Google ha attivato l’AI Mode in 180 Paesi: il motore di ricerca (per come lo conosci) non esiste più

Google si trasforma in un assistente agentico che prende decisioni al posto degli utenti, eliminando la navigazione tradizionale e ridisegnando il concetto stesso di visibilità online

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📌 TAKE AWAYS

  • AI Mode trasforma Google in un assistente che agisce al posto dell’utente, sostituendo i link con soluzioni già pronte e riducendo la navigazione tradizionale.
  • L’iper-personalizzazione tramite user embedding rende ogni risultato unico, facendo crollare il concetto di ranking universale e spostando il focus sui frammenti di contenuto.
  • I dati mostrano che AI Mode premia i brand più completi e autorevoli, ma la volatilità è alta: serve un ecosistema multimodale per restare visibili.
Google ha attivato l’AI Mode in 180 Paesi, trasformando il motore di ricerca in un assistente che decide al posto degli utenti.
Nella SEO oggi più che mai contano i frammenti di contenuto e la rilevanza personalizzata.
I brand devono puntare su ecosistemi multimodali per restare visibili in questo nuovo scenario.

C’è un’ansia sottile che conosci bene. È quella che senti al mattino, prima ancora del caffè, quando apri le dashboard e vedi quella linea del traffico che, inspiegabilmente, ha iniziato a flettere verso il basso.

Quel click che non arriva. Quella conversione che manca.

Hai investito tempo e denaro.

Hai giocato secondo le regole, hai imparato la lingua di Google.

E adesso?

Adesso ti senti come se le regole fossero state riscritte in un dialetto alieno mentre il terreno sotto di te non è che stia tremando… no, è proprio sparito!

Non stai impazzendo. Sta succedendo davvero.

La gente ha smesso di “cercare” nel modo in cui l’ha sempre fatto.

Google, da motore di ricerca, è diventato un assistente esecutivo, un concierge onnipotente che non si limita a suggerire, ma decide e agisce per conto degli utenti.

Il 21 agosto 2025, come scrive Big G, questa rivoluzione ha smesso di essere un esperimento lontano. Ha sfondato la porta di casa. L’AI Mode, il cervello di questo nuovo Google, è stata attivata in oltre 180 Paesi contemporaneamente.

In questo articolo ti spiegherò che succede ora con AI Mode e come impatterà anche sul tuo business. Perché nel mondo di oggi, essere visibili non è più una questione di ranking su una lista di dieci link blu, ma di diventare una fonte autorevole nella “mente” dell’intelligenza artificiale.

L’assistente che non sapevi di volere (e che potrebbe renderti invisibile)

Fino a ieri, il patto era chiaro: tu creavi contenuti utili, Google li indicizzava e, se eri bravo, li mostrava a chi li cercava. Un modello semplice. Ora, immagina questo. Vuoi organizzare una cena con quattro amici, venerdì sera, in centro, cucina italiana ma con opzioni vegetariane.

La vecchia ricerca ti avrebbe dato una lista di link: blog, recensioni, siti di ristoranti. Un lavoro di ricerca e confronto che richiedeva tempo e pazienza.

L’AI Mode di oggi, invece, fa qualcosa di completamente diverso. Come ha spiegato Robby Stein, Vicepresidente dell’Area Prodotto per Google Search, ora l’intelligenza artificiale diventa “agentica”.

Una parola con cui ormai dovresti aver familiarizzato, giusto?

Significa che non si limita a rispondere, ma agisce per tuo conto, come ci ha detto anche Darwin Santos in questa recente intervista.

L’IA di Google interrogherà in tempo reale piattaforme come OpenTable, Resy e Tock, verificherà la disponibilità effettiva per cinque persone, per quella sera, in quella zona, con quelle preferenze.

Ma non ti darà una lista di link.

Eh no, ti presenterà una manciata di opzioni già pronte: “C’è un tavolo libero alle 21:00 da ‘La Trattoria futuristica’ o alle 21:30 da ‘Osteria Algoritmica’.

Quale vuoi che prenoti?”. Un click, e la prenotazione è fatta.

Presto, questo si estenderà ad appuntamenti dal parrucchiere, biglietti per concerti, servizi locali e chi più ne ha più ne metta…

Capita l’antifona?

L’utente non naviga più.

Non esplora.

Delega.

E in questo processo, decine di siti web — blog di recensioni, portali di settore, forse anche il sito stesso del ristorante — vengono bypassati.

Google non è più un ponte verso il web ma la destinazione finale!

Da pochi giorni, in 180 paesi.

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Un Google su misura per ogni persona: benvenuto nell’era dell’iper-personalizzazione

Se il concetto di IA “agentica” ti ha messo i brividi, quello che sta per arrivare ti farà riconsiderare le fondamenta del tuo marketing. La nuova AI Mode introduce risposte “personalizzate in base ai tuoi interessi”.

Non è la personalizzazione a cui sei abituato, quella basata sulla cronologia recente. È qualcosa di molto più profondo e, per certi versi, inquietante, come ci ha rivelato Barry Adams.

Google sta costruendo quello che nei suoi brevetti chiama un “user embedding“.

Vedilo come un tuo avatar digitale, un vettore matematico che riassume chi sei: le tue ricerche passate, i luoghi che hai visitato su Maps, le tue email su Gmail, i video che guardi su YouTube, i tuoi pattern di click. Tutto viene “bollito e ridotto a una versione vettorializzata di… te”.

Cosa significa in pratica?

Se tu e un tuo amico, seduti uno accanto all’altro, cercate “suggerimenti per un pranzo veloce”, potreste ottenere risultati completamente diversi.

Se Google sa che tu ami la cucina italiana, sei vegetariano e preferisci i posti con tavoli all’aperto, l’AI Mode potrebbe suggerirti opzioni che corrispondono a quel profilo, ignorandone altre.

Questo sgretola uno dei pilastri della SEO tradizionale: il rank tracking.

Come puoi misurare la tua “posizione in classifica” se la classifica non esiste più, se ogni risultato è un’esperienza 1-a-1 tra Google e l’utente?

La risposta è che non puoi, non con i vecchi strumenti.

Il tuo sito non si posiziona più in un vuoto universale, ma in relazione al profilo fantasma di ogni singolo utente. E questo cambia tutto.

Fonte SE Ranking, 26 giugno, 2025
Fonte SERanking
Fonte SE Ranking, 26 giugno, 2025
Fonte SERanking

Nel backstage di Big G: come Google pensa davvero

Per capire come non sparire, devi capire come questa nuova intelligenza ragiona.

Non è semplice, mi rendo conto.

Il suo funzionamento è più simile a un cervello alieno che a un motore di ricerca.

Grazie all’analisi di brevetti come “Search with Stateful Chat” e “Query Response from a Custom Corpus”, possiamo però sbirciare dietro le quinte.

Ti faccio un esempio: un tempo quando chiedevi “qual è il miglior SUV elettrico?”, il vecchio Google cercava pagine con quelle parole chiave.

La nuova AI Mode, invece?

Beh, fa qualcosa di radicalmente diverso, un processo chiamato Query Fan-Out.

In una frazione di secondo, la tua domanda viene espansa in una costellazione di decine, forse centinaia, di sotto-domande nascoste:

  • “SUV elettrici con maggiore autonomia 2025”
  • “Confronto tra le varie marche”
  • “Quali SUV elettrici hanno diritto agli incentivi?”
  • “SUV elettrici adatti a una famiglia con bambini”
  • “Recensioni affidabili SUV a zero emissioni”

L’IA non cerca una sola cosa; esplora un intero universo di intenti correlati.

Successivamente, non si limita a “classificare” i risultati.

Costruisce delle “catene di ragionamento” (reasoning chains).

È come se discutesse con sé stessa: “L’utente chiede il ‘migliore’, ma ‘migliore’ per chi? Per uno che fa lunghi viaggi? O per uno che vive in città? Diamo priorità all’autonomia, poi al comfort, poi al prezzo.”

Per ogni passo di questa catena logica, l’IA pesca singole frasi, dati, paragrafi da un “corpus personalizzato” di pagine web. Il tuo contenuto potrebbe non essere citato perché la tua pagina è la “numero uno”, ma perché una singola frase al suo interno risponde perfettamente a un micro-passaggio del ragionamento invisibile della macchina.

Ti sto perdendo? Provo a essere più chiaro:

il risultato finale sarà una sintesi coerente, un paragrafo che sembra scritto da un umano, ma che in realtà è un mosaico di informazioni pescate da decine di fonti, orchestrate da una logica complessa e personalizzate sul profilo dell’utente.

A volte il tuo sito verrà citato. Molto spesso, no.

Fonte SE Ranking, 26 giugno, 2025

I dati non mentono: la frattura tra vecchio e nuovo è reale

Se pensi che sia solo teoria, i primi dati sul campo sono impietosi e confermano questa rivoluzione.

Una ricerca di BrightEdge, condivisa in esclusiva con Search Engine Land, ha messo a nudo la schizofrenia di Google. Esistono due mondi paralleli: le AI Overviews (le risposte generate in cima ai risultati tradizionali) e la nuova AI Mode.

  • Nelle AI Overviews, i brand compaiono solo nel 43% delle risposte e la volatilità è altissima: i risultati cambiano 30 volte di più di settimana in settimana. È un terreno instabile, quasi sperimentale.
  • Nell’AI Mode, la musica cambia. I brand compaiono nel 90% delle risposte. È un ambiente più stabile, che sembra premiare la vastità e la completezza dell’informazione.
Fonte Search Engine Land, 30 luglio 2025
Fonte BrightEdge

Come dice Jim Yu, fondatore di BrightEdge: “AI Mode offre una scoperta ampia e stabile, mentre le AI Overviews testano nuovi approcci con maggiore selettività”.

Devi costruire contenuti abbastanza completi per la prima e abbastanza autorevoli per la seconda.

Un’altra ricerca, condotta da SE Ranking su 10.000 keyword, getta ulteriore luce sulla voragine che si è aperta:

  • La sovrapposizione tra le fonti citate in AI Mode e i primi 10 risultati organici è solo del 14%. Essere primi su Google “classico” non ti garantisce quasi nulla nel nuovo mondo.
  • La volatilità è estrema. Ripetendo la stessa ricerca tre volte nello stesso giorno, solo il 9,2% delle fonti citate erano le stesse. È un sistema probabilistico, non deterministico.
Fonte SE Ranking, 26 giugno, 2025
Fonte SE Ranking, 26 giugno, 2025

E gli utenti?

Uno studio di iPullRank del 22 agosto 2025 ha rivelato una verità scomoda per Google: al momento, la gente non sta usando molto l’AI Mode.

Solo il 5% degli utenti la sceglieva per ricerche complesse.

Perché? La trovano ridondante, poco utile per ricerche locali o di shopping (dove vogliono mappe e immagini, non testo) e spesso si fidano di più di siti specializzati come NerdWallet o Reddit.

Francine Monahan su iPullRank, 22 agosto 2025

Ma non farti ingannare. Questa è solo la calma prima della tempesta. L’adozione è lenta perché il prodotto è nuovo e, per certi versi, imperfetto.

Ma Google sta investendo tutto il suo futuro su questa tecnologia, come ci ha raccontato Danny Goodwin nel corso della nostra intervista.

Migliorerà, diventerà più intuitiva, più integrata, e alla fine, per molti, diventerà la norma. E quel giorno, devi essere pronto.

Quando la rilevanza supera il ranking: il nuovo terreno di gioco

Allora, cosa diavolo devi fare?

Prima di tutto, devi cambiare mentalità.

Big G sta puntando forte su AI Mode e questo è un fatto, come ci ha ricordato Barry Schwartz durante la nostra conversazione.

La cosa non ti convince?

Come vuoi.

Ma non puoi far finta che tutto ciò non esista, perché, che tu lo voglia o no, impatterà sulla tua azienda.

Il tuo obiettivo perciò non è più “scalare la classifica di Google”, ma “diventare un pezzo indispensabile nel processo di ragionamento dell’IA di Google”.

Sì, perché la logica non è più centrata sulla pagina, ma sul frammento.

L’IA non legge un sito come un blocco compatto, bensì come un mosaico di passaggi autonomi: ogni paragrafo, ogni frase deve avere un senso compiuto, capace di rispondere da sola a una micro-domanda. È come costruire con i Lego: più i pezzi sono chiari, coerenti e pronti all’uso, più l’IA sarà in grado di selezionarli e inserirli nelle proprie risposte.

A questo si aggiunge un’altra trasformazione radicale: la compatibilità con il cosiddetto fan-out.

Quando una query viene scomposta in decine o centinaia di sotto-domande, la tua strategia di contenuti non può limitarsi a inseguire una parola chiave. Deve abbracciare un intero ecosistema tematico, capace di coprire l’argomento da ogni angolazione, con confronti, prospettive, pro e contro.

L’obiettivo è creare un universo di informazioni che l’IA possa esplorare e citare.

Ed è proprio la citazione il nuovo terreno di conquista. Per essere selezionati, i contenuti devono essere degni di fonte: dati solidi, affermazioni chiare, fonti verificabili.

L’IA predilige sostanza e struttura, non la retorica generica. Ogni riga deve avere un peso, qualcosa che possa essere ripreso senza ambiguità.

Infine, non si può più pensare solo al testo. L’AI Mode è multimodale: analizza video, trascrive podcast, interpreta infografiche. Limitarsi agli articoli significa combattere a mani legate.

La strategia vincente è un ecosistema integrato, in cui i contenuti scritti convivono con video che spiegano, podcast che approfondiscono e infografiche che sintetizzano. Solo così un brand riesce a restare rilevante, offrendo all’IA la materia prima necessaria per costruire risposte complete e autorevoli.

Il quadro è complesso, quasi spaventoso.

Richiede competenze tecniche, strategiche e creative che vanno ben oltre la SEO a cui eri abituato.

Il tuo lavoro non è decifrare i brevetti di Google o costruire pipeline di analisi vettoriale. Il tuo lavoro è gestire la tua attività, innovare il tuo prodotto, servire i tuoi clienti.

Per prosperare in questa nuova era, hai bisogno di un consulente SEO che parli la lingua delle macchine, che capisca le sfumature degli algoritmi di ragionamento e che sappia tradurre questa complessità in una strategia di visibilità concreta ed efficace.

Non hai più bisogno di qualcuno che ti prometta la “prima posizione”.

Hai bisogno di qualcuno che garantisca che il tuo brand esista nella “mente” dell’intelligenza artificiale.

Per renderlo possibile, contatta qui la mia agenzia!


Google ha attivato l’AI Mode in 180 Paesi: Domande Frequenti

Che cos’è la Google AI Mode?

La Google AI Mode è una nuova modalità del motore di ricerca che trasforma Google in un assistente agentico: non si limita a fornire link ma prende decisioni, propone soluzioni pronte e agisce al posto dell’utente.

Come cambia la SEO con l’arrivo della AI Mode?

Con la AI Mode il concetto di ranking tradizionale perde di significato, perché ogni risultato è personalizzato sul profilo di ciascun utente. Conta la rilevanza dei singoli frammenti di contenuto, non la posizione di una pagina intera.

Quali opportunità e rischi comporta la AI Mode per i brand?

La AI Mode premia i brand completi e autorevoli, che vengono citati più spesso nelle risposte. Tuttavia, la volatilità resta alta e molti siti rischiano di essere bypassati: servono contenuti multimodali e strutturati per restare visibili.

Roberto Serra

Mi chiamo Roberto Serra e sono un digital marketer con una forte passione per la SEO: Mi occupo di posizionamento sui motori di ricerca, strategia digitale e creazione di contenuti.

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