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Tra promesse di ragionamento profondo e capacità multimodali, Gemini 3 Pro promette un salto del 50% rispetto al predecessore, aprendo scenari inediti nel mondo del coding.
Google ha lanciato Gemini 3, promettendo un balzo del 50% nel ragionamento profondo e una finestra di contesto da un milione di token. L'interfaccia Antigravity e il Text-to-App Builder potrebbero rivoluzionare il coding. Ma sarà un vero game-changer per gli sviluppatori o l'ennesima mossa di marketing in un mercato IA sempre più affollato?
Gemini 3: L’intelligenza artificiale alza l’asticella del ragionamento o è puro marketing?
Diciamocelo chiaramente: ci risiamo.
Google ha appena calato l’asso sul tavolo. Il 18 novembre 2025 è arrivato Gemini 3 e a Mountain View promettono scintille. Ma prima di gridare al miracolo, fermiamoci un attimo a capire cosa abbiamo davvero davanti agli occhi.
Non stiamo parlando del solito aggiornamento di routine per correggere qualche bug; qui c’è molta carne al fuoco, soprattutto per quanto riguarda la capacità di ragionamento e l’integrazione multimodale.
Se hai mai provato la frustrazione di un’IA che “allucina” o si perde in un bicchiere d’acqua su problemi complessi, ascolta bene.
Google dichiara che il nuovo modello, specialmente nella versione Gemini 3 Pro, ha fatto un salto in avanti del 50% rispetto al predecessore (il 2.5 Pro) su tutti i principali benchmark. Stiamo parlando di una capacità di “ragionamento profondo” – o Deep Think come piace chiamarlo a loro – che dovrebbe permettere al sistema di gestire scenari complessi senza andare in tilt.
Come riportato direttamente sul blog ufficiale di Google, questo non è solo un upgrade di velocità, ma un tentativo serio di rendere l’IA capace di “pensare” prima di rispondere.
Tuttavia, i numeri cantano solo se li sai leggere, e qui c’è un dato che fa riflettere.
Il ragionamento profondo: numeri alla mano o realtà?
Guardiamo le metriche, perché so che ti piacciono i dati concreti e non le chiacchiere. Questo nuovo “giocattolo” raggiunge l’81% sul benchmark MMMU-Pro e un solido 72.1% su SimpleQA Verified.
Tradotto?
Dovrebbe essere molto più bravo a distinguere i fatti dalle invenzioni, una pecca che ci ha fatto dannare con le versioni precedenti. Ma la vera chicca tecnica è la finestra di contesto: 1 milione di token.
Significa che puoi letteralmente dargli in pasto interi repository di codice, libri o documenti infiniti e lui dovrebbe (il condizionale è d’obbligo finché non lo testiamo sul campo) capirci qualcosa senza perdere il filo del discorso. Google DeepMind sottolinea come questa architettura permetta di elaborare enormi dataset simultaneamente, superando i limiti di memoria che spesso bloccavano i progetti più ambiziosi.
Non è male, vero?
Ma aspetta, perché se lavori nel codice, quello che sto per dirti potrebbe cambiarti la giornata.
E qui arriviamo a una novità che potrebbe davvero scuotere il modo in cui lavoriamo.
Google Antigravity e la fine (o l’inizio) del coding
La faccenda si fa interessante per chi smanetta con lo sviluppo software. Google ha introdotto Google Antigravity, un’interfaccia “agentica” che promette di farti gestire flussi di lavoro multipagina come se nulla fosse. Immagina di poter generare intere applicazioni funzionanti partendo da una semplice frase descrittiva.
Sì, hai capito bene: Text-to-App Builder.
Come descritto da TechCrunch, l’idea è quella di un ambiente dove l’IA non si limita a scriverti lo snippet di codice, ma pianifica, scrive e valida l’applicazione in autonomia, integrandosi con strumenti di editing e automazione browser.
Se funziona davvero come dicono, stiamo guardando a un futuro dove l’agente IA fa il lavoro sporco e tu fai il direttore d’orchestra.
E non si ferma qui: le capacità multimodali permettono ora di generare interfacce utente dinamiche (Generative UI) che si adattano alla richiesta dell’utente in tempo reale, invece di sputare fuori solo testo statico.
Ma come sempre, c’è il rovescio della medaglia: tutto questo sarà accessibile a tutti o resterà un privilegio per pochi?
Disponibilità e la solita corsa all’oro
Arriviamo al dunque: quando puoi metterci le mani sopra?
Il rollout è partito in modalità preview, ma con delle distinzioni precise. La modalità Deep Think per il ragionamento avanzato è inizialmente riservata ai safety tester prima di arrivare agli abbonati Google AI Ultra. Per le aziende, l’integrazione passa ovviamente attraverso l’infrastruttura Cloud di Vertex AI.
La domanda che ti faccio è: ti serve davvero tutta questa potenza o stiamo solo aggiungendo complessità?
Google sta chiaramente rispondendo colpo su colpo ai competitor, ma alla fine della fiera, tocca a noi capire se questi strumenti portano valore reale al business o se sono solo l’ennesima trovata tecnologica per tenerci incollati allo schermo.

Marketing, ovvio. 🙄 50% in più? La mia agenzia turistica fa il 50% in più ogni volta che piove. Aspetto i fatti, non i comunicati stampa. 😒 #AIhype
Cinquantotto per cento? Scommetto che il coding rivoluzionario si tradurrà in qualche altro *bot* inutile. Io resto diffidente su queste velleità tecnologiche.
Queste metriche gonfiate solleticano il mio cinismo; preferisco i benchmark pubblici, non le cifre interne.
Promesse fiume. Un salto del 50%? Sembra una gara ciclistica, non IA. Mi fido come di un navigatore satellitare in centro storico. Questi token da un milione sono solo fumo negli occhi? Voglio vedere il codice girare, non solo le slide patinate. Sono sempre pronta a saltare sul carro, ma questo carro ha le gomme sgonfie?
Questi 50% su carta sono come le promesse elettorali: belle da sentire, ma poi la realtà è un deserto. Un milione di token? Siamo passati dal cavallo all’astronave, ma i piedi restano a terra. Mi chiedo solo quanto ci faranno pagare questa “rivoluzione”.
Un aumento del 50% nel ragionamento? Bene, perché finora l’IA ragionava quanto un tostapane. Quelle slide sembrano sempre scintillanti, finché non devi integrare ‘sta roba nei sistemi reali, che, spoiler, sono pieni di bug che nemmeno Google capisce. Fiduciosa? Io no. Quando iniziano a parlare di “Antigravity”, mi aspetto che mi chiedano di firmare l’NDA per l’aria che respiro.
Ancora ‘ragionamento profondo’? Certo, questa tecnologia ci salverà tutti dal dover pensare. Quel milione di token è solo la misura di quanto velocemente saremo sommersi da dati inutili.