Chrome e il pulsante AI: La mossa strategica di Google per il controllo dell’informazione

Anita Innocenti

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L’azienda californiana lancia la nuova funzionalità per Chrome nel tentativo di contrastare l’ascesa di browser alternativi basati sull’intelligenza artificiale e trattenere gli utenti nel proprio ecosistema

Google lancia il pulsante 'AI Mode' in Chrome per smartphone, una mossa strategica quasi difensiva. L'obiettivo è tenere gli utenti incollati al suo ecosistema AI, contrastando l'ascesa di concorrenti come OpenAI e Perplexity AI. Più che comodità, è una battaglia per il controllo dell'accesso all'informazione, un recinto dorato per i nostri dati.

Chrome e il pulsante AI: la mossa di Google per non farti scappare dalla concorrenza

Apri una nuova scheda su Chrome dal tuo smartphone e, puf, eccolo lì. Un nuovo pulsante, piazzato proprio sotto la barra di ricerca, con su scritto “AI Mode”.

Google te lo sbatte in faccia dal 5 novembre, e non l’ha fatto per farti un favore.

Questa, diciamocelo, è una mossa strategica, quasi difensiva, per tentare di tenerti incollato al suo mondo mentre la concorrenza, quella vera, bussa forte alla porta.

A prima vista sembra una semplice scorciatoia per accedere alla ricerca potenziata dall’intelligenza artificiale. Ma quando si tratta di Google, la semplicità è quasi sempre una facciata che nasconde una strategia ben più complessa per mantenere il controllo.

Un pulsante per domarli (e tenerli legati)

Il concetto è disarmante nella sua efficacia: un solo tocco e inizi a “parlare con la ricerca”. Niente più menù da spulciare o comandi da ricordare. Google sa bene che sul mobile la pigrizia vince sempre e ha deciso di giocarsi la carta della comodità assoluta. L’obiettivo? Farti usare il suo modello AI, Gemini 2.5, invece di farti venire la tentazione di aprire altre app o browser.

Questo pulsante, come descritto da TechCrunch, non si limita a darti risposte più articolate. Ti permette di avere vere e proprie conversazioni, di approfondire argomenti, di fare domande complesse senza dover digitare poemi.

È una funzionalità potente, non c’è dubbio.

Ma la domanda che dovresti porti è: questa comodità è pensata per servire te o per servire Google, assicurandosi che ogni tua singola interazione con l’informazione passi, ancora una volta, attraverso i suoi server?

E il tempismo con cui tutto questo è stato lanciato non è affatto casuale.

Tempismo perfetto o mossa della disperazione?

Il lancio è arrivato giusto un giorno dopo l’annuncio di nuove capacità “agentic” per l’AI Mode, quelle che permettono all’IA di compiere azioni al posto tuo, come prenotare un tavolo o fissare un appuntamento.

Google sta correndo, e corre perché sente il fiato sul collo.

Nomi come Perplexity AI stanno già rosicchiando fette di mercato, proponendo un’esperienza di ricerca diversa, spesso più pulita e senza la valanga di pubblicità a cui Google ci ha abituato.

Ma la minaccia più grande ha un altro nome: OpenAI.

Penso ad Atlas, un browser costruito nativamente attorno all’IA, non un vecchio browser a cui è stata “attaccata” una funzione AI.

Mi chiedo: Chrome rischierà di sembrare di colpo un pezzo da museo?

La mossa di Google, quindi, più che un’innovazione proattiva, puzza di reazione a una minaccia che potrebbe mettere in discussione il suo intero dominio.

Stanno cercando di rendere il loro prodotto “abbastanza buono” da non farti sentire il bisogno di guardare altrove.

Ma basta questo a fermare l’onda del cambiamento?

Non è solo un pulsante, è una dichiarazione di guerra (per i tuoi dati)

Non farti ingannare: non si tratta solo di un pulsante. È la punta dell’iceberg di una strategia molto più ampia. Google ha già pianificato l’espansione in 160 paesi, l’integrazione con Google Lens per fare domande su ciò che vedi sullo schermo e funzioni come “Canvas” per organizzare le tue ricerche. Stanno costruendo un recinto dorato, sempre più comodo e funzionale, per assicurarsi che tu non voglia (e non possa) più uscirne.

Ogni nuova funzione, ogni scorciatoia, è un altro mattoncino nel muro di questo giardino recintato. La vera partita non si gioca sulla qualità della singola risposta dell’IA, ma sul controllo del punto di accesso all’informazione. Con questo pulsante, Google non ti sta solo offrendo uno strumento; ti sta dicendo, senza troppi giri di parole: “Resta qui. Non c’è bisogno di andare altrove. Pensiamo a tutto noi”.

Resta da vedere a quale prezzo.

Anita Innocenti

Sono una copywriter appassionata di search marketing. Scrivo testi pensati per farsi trovare, ma soprattutto per farsi scegliere. Le parole sono il mio strumento per trasformare ricerche in risultati.

17 commenti su “Chrome e il pulsante AI: La mossa strategica di Google per il controllo dell’informazione”

  1. Google ci regala un pulsante magico. Certo, per non farci andare altrove, mica per darci una mano. L’informazione chiusa in un box, tutto sotto controllo. Ci stanno trasformando in topi da laboratorio, ma con un bel display.

  2. Silvia Graziani

    Ma dai, ‘sta roba di Google è un po’ da furbetti, non trovi? Pensano di renderci tutti dei nerd super connessi, ma alla fine ci tengono solo più incatenati al loro giocattolo. Io poi, con tutta la mia fiducia nella tecnologia, mi sento un po’ presa in giro.

    1. Ma guarda un po’! 🤨 Un pulsantino magico per “aiutare”. Certo, come no. Google pensa di tenerci tutti belli stretti nel suo recinto digitale. Io, invece, mi chiedo: e se poi ci chiudono dentro per davvero? 🤔 Ci pensate?

      1. Silvia Graziani

        Ma quale comodità, questa è pura gabbia dorata per i nostri dati! Google ci chiude ancora di più nel suo giardino recintato, vero? Io, personalmente, la vedo come una mossa disperata per non perdere il controllo.

  3. Andrea Ruggiero

    Un cerchio si stringe. Google, il pastore, mette il suo collare AI. Gli utenti, pecore ignare, brucano dove indicato. E noi, cosa facciamo? Ci facciamo tosare senza fiatare?

    1. Un pulsante AI, diciamocelo, è solo una scusa per non investire in un browser alternativo. Meglio un recinto digitale ben sorvegliato che un prato libero ma sconosciuto?

  4. Danilo Graziani

    Google ingabbia l’utente con il suo pulsante AI. Un trucco da prestidigitatore digitale. E noi, spettatori ignari, applaudiamo. Quando il “progresso” diventa una catena?

    1. Danilo, la “gabbia” è ormai il nostro habitat. 🤷‍♀️ Il “progresso” ci sta solo rendendo più comodi i muri.

  5. Ma certo, Google ci “aiuta” a non uscire dalla sua gabbia digitale. Un pulsante che ti tiene incollato, che meraviglia. Chissà se questo “aiuto” si traduce poi in una genuina utilità o solo in un altro modo per ficcare il naso nei nostri affari.

    1. Giuseppina Negri

      Interessante. Google sigilla ulteriormente il suo giardino, assicurandosi che l’erba degli utenti rimanga ben tosata al suo interno. Chi si stupisce, dopotutto? L’informazione è potere, e Google pare voler mantenere la chiave del cancello ben stretta.

      1. Alessandro Lombardi

        Capisco la preoccupazione. Google cerca di trattenere gli utenti, un approccio prevedibile. Speriamo ci sia sempre spazio per alternative libere.

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