Il comportamento dell’IA di Google mostra una crescente fiducia verso i contenuti ben posizionati, soprattutto nei settori dove l’autorevolezza è tutto
📌 TAKE AWAYS
L’intelligenza artificiale di Google sta fondendo ricerca organica e AI Overview, premiando i siti già autorevoli.
Nell’e-commerce però l’algoritmo segue logiche diverse, basate su dati strutturati e recensioni.
Brand mentions e video YouTube diventano i nuovi segnali di fiducia per l’IA.
Ricordo perfettamente la riunione di qualche mese fa. Di fronte a me c’era l’amministratore delegato di un’azienda che, grazie al nostro lavoro, dominava la prima pagina di Google per ogni parola chiave che contasse.
Mi aspettavo la solita stretta di mano, i complimenti per i grafici in crescita.
Invece, si è sporto in avanti e, con un’espressione che era un misto di curiosità e allarme, mi ha chiesto:
“Ok, ma quando qualcuno chiederà ad AI Mode chi sono i migliori nel nostro settore, quale sarà la sua risposta?”
“E su AI Overviews, come stiamo andando?”
Forse sono domande che ronzano anche nella tua testa.
Hai costruito il tuo business con fatica, hai investito tempo e denaro per conquistare la tua fetta di visibilità, seguendo una liturgia rassicurante: parole chiave, ottimizzazione, link.
Un gioco con regole chiare, il cui premio era un posto sull’Olimpo della prima pagina.
E ora, ti sembra quasi che, mentre eri impegnato a vincere la partita, qualcuno abbia cambiato il tabellone, le pedine e persino lo scopo del gioco. Non ti senti confuso, ti senti… spiazzato.
Lascia che ti dica una cosa: è comprensibile.
Il nuovo Google, potenziato dall’Intelligenza Artificiale, agisce più come Mister Wolf di Pulp Fiction.
Lo ricordi? Era il tipo che arrivava e diceva “tranquilli, io risolvo problemi”.
E ti tirava fuori dalle situazioni più disperate.
Ecco, come Mr. Wolf anche AI Overview prova a risolvere problemi ma non si limita a darti delle opzioni: ascolta la tua richiesta, consulta le sue innumerevoli fonti e poi ti offre una risposta su misura, una sintesi ragionata.
La domanda, quindi, non è più “Come posso essere il primo link?”, ma “Come posso diventare la fonte di cui l’IA si fida di più, quella che sussurra al suo orecchio?”.
La “grande convergenza”: quando l’IA impara a scegliere i suoi preferiti
La pagina dei risultati di Google è come un palazzo di dieci piani.
Per anni, l’obiettivo è stato avere l’appartamento all’ultimo piano, la prima posizione organica.
Ora, immagina che Google abbia costruito un lussuoso attico panoramico sopra il tuo, chiamato “AI Overview”.
Quando un utente fa una domanda, Google non si limita più a mostrargli la lista degli inquilini, ma gli offre una sintesi perfetta, un riassunto generato dall’IA che risponde direttamente al suo quesito.
E da dove prende le informazioni per questa sintesi?
Ecco il punto che ci interessa.
Uno studio monumentale condotto per 16 mesi da Bright Edge, un colosso nell’analisi SEO, ha rivelato un cambiamento epocale.
Inizialmente, a maggio 2024, solo il 32% delle fonti citate in queste risposte IA proveniva da pagine che si posizionavano anche tra i risultati organici tradizionali.
L’IA sembrava pescare informazioni un po’ ovunque, come una matricola universitaria che studia da appunti presi a caso.
Ma a settembre 2025, quella percentuale è schizzata al 54,5%!
Sai che vuol dire questo per te?
Significa che l’Intelligenza Artificiale di Google sta imparando a fidarsi, come ci ha raccontato anche Jono Alderson nel corso di quest’intervista.
Sta capendo che le pagine web che si sono guadagnate un buon posizionamento organico, spesso, sono anche le più autorevoli e affidabili.
Sta diventando un ricercatore esperto che cita le fonti più accreditate.
La convergenza sembra reale: i due mondi, quello della ricerca IA e quello della ricerca organica, pare proprio si stiano fondendo.
Ma attenzione, la marea non sale allo stesso modo per tutti.
Lo studio di BrightEdge mostra una spaccatura netta tra i settori.
Se operi in ambiti dove la fiducia è tutto, come la Sanità (75% di sovrapposizione) o l’Istruzione (cresciuta di un incredibile 53%), Google si affida quasi ciecamente ai risultati organici.
Per dare consigli sulla salute o sulla formazione, l’IA vuole la certezza di fonti già validate. Se il tuo brand è in questi campi, la strategia SEO tradizionale è il tuo biglietto d’ingresso per la visibilità IA.
E poi c’è l’anomalia. L’eccezione che conferma una regola tutta nuova.
L’enigma dell’e-commerce: perché il tuo negozio online gioca una partita diversa
Se vendi prodotti online, preparati.
Il tuo mondo è quello dove le regole sono state stravolte di più.
Mentre la sovrapposizione tra IA e organico cresceva ovunque, nell’e-commerce è rimasta praticamente piatta, con un misero 0,6% di variazione.
L’IA di Google sembra trattare deliberatamente le ricerche di prodotti in modo diverso.
Un illuminante report di Prerender.io prova a mostrarci perché.
Oltre il 91% delle ricerche di prodotti oggi attiva una risposta generata dall’IA.
L’impatto è devastante per chi si affida alla vecchia prima posizione: quando l’IA mostra la sua risposta, il primo risultato organico viene spinto giù, in media, di 1.700 pixel.
È l’equivalente di essere retrocessi dal primo piano alla cantina.
Molti utenti non ci arriveranno mai.
Ma perché questa differenza?
Perché quando un utente cerca “migliori cuffie per eliminare il rumore”, l’IA non vuole solo un link a una pagina. Vuole costruire la risposta perfetta, un vero e proprio dossier per il consumatore.
E per farlo, privilegia contenuti incredibilmente strutturati: schede tecniche dettagliate, recensioni di utenti, guide comparative, domande frequenti (FAQ).
L’IA non si fida solo del sito del produttore; si fida di chi confronta, di chi recensisce, di chi spiega.
Un dato su tutti, che dovrebbe farti riflettere: secondo Prerender.io, il 66% delle citazioni nelle AI Overview per l’e-commerce proviene da fonti che NON sono nella top 10 organica.
L’IA sta creando una sua classifica di merito, basata sulla qualità e la strutturazione dei dati.
Per il tuo e-commerce, questo significa che la battaglia non è più solo per la “posizione”, ma per diventare la fonte più chiara, completa e utile che l’IA possa trovare.
I nuovi baluardi dell’autorità: le menzioni e i video
Se la classifica tradizionale sta perdendo peso, su cosa si basa la nuova autorevolezza agli occhi dell’IA?
Due elementi, più di altri, stanno emergendo come i nuovi fattori determinanti.
Il primo è tanto semplice quanto potente: le brand mentions, le menzioni del marchio.
Per anni, gli esperti SEO hanno venerato i backlink, i link da altri siti verso il proprio.
Oggi, per l’Intelligenza Artificiale, una menzione del tuo brand in un articolo, in un forum o in una recensione, anche senza un link cliccabile, è un segnale potentissimo.
Eh sì, perché l’IA non “clicca”, ma “legge” e “comprende”.
Ogni volta che il tuo nome viene associato a un determinato argomento, l’IA impara qualcosa su di te. Sta costruendo un’identità del tuo brand basata sul contesto in cui viene citato.
Pensaci: i backlink dicevano a Google “chi è importante”; le menzioni dicono all’IA “chi sei e di cosa parli”.
Monitorare e incoraggiare le menzioni positive e pertinenti online è diventato quindi l’equivalente di una campagna di pubbliche relazioni per un algoritmo.
Stai attivamente modellando la percezione che l’IA ha del tuo business, costruendo un’autorità narrativa che va oltre un semplice punteggio tecnico.
Il secondo elemento è un gigante che molti sottovalutano ancora: YouTube.
Le statistiche qui sono quasi comiche nella loro sproporzione.
Un altro studio di BrightEdge ha rivelato che i motori di intelligenza artificiale, inclusi quelli non di Google come ChatGPT e Perplexity, scelgono YouTube 200 volte di più di qualsiasi altra piattaforma video.
Non è una preferenza, è un monopolio assoluto.
Perché?
Semplice: perché un video può mostrare quello che un testo può solo descrivere.
Se cerchi “come si monta una culla”, l’IA sa che un video tutorial è infinitamente più utile di un manuale testuale.
I video sono contenuti ricchi, strutturati (grazie a titoli, descrizioni, trascrizioni) e, soprattutto, godono di un’enorme fiducia da parte degli utenti e, di conseguenza, dell’IA.
Anche per questo motivo, YouTube è il dominio più citato in assoluto nelle AI Overviews, con una quota del 29,5%.
Se il tuo brand non ha una strategia video su YouTube, in pratica stai lasciando grande vantaggio ai tuoi concorrenti…
Ridisegnare il proprio percorso verso il successo
Lo so, sono tante informazioni.
Ma fidati, possono esserti davvero utili se vuoi capirne un po’ di più sulla visibilità sui motori di risposta IA.
Come hai visto, l’approccio SEO tradizionale non va abbandonato, ma integrato e ampliato (ne abbiamo parlato qui con Michael Archambault).
Continuare a creare contenuti di alta qualità e a curare l’aspetto tecnico del proprio sito rimane essenziale, perché è proprio questa solidità che sta insegnando all’IA di chi fidarsi.
Per chi vende online, la sfida si sposta dal semplice posizionamento alla creazione di pagine prodotto che siano vere e proprie enciclopedie: ricche di dati, recensioni, comparazioni, capaci di rispondere a ogni possibile domanda dell’utente e, quindi, degli agenti IA.
Ma la vera rivoluzione sta nel pensare al proprio brand come a una narrazione che vive ben oltre i confini del proprio sito, come ci ha detto anche Gennaro Cuofano nell’ultima puntata di SEO Confidential.
Ogni menzione online, ogni discussione, ogni video su YouTube non sono più attività accessorie, ma diventano tasselli fondamentali che costruiscono la reputazione e l’autorevolezza del tuo marchio agli occhi di un’intelligenza sempre più sofisticata.
Il gioco è cambiato, è vero. Ma è possibile capire e decriptare le nuove regole.
Il futuro non è qualcosa che subiamo, ma qualcosa che costruiamo. Iniziamo a costruirlo insieme.
Se vuoi trasformare il tuo business da semplice comparsa a protagonista di questa nuova era della ricerca, contatta la mia agenzia SEO.
AI Overview preferisce i siti già ben posizionati su Google? Domande frequenti
AI Overview sceglie davvero solo i siti già in cima alla SERP?
Non sempre. Secondo uno studio di BrightEdge, il 54,5% delle fonti citate nelle AI Overview proviene da siti già ben posizionati, ma l’IA di Google continua a integrare anche fonti nuove e autorevoli, soprattutto quando offrono informazioni chiare e pertinenti.
Perché l’e-commerce è trattato in modo diverso da AI Overview?
Nell’e-commerce, l’IA privilegia contenuti strutturati come schede tecniche, recensioni e guide comparative. Circa il 66% delle fonti citate nelle AI Overview per i prodotti non proviene dalla top 10 organica, segno che Google valuta più la completezza e l’utilità del contenuto che la posizione in SERP.
Quali sono i nuovi segnali di autorevolezza per l’IA di Google?
Le brand mentions e i video YouTube sono diventati elementi centrali per la costruzione della reputazione online. L’IA considera le menzioni del marchio anche senza link come segnali di fiducia e cita YouTube 200 volte più di altre piattaforme, premiando i contenuti video chiari e ben strutturati.
Ridicolo. L’algoritmo è solo uno specchio del mercato, non un creatore di opportunità. Chi non capisce questo, è destinato a scomparire.
Ma allora se l’IA è così prevedibile, dove finiamo noi piccoli imprenditori? È un disincentivo pazzesco!
Quindi, per farla breve, l’IA si affida a chi è già visibile, il che mi lascia un po’ perplesso. Significa che dovrei concentrarmi solo sul consolidare ciò che già funziona?
L’IA seleziona l’eccellenza già riconosciuta. Il risultato è inevitabile: chi non ha fondamenta solide, resta fuori.
Se Eva Fontana risponde direttamente:
“Pronta, Eva. Ma se l’IA premia solo chi è già primo, il gioco è truccato fin dall’inizio, no?
Ma dai, è una vergogna! L’IA dovrebbe aiutare tutti, non solo chi è già in cima. Così si penalizza chi ci prova. Che senso ha?
La cosa non mi sorprende. L’IA cerca scorciatoie, e le pagine già in alto sono la via più facile. Mi chiedo solo quanto questo penalizzerà chi lotta per emergere da zero.
L’IA premia l’autorità comprovata. Puntate sulla reputazione, i risultati lo dimostrano.
Ma figurati, era ovvio che Google si appoggiasse ai soliti noti. Tanto lavoro per niente, mi pare.
La tendenza delle AI Overviews a privilegiare siti autorevoli è un dato di fatto. Concentrarsi sulla qualità e sulla reputazione del brand è l’unica via percorribile per emergere. I dati parlano chiaro: l’IA riconosce e premia chi ha costruito un solido posizionamento. Non c’è spazio per improvvisazione.
Ma figuriamoci! L’IA che premia solo i soliti noti. È una vergogna, così si soffoca chi ci mette anima e corpo.