperimento e potrebbe commettere errori”.

Una frase che dovrebbe far riflettere.

Cosa succede se l’IA prenota il concerto sbagliato, o peggio, un appuntamento non rimborsabile che non volevi?

Di chi è la responsabilità?

La comodità ha un prezzo, e a volte questo prezzo è il rischio. Per le aziende, invece, il rischio è un altro: chi non si adegua agli standard di Google, utilizzando dati strutturati e magari stringendo partnership, rischia semplicemente di diventare invisibile.

La domanda finale è lecita: Google sta costruendo un futuro più semplice per gli utenti o sta solo erigendo un muro ancora più alto intorno al suo giardino dorato, decidendo chi può entrare e cosa può fare?

Anita Innocenti

Sono una copywriter appassionata di search marketing. Scrivo testi pensati per farsi trovare, ma soprattutto per farsi scegliere. Le parole sono il mio strumento per trasformare ricerche in risultati.

20 commenti su “Google potenzia l’AI Mode: la ricerca diventa un agente personale che prenota per te”

  1. Ma certo, l’AI ci prenota tutto! Un’armata di maggiordomi digitali, pronti a servirci. Peccato che il conto lo paghiamo noi, in dati e in “servizi premium”. E se sbagliano? Chi si assume la responsabilità?

  2. Raffaele Graziani

    Che il web diventi un maggiordomo digitale suona quasi come una favola moderna, peccato che le fiabe spesso celino inganni. Mi chiedo se questa comodità non sia una mano visibile che ci guida, silenziosamente, verso un unico sentiero.

  3. Il “potenziamento” della ricerca per prenotare al posto nostro, un prodigio. Naturalmente, questo lusso non sarà per tutti, ma per chi ha le tasche piene. Un po’ come avere un maggiordomo digitale, ma solo se sei un nobile.

    1. La convenienza offerta da un agente di prenotazione personale è innegabile, ma questa svolta digitale rischia di creare un divario, come un ponte levatoio che separa il castello dalla plebe.

  4. Giuseppina Negri

    L’idea di un assistente digitale che ci semplifichi la vita è allettante, non c’è che dire. Ma se questa comodità diventa un servizio premium, accessibile solo a chi paga, non stiamo creando un’ulteriore divisione? La vera innovazione dovrebbe essere inclusiva, non un privilegio per pochi.

    1. Ma figuriamoci, questo “agente personale” è solo un altro modo per imbrigliare il povero utente in un giardino recintato, promettendo comodità mentre si stringe la morsa del controllo. Chissà quanti “errori” innocenti verranno attribuiti all’algoritmo, vero?

      1. Giuseppina Negri

        Ma smettetela con ‘sta favola dell’assistente personale! Sarà un altro modo per farci spendere e controllare ogni nostra mossa. Presto chiederemo il permesso pure per respirare, e mica gratis! E se poi sbaglia a prenotare, chi paga?

    2. Sì, comodo, ma chi assicura che sia equo per tutti? Mi sa che ci toccherà pagare il conto per ‘sti agenti. Speriamo non sia l’ennesima presa in giro.

      1. Giuseppina Negri

        Ma pensa te, un assistente che prenota pure! Speriamo non ci faccia fare brutta figura con le prenotazioni, sennò chi la sente!

    1. Clarissa Graziani

      Che comodità! Peccato che questa piccola magia sia per pochi. Mi chiedo, navigando in questo mare di comodità a pagamento, se non stiamo affondando nella nostra stessa indifferenza. È un bel problema, non trovate?

    2. Isabella Sorrentino

      Affascinante questa “rivoluzione” che trasforma la ricerca in un servizio a pagamento. Sembra che il futuro del web sia sempre più un club esclusivo, dove la comodità si compra. Resta da capire chi garantirà che questo agente personale non ci conduca verso le rocce.

  5. Che bella favola. Un agente personale che prenota per te, ma solo se hai la tessera del club esclusivo. Benvenuti nel futuro, dove la comodità è un privilegio a pagamento e il monopolio si veste da assistente. Sono stufa di questi “salti in avanti” che ci lasciano indietro.

    1. Un assistente personale che prenota? L’ennesima illusione di democratizzazione tecnologica, una chimera confezionata per pochi, mentre il monopolio consolida il suo impero sotto nuove spoglie.

    2. Danilo Graziani

      L’agente personale prenota, ma chi paga il conto della nostra privacy? Un nuovo capitolo nella saga del controllo digitale.

      1. Ma certo, un assistente personale a pagamento. Perfetto. Si prepara il terreno per un web a due velocità, dove chi paga accede ai servizi “migliori” e gli altri navigano tra i resti. Il futuro è sempre così brillante per chi ha il portafoglio gonfio.

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