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L’ombra dell’IA sulla SEO: Google oscura i dati e rende difficile misurare l’impatto reale sui risultati organici, mettendo a rischio strategie e guadagni
Le AI Overviews di Google stanno causando un grattacapo alla SEO. Con tracking assente su Search Console e la rimozione di `&num=100`, misurare l'impatto è quasi impossibile. I dati mostrano un crollo del 61% nel CTR organico. Marketer e siti web affrontano mancate entrate e una completa opacità, rendendo la valutazione delle strategie digitali un'impresa disperata.
Il problema del tracciamento: un black box nel cuore della SEO
Il nocciolo della questione è che Google, a oggi, non ha ancora implementato un filtro dedicato per le AI Overviews in Search Console.
Strano, vero?
Soprattutto se pensi che esiste per altre sezioni, come Google Immagini. Questa lacuna rende impossibile per chi pubblica contenuti isolare e analizzare il traffico che arriva da questi riassunti. In pratica, non puoi sapere se le visite provengono da un clic nel riquadro AI o da un risultato organico tradizionale.
A questo si aggiunge un’altra complicazione: i link citati nelle AI Overviews non hanno una posizione fissa, ma vengono mescolati dinamicamente, come rileva anche Patrick Stox di Ahrefs.
Un giorno il tuo sito può essere la prima fonte citata, il giorno dopo la terza o non esserci affatto. Questo crea una sorta di “traffico fantasma”, impressioni e clic che avvengono in una zona d’ombra, invisibili a chi cerca di misurare il ritorno sui propri investimenti.
E la situazione, purtroppo, è destinata a peggiorare.
E Google rincara la dose: addio al parametro &num=100
Come se non bastasse, a complicare ulteriormente le cose, Google ha deciso di disabilitare il parametro &num=100. Per chi non lo sapesse, era quel comando che permetteva agli strumenti di rank-tracking, e anche agli addetti ai lavori, di visualizzare 100 risultati di ricerca in una sola pagina, fondamentale per monitorare le posizioni oltre la prima pagina.
La sua rimozione ha ridotto drasticamente la visibilità dei dati, tanto che persino la stessa Search Console ha subito un calo nella quantità di informazioni mostrate. L’impatto è stato tale che molti professionisti del settore hanno definito la situazione “un disastro assoluto” per la misurazione delle performance.
In pratica, Google ci sta dando meno dati sia sul fronte dell’AI sia su quello della ricerca tradizionale, rendendo il lavoro di chi monitora le performance un percorso a ostacoli.
E quando si riesce a intravedere qualche dato, i numeri che emergono sono tutt’altro che rassicuranti.
L’impatto reale sui numeri: dati che non lasciano spazio a dubbi
La situazione si fa ancora più seria se guardiamo ai dati. Una ricerca di Seer Interactive ha rivelato un crollo del 61% nel tasso di clic (CTR) per le ricerche che attivano una AI Overview. Il CTR organico in questi casi è collassato a un misero 0,61%, meno di un clic ogni 200 impressioni.
A farne le spese è soprattutto la seconda posizione organica, che ha visto il suo CTR diminuire del 39% anno su anno. La direttrice SEO del Mail Online ha confermato il trend, dichiarando che le AI Overviews hanno portato a tassi di clic inferiori del 56,1% su desktop e del 48,2% su mobile.
Per chi vive di pubblicità e traffico, come i siti di notizie o le guide, questi numeri non sono solo statistiche: sono mancate entrate.
La vera beffa?
Senza un tracciamento dedicato, è quasi impossibile capire se un calo di traffico sia dovuto all’AI che “ruba” i clic, a un cambiamento algoritmico o ad altri fattori. E mentre Google promuove le sue innovazioni, la domanda che serpeggia tra gli addetti ai lavori è sempre la stessa: a che gioco stiamo giocando se le regole e persino il punteggio vengono tenuti nascosti?

È un peccato che Google sia diventato un giardino misterioso. Senza mappe, come si fa a sapere se le nostre idee sono fiori o erbacce? Per noi, è come navigare in un oceano di nebbia.
Ma che scherzi? Google fa il solito giochino. Chiaro che senza dati siamo alla cieca. Imprenditori seri non lavorano così. Quando si decide di “innovare” così, poi non ci si lamenti del flop. Chi ci rimette sempre? Noi.
Ma guarda un po’, Google che rende opaco il proprio operato. Chi l’avrebbe mai detto? Una bella commedia dell’arte dove noi siamo gli unici a non sapere cosa succede. E noi, poveri imprenditori, dovremmo fare i giocolieri con i numeri che ci lasciano. Che spasso.
Google fa il furbo. Senza dati, siamo cani senza guinzaglio. Chi ci guadagna? Non certo noi.
Google? Un vaso di Pandora digitale. Senza metriche, navigare diventa navigare a vista. Speriamo la bussola non si rompa.
La trasparenza di Google è un miraggio. Senza dati chiari, le nostre azioni sono mosse alla cieca. Un puzzle senza pezzi. Cosa ci resta? Fare affidamento sull’intuito?