Filtri interattivi, consigli generati automaticamente e riassunti conversazionali hanno reso la ricerca di prodotti un’esperienza algoritmica dove le regole dell’e-commerce sono state ridisegnate
📌 TAKE AWAYS
L’intelligenza artificiale ha rivoluzionato la SERP trasformandola in un marketplace guidato da algoritmi.
Le vecchie strategie SEO non bastano più per l'e-commerce (e non solo).
Serve autorevolezza per essere citati dalle IA e visibili nei nuovi risultati.
Pensavi di aver capito le regole del gioco: un buon sito, ottimi prodotti, qualche articolo di blog, e Google ti avrebbe premiato. Era un patto quasi onesto.
Oggi quel patto è stato stracciato, riscritto con un inchiostro invisibile a base di intelligenza artificiale e trasformato in un contratto capestro che non hai mai firmato.
Se gestisci un brand, una piccola o media impresa, e il tuo fatturato dipende dalla visibilità online, probabilmente ti senti come se Google avesse sostituito la tua accogliente vetrina su una strada trafficata con un megaschermo al neon in una Times Square governata da un algoritmo impazzito.
E in un certo senso, è proprio quello che è accaduto.
Non sei solo tu a sentirti così.
Il tuo obiettivo, sacrosanto, è che i clienti ti trovino, che il tuo brand emerga non solo nella ricerca tradizionale, ma anche in quelle conversazioni quasi umane che ora si fanno con ChatGPT o con l’assistente di Google.
Mettiti comodo, perché sto per mostrarti cosa è successo dietro le quinte nell’ultimo anno.
Ti guiderò attraverso le macerie della vecchia SERP (la pagina dei risultati di ricerca, per intenderci) per farti capire come è stato costruito il nuovo ecosistema. E, cosa più importante, ti spiegherò perché, oggi più che mai, fare da soli senza il supporto di un consulente SEO non è coraggioso, è un suicidio commerciale.
Google, il clone dopato di Amazon (e con un cervello IA)
Ricordi quando cercavi un prodotto e Google ti mostrava una lista di link blu, la famosa top ten?
Nel 2024, Google aveva già iniziato a trasformare la sua pagina dei risultati in una vetrina.
Ma nel 2025, ha completato l’opera: l’ha trasformata in un marketplace. Un marketplace con una mente propria, basata sull’IA.
La somiglianza con Amazon è ormai inquietante e del tutto intenzionale.
Per qualsiasi ricerca di prodotto, ora trovi filtri dinamici direttamente nella pagina dei risultati (per marca, prezzo, colore), pannelli di confronto rapido tra prodotti, badge come “spedizione gratuita” o “venditore verificato” e, in molti casi, la possibilità di procedere all’acquisto quasi senza visitare il tuo sito.
L’obiettivo di Google, spinto dalla necessità di competere con il colossale business pubblicitario di Amazon, è chiaro: trattenere l’utente all’interno del proprio ecosistema il più a lungo possibile.
Ma il vero cambio di paradigma è l’innesto massiccio dell’intelligenza artificiale. Funzioni come gli AI Overviews – quei riassunti generati dall’IA che compaiono in cima alla pagina – non sono più un esperimento. Stanno diventando la norma, un curatore artificiale che decide per l’utente cosa vale la pena considerare.
Per farti un esempio concreto, immagina di cercare “migliori racchette da padel per principianti”.
Fino al 2024, avresti visto annunci, forse un link a un blog specializzato, e poi una griglia di prodotti.
Oggi, nel 2025, in cima a tutto c’è un AI Overview che ti dice:
“Per iniziare, potresti considerare questa racchetta per la sua stabilità o quest’altro modello per la sua leggerezza, entrambi disponibili presso questi rivenditori”.
Boom.
Google non ti ha solo dato delle opzioni, ti ha dato una raccomandazione curata, spesso con link diretti, bypassando gran parte dei risultati organici.
Il videotecaro di una volta (ah, le videoteche, che ricordi…), che ti indicava lo scaffale giusto, in cui trovare la commedia romantica o l’horror che cercavi, è diventato un personal shopper che ti consiglia il film da guardare tenendo conto dei tuoi gusti e ti passa il link della piattaforma dove guardarlo.
I 4 sconvolgimenti che stanno riscrivendo le regole del gioco
Per capire la magnitudo di questo cambiamento, mi piacerebbe citarti uno studio di Kevin Indig, pubblicato su Growth Memo il 4 agosto 2025, che ha analizzato oltre 35.000 ricerche e-commerce negli Stati Uniti a luglio 2024, confrontandoli con gli stessi dati di luglio 2025.
I risultati, tieniti forte, non sono solo sterili numeri ma indicano in modo potente la rivoluzione (termine fin troppo abusato, ma in questo caso mi sembra il più calzante) in atto.
1. Gli AI Overviews stanno divorando le griglie di prodotti
Questo è il cambiamento più significativo. Da quando Google ha iniziato a implementare aggressivamente gli AI Overviews a partire da marzo 2025, la presenza delle tradizionali griglie di prodotti organici ha iniziato a calare.
L’intelligenza artificiale non si limita a rispondere a una domanda; aggrega, sintetizza e presenta prodotti in un modo nuovo, spesso all’interno dello stesso riquadro di testo.
Ciò significa che la visibilità non dipende più solo dall’essere presente nella griglia, ma dall’essere citato dall’IA come una soluzione valida.
Come vedi, questo è un gioco completamente diverso: tracciare le menzioni del tuo brand e dei tuoi prodotti all’interno di questi riassunti diventa una questione di sopravvivenza.
2. Il dominio assoluto delle immagini
La SERP per l’e-commerce è diventata un’esperienza quasi interamente visuale.
I “pacchetti di immagini” (le strisce orizzontali di foto) sono esplosi.
I dati, come mostra sempre Kevin Indig, mostrano un balzo impressionante: se nel 2024 apparivano in circa il 60% delle ricerche di prodotto, nel 2025 hanno superato la soglia del 90%.
Le tue immagini non sono più un semplice corredo della pagina prodotto.
Sono i tuoi soldati in prima linea, il primo punto di contatto con il cliente.
Un’immagine mediocre o non ottimizzata oggi significa essere invisibili. Google sta sistematicamente privilegiando l’impatto visivo, e chi non si adegua, mi spiace dirtelo, è perduto.
3. Più domande strutturate, meno contenuti generati dagli utenti
Ricordi i forum e le discussioni (come Reddit o Quora) che spuntavano spesso nelle ricerche di recensioni? La loro presenza è in calo, come registra un report di Bright Edge.
Al loro posto, Google sta spingendo di più sulla funzione “Le persone hanno chiesto anche” (People Also Ask).
Sembra una mossa contraddittoria, visto che Google stesso aveva dichiarato di voler valorizzare le esperienze autentiche (che dici, mi fingo sorpreso?).
Invece, guarda un po’, sembra che preferisca fornire risposte strutturate, che può controllare e generare, piuttosto che rimandare a conversazioni “disordinate” create dagli utenti.
Questo sposta il focus strategico: non basta più essere menzionati in un forum popolare, bisogna intercettare e rispondere alle domande specifiche che l’algoritmo considera pertinenti.
4. Il tramonto dei video per l’e-commerce
Se negli ultimi anni hai investito pesantemente in video recensioni di prodotti sperando di scalare la SERP, Growth Memo ha una brutta notizia.
Da agosto 2024, Google ha sistematicamente ridotto la visibilità dei video nei risultati di ricerca legati a prodotti. Sembra che gran parte dello spazio che prima era dedicato ai video sia stato cannibalizzato dalle immagini, ritenute più immediate ed efficaci per l’intento d’acquisto.
Questo non significa che i video siano inutili – restano potentissimi su piattaforme come YouTube o per la brand awareness – ma per la visibilità diretta nella SERP e-commerce, il loro peso si è drasticamente ridotto.
OK, questo era il quadro sul fronte Big G, ma vediamo che succede dalle parti della creatura di Sam Altman…
Intanto ChatGPT si prepara a diventare il tuo commesso personale…
Mentre Google costruisce il suo impero, non è l’unico giocatore in campo.
OpenAI ha appena raccolto 8,3 miliardi di dollari in un round di finanziamento che porta l’obiettivo complessivo a 40 miliardi e arriva mentre i ricavi annui hanno toccato i 13 miliardi, con cinque milioni di utenti business paganti su ChatGPT.
Vista l’ambizione di Altman, ChatGPT non poteva lasciarsi scappare il mondo dello shopping.
Per quanto riguarda l’IA di OpenAI, l’esperienza è diversa: invece di una griglia infinita, ti offre una shortlist curata, quasi una conversazione con un commesso esperto.
Grazie a integrazioni con piattaforme come Klarna e Shopify, può mostrare prezzi, disponibilità e recensioni in tempo reale, con sezioni come “Perché potrebbe piacerti” o “Cosa ne pensa la gente”.
Per ora non ci sono annunci a pagamento, ma è solo questione di tempo. Capire come farsi raccomandare da queste IA conversazionali è la prossima frontiera, una frontiera che si sta aprendo proprio ora.
Cosa piace all’intelligenza artificiale?
A questo punto, sorge una domanda chiave:
quali contenuti prediligono le IA?
Un recente studio di Ahrefs che ha analizzato 17 milioni di citazioni ha svelato un dettaglio interessante: gli assistenti IA, rispetto alla ricerca tradizionale di Google, preferiscono citare contenuti più “freschi”.
In media, un link citato da un’IA è più giovane del 25.7% rispetto a un link che si posiziona bene su Google. ChatGPT, in particolare, mostra una forte predilezione per i contenuti più recenti.
Questo significa che devi aggiornare le tue pagine ogni giorno?
Calma.
Lo stesso studio mostra che l’età media dei contenuti citati è comunque di quasi 3 anni.
Inoltre, Google stessa, attraverso le parole di John Mueller, ha messo in guardia dal modificare le date di pubblicazione senza apportare modifiche sostanziali.
La lezione qui è più sottile: mantenere i contenuti rilevanti e aggiornati ha un peso maggiore nell’era dell’IA, ma la qualità e l’autorevolezza di fondo restano i pilastri. Non puoi ingannare l’algoritmo con un semplice cambio di data.
Il paradosso del 2025: meno click, più valore
Sei spaesato?
Non preoccuparti, è comprensibile.
I dati parlano chiaro. Gli AI Overviews sottraggono il 34,5% dei click.
Le impressioni aumentano, i click crollano.
È una frattura evidente.
Nel frattempo, le nuove generazioni stanno già spostando l’attenzione altrove: TikTok, Instagram, ambienti dove le regole consolidate non valgono più, come è emerso dalla nostra chiacchierata con Alice Rowan.
I vecchi schemi non funzionano. Cercare di affrontare questa trasformazione con gli strumenti di ieri non è una strategia. È una forma di immobilismo pericoloso, alimentata dall’illusione che basti aspettare per tornare alla normalità.
Eppure, in mezzo a questa apparente crisi, emergono nuove opportunità.
Prima di tutto, Google è ancora il deus ex machina.
Il suo dominio non è in discussione. Continua a generare 345 volte più traffico rispetto a tutti gli assistenti IA messi insieme. Escluderlo dalle proprie priorità significa rinunciare al terreno più fertile per la visibilità online.
Secondo aspetto che devi considerare: i click che resistono all’intermediazione dell’IA sono diventati più preziosi. Sono segnali forti di intenzione, come ci ha detto Cyrus Shepard.
Sono utenti motivati, attenti, pronti a interagire in profondità. Questo è il momento in cui il traffico superficiale lascia spazio alla rilevanza.
Conta meno la quantità, conta molto di più la qualità.
Infine, ricorda che l’intelligenza artificiale non è autonoma.
Si nutre del web.
Ciò significa che la visibilità SEO non è superata, è diventata centrale. È il motore che alimenta le risposte dell’intelligenza artificiale.
La vera questione, quindi, non è sopravvivere online. È conquistare una posizione dominante.
Non si tratta più di ottimizzare per un algoritmo, ma di diventare la fonte che l’IA riconosce come autorevole.
Non si tratta più di inseguire volumi, ma di attrarre attenzione qualificata.
Non si tratta più di presidiare un solo canale, ma di costruire una presenza diffusa e coerente in ogni punto del percorso dell’utente.
L’obiettivo, dunque, non è comparire tra i risultati.
È diventare il riferimento.
Affrontare questo cambiamento richiede competenze reali, visione strategica e capacità di leggere i segnali deboli prima che diventino trend dominanti. Servono specialisti SEO capaci di progettare visibilità, non semplici esecutori.
Restare fermi, aggrappati a ciò che funzionava in passato, non è cautela. È una resa mascherata.
Se vuoi aumentare la tua autorevolezza e diventare la risposta delle IA, non perdere altro tempo, scrivi qui alla mia agenzia.
Rivoluzione IA nell’e-commerce: Domande Frequenti
Cosa sono gli AI Overviews e come influenzano l’e-commerce?
Gli AI Overviews sono riassunti generati dall’intelligenza artificiale che compaiono in cima ai risultati di ricerca di Google. Aggregano informazioni e suggerimenti su prodotti specifici, spesso includendo link diretti, e stanno progressivamente sostituendo le griglie tradizionali di prodotti. Per un e-commerce, essere citati in questi box è oggi più importante che essere presenti nei risultati organici classici.
Perché le immagini sono diventate così centrali nella SERP e-commerce?
Nel 2025, le immagini compaiono nel 90% delle ricerche di prodotto. Google privilegia sempre più contenuti visivi ad alto impatto, rendendo le immagini un fattore decisivo per la visibilità. Immagini di bassa qualità o non ottimizzate riducono drasticamente le possibilità di essere notati.
Come si può aumentare la visibilità presso le intelligenze artificiali?
Le IA si nutrono di contenuti web autorevoli e aggiornati. Il 76% delle fonti citate dagli assistenti IA è già posizionato nella top 10 di Google. Per aumentare la visibilità è essenziale produrre contenuti di qualità, mantenere aggiornate le informazioni e costruire un’autorevolezza riconosciuta anche dagli algoritmi di nuova generazione.