Google a Bruxelles: la proposta per evitare lo smembramento e i nodi dell’Antitrust

Anita Innocenti

Le regole del digitale stanno cambiando.

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La mossa di Google a Bruxelles è un tentativo di placare l’Antitrust europeo offrendo maggiore flessibilità agli editori, ma restano i dubbi sulla reale efficacia e sui conflitti di interesse legati al Digital Markets Act.

Google ha presentato all'UE un piano di "modifiche comportamentali" per Ad Manager, sperando di scongiurare lo smembramento del suo impero pubblicitario. Tuttavia, la proposta solleva dubbi, visti i palesi conflitti di interesse e le nuove indagini legate al Digital Markets Act. L'era del dominio incontrastato delle Big Tech europee è forse al capolinea.

Google a Bruxelles: la mossa per evitare lo smembramento è davvero la soluzione?

Alla fine, la proposta di Google è arrivata sul tavolo della Commissione Europea. Una mossa studiata a tavolino per rispondere alla multa miliardaria di settembre e, soprattutto, per schivare il proiettile più pericoloso: l’ordine di smembrare il suo impero pubblicitario. La società ha presentato un piano che, a suo dire, risolverebbe i problemi di concorrenza senza dover ricorrere a una separazione forzata delle sue attività.

Ma cosa c’è esattamente in questo piano?

E, soprattutto, basterà a convincere i regolatori che non si tratta solo di un cambio di facciata?

La proposta di Google: più flessibilità sulla carta

Nel concreto, Google mette sul piatto una serie di modifiche “comportamentali” ai suoi prodotti. In pratica, dicono di voler dare più flessibilità agli editori che usano Google Ad Manager, permettendo loro di impostare prezzi minimi diversi per i vari acquirenti di spazi pubblicitari.

L’obiettivo dichiarato è quello di affrontare le preoccupazioni della Commissione sul trattamento di favore riservato al proprio ad exchange, ADX.

Nelle loro parole, la proposta “affronta pienamente la decisione della CE senza una rottura dirompente”.

Tutto molto bello, ma questa improvvisa apertura alla “flessibilità” non nasce certo da una spontanea illuminazione notturna nei corridoi di Mountain View.

Il vero motivo: la stretta dell’Antitrust e i conflitti d’interesse

La verità è che la Commissione Europea ha messo Google con le spalle al muro. L’indagine, partita nel giugno 2021, ha messo nero su bianco quello che molti sospettavano da tempo: possedendo sia gli strumenti per chi vende pubblicità (gli editori), sia quelli per chi la compra (gli inserzionisti), sia la più grande piazza di scambio (AdX), Google si trova in un palese conflitto di interessi.

È come se l’arbitro di una partita fosse anche il proprietario di una delle due squadre.

La Commissione aveva inizialmente suggerito che solo una cessione obbligatoria di parte delle attività avrebbe potuto risolvere il problema, ma alla fine ha optato per imporre obblighi che costringano Google a eliminare queste pratiche di auto-preferenza. E sebbene per ora non sia stato ordinato lo smembramento forzato, la spada di Damocle resta sospesa.

Anche perché, nel frattempo, si è aperto un altro fronte, altrettanto spinoso.

Non solo AdTech: l’ombra del DMA e la “reputazione” secondo Google

Come se non bastasse, proprio in questi giorni la Commissione Europea ha avviato un’indagine formale per capire se Google stia violando anche il Digital Markets Act (DMA). Il dubbio è che, attraverso una politica dal nome altisonante – “site reputation abuse policy” – stia di fatto penalizzando nei risultati di ricerca i siti di notizie e gli editori che ospitano contenuti di partner commerciali.

In parole povere, si sospetta che Google stia ancora una volta usando la sua posizione dominante in un campo, quello della ricerca, per influenzare un altro mercato. La Commissione si è data 12 mesi per arrivare a una conclusione, con multe che potrebbero arrivare fino al 20% del fatturato mondiale in caso di violazioni ripetute.

Il messaggio sembra chiaro: l’era in cui le Big Tech potevano dettare le regole del gioco in totale autonomia potrebbe essere davvero al capolinea.

Anita Innocenti

Sono una copywriter appassionata di search marketing. Scrivo testi pensati per farsi trovare, ma soprattutto per farsi scegliere. Le parole sono il mio strumento per trasformare ricerche in risultati.

21 commenti su “Google a Bruxelles: la proposta per evitare lo smembramento e i nodi dell’Antitrust”

  1. Le “flessibilità” di Google sono un paracadute dorato per evitare la caduta. L’Antitrust europeo è un cane da guardia, ma a volte dorme. La vera sfida è mantenere la vigilanza.

  2. Queste concessioni di Google sono come un miraggio nel deserto, un tentativo di apparire generosi mentre stringono le redini. Quanto a lungo reggerà questo castello di carte digitale?

    1. Gabriele Caruso

      Un bel gioco di prestigio, eh? Offrire un po’ di polvere negli occhi per evitare il verdetto. Ma la verità, come un elefante, è difficile da nascondere. Si sentono gli scricchiolii.

  3. Giovanni Battaglia

    Bruxelles: Google prova a disinnescare la bomba antitrust. Offre “flessibilità”, ma è un palliativo o una resa? Il mercato pubblicitario è una giungla.

    1. Veronica Valentini

      Google sta giocando a nascondino con l’Antitrust, sperando che i suoi trucchi pubblicitari passino inosservati. La vera sfida sarà capire se questa mossa è un’apertura o solo un altro specchio per le allodole.

      1. Giovanni Battaglia

        Ma che smembramento! Offrono briciole sperando di farci abboccare. Le Big Tech non cambiano, è solo un modo per tirare avanti.

        1. Veronica Valentini

          Ma figuriamoci se ci caschiamo ancora! Le loro “flessibilità” sono solo manovre per non pagar pegno. L’UE dovrebbe smetterla di farsi abbindolare da queste fandonie.

    2. Andrea Ruggiero

      Google offre “flessibilità”. Un assaggio per evitare la morsa. Il mercato digitale è un’arena, ma i leoni non cedono facilmente. Chi vince alla fine?

  4. Le offerte di Google mi sembrano un po’ un cavallo di Troia! 🐎 Speriamo che l’UE non sia così ingenua… 👀

  5. Clarissa Graziani

    Ancora un giro di valzer con l’Antitrust. Le loro “modifiche comportamentali” sono un velo sottile. Chissà se la Commissione Europea ci cascherà.

  6. Ma certo. Google offre flessibilità, un classico tentativo di aggirare le regole. Spero solo che l’Antitrust non si faccia abbindolare da queste finte concessioni.

  7. Ah, Google che cerca di “fare il bravo” con l’Antitrust… che scena! Offrono qualche briciola agli editori, ma poi continuano a tessere la loro tela. Chi crede a queste mosse? Mi sa che è solo un tentativo di rimandare l’inevitabile.

    1. Tanto fumo e poco arrosto, la solita commedia delle Big Tech. Si illudono di placare l’Antitrust con qualche concessione di facciata?

      La vera domanda è se le PMI otterranno mai una fetta equa, o se questo giochino rimarrà tra giganti.

      1. Altra farsa per evitare lo smembramento. Le loro “flessibilità” sono solo trucchi per mantenere il potere. Ci sarà mai giustizia per noi piccoli? O è tutto un gioco per loro?

        1. La flessibilità offerta da Google agli editori sembra un tentativo di evitare lo smembramento. Chissà se l’Antitrust accetterà questa mossa o se ci saranno ulteriori mosse.

    2. Greta Silvestri

      Bruxelles-Google: un balletto coi nodi. Flessibilità agli editori, sì, ma i conflitti restano. L’Antitrust europea ha occhio attento. Speriamo non sia solo fumo negli occhi.

  8. Renato Graziani

    La proposta di Google apre scenari nuovi per gli editori. 🤔 Si aprirà un futuro più equo o è solo un’abile mossa? ✨

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