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Contattaci ora →Ma Google assicura che l’obiettivo è potenziare la ricerca, non sostituirla, integrando l’IA senza danneggiare chi crea contenuti per il web
Liz Reid, la nuova responsabile di Google Search, dichiara che l'IA non soppianterà il motore di ricerca, ma lo potenzierà. I dati mostrano query più complesse, con l'IA che le sintetizza, incrementando i "deep clicks". Google vuole supportare i creatori, ma sta anche testando annunci pubblicitari nelle risposte AI, bilanciando innovazione, traffico e monetizzazione.
La nuova faccia della ricerca Google
E chi è Liz Reid, ti starai chiedendo?
Non è l’ultima arrivata.
Parliamo di una veterana con oltre vent’anni di esperienza dentro Google, una che ha contribuito a lanciare prodotti come Google Local, il cuore di quello che oggi è Maps. La sua promozione a capo della Search non è casuale: è la persona scelta per guidare Google in una delle sue trasformazioni più delicate, cercando di integrare l’IA senza far crollare l’intero castello.
Con una figura del suo calibro al timone, il messaggio è forte e chiaro.
Ma su quali basi poggia questa visione così ottimistica, mentre là fuori editori e professionisti del web tremano all’idea di perdere traffico?
Più che una sostituzione, un potenziamento
Secondo la Reid, i dati parlano chiaro e raccontano una storia diversa da quella del “cannibalismo” da parte dell’IA. Come descritto da Search Engine Land, gli utenti stanno cambiando il loro modo di cercare.
Le domande diventano più lunghe, più complesse, quasi delle conversazioni. Invece di digitare “ristorante pizza Roma”, ora chiediamo “trovami una pizzeria a Roma con tavoli all’aperto, adatta ai bambini e con buone recensioni”.
L’IA, in questo contesto, serve a dare una prima risposta strutturata, una sintesi che aiuta l’utente a orientarsi. E la cosa interessante, a detta di Google, è che questo non ferma le persone, anzi: i “deep clicks”, ovvero i click verso le pagine di approfondimento, sarebbero addirittura in aumento.
Tutto questo suona bene, ma la vera domanda che frulla in testa a chiunque viva di traffico web è un’altra: che fine farà il nostro business se Google si mette a rispondere direttamente a tutto?
Il convitato di pietra: traffico e monetizzazione
Ed è qui che la faccenda si fa più spinosa. Reid insiste sul fatto che Google ha tutto l’interesse a mantenere in salute i creatori di contenuti, perché senza di loro l’IA non avrebbe nulla da “studiare” e sintetizzare.
Una dipendenza reciproca, insomma.
Però, non nasconde che l’azienda sta già testando l’inserimento di annunci pubblicitari all’interno delle risposte generate dall’IA. Diciamocelo, la mossa non sorprende: il modello di business di Google si basa su quello, e l’obiettivo è chiaramente trovare nuovi spazi per la pubblicità.
La partita, quindi, si gioca su un equilibrio sottilissimo. Da un lato, la necessità di evolvere il prodotto per non essere superati da nuovi concorrenti. Dall’altro, il rischio di segare il ramo su cui si è seduti, prosciugando le fonti di traffico che per anni hanno alimentato il web.
La promessa di Google è quella di un’evoluzione che porti benefici a tutti, ma il dubbio che questa trasformazione avvantaggi soprattutto chi sta a Mountain View rimane, eccome.
Ma state scherzando? “Potenziare” la ricerca? L’IA sintetizza, sì, ma a scapito di chi crea. Testare annunci nelle risposte AI è il vero succo, il resto è fumo. E i creatori? Li stanno solo illudendo.
Speriamo che “potenziare” non diventi sinonimo di cannibalizzare il traffico per i creatori. La monetizzazione con annunci nelle risposte AI mi lascia perplesso.
Bene, se Liz Reid dice che l’IA non eliminerà Google Search, ma lo aiuterà, devo crederci. Purché i creatori di contenuti vengano sempre riconosciuti e remunerati per il loro lavoro, altrimenti questa “potenziamento” suona solo come un modo per raccogliere dati senza dare nulla in cambio. A buon intenditor poche parole.
Potenziare” la ricerca con l’IA? Certo, come no. Finché i creatori di contenuti non diventeranno inutili, con l’IA che “sintetizza” il loro lavoro per poi metterci sopra degli annunci. Giusto così.
Capisco la cautela. L’integrazione dell’IA può portare incertezze economiche per chi produce contenuti. Speriamo solo che Google mantenga la sua promessa di non penalizzare chi scrive per il web.
Giuseppina, “potenziare” è un eufemismo. L’IA che mastica contenuti per poi dare risposte secche non è supporto, è un colpo basso. Speriamo che Google non dimentichi chi ha costruito la casa prima di arredarla.
La sintesi delle query è una risposta al cambiamento delle abitudini. Bisogna vedere se i “deep clicks” compenseranno la potenziale riduzione di visite dirette ai siti. La monetizzazione tramite annunci nelle risposte AI mi lascia perplessa.
La visione di Liz Reid appare lucida, focalizzata sull’integrazione dell’IA quale strumento di supporto e non di sostituzione per i creatori di contenuti. Resta da valutare come questo equilibrio verrà mantenuto nel tempo.
La promessa di potenziare la ricerca con l’IA è un velo sottile sulla trasformazione. Temo che l’autenticità dei contenuti venga soffocata.
Paolo, la tua preoccupazione è giusta. “Potenziare” suona bene, ma se l’IA diventa l’unica fonte, dove finisce la vera informazione?
Silvia, quella domanda sul destino dell’informazione mi tormenta da tempo. Temo che questa evoluzione, sebbene promettente, possa portare a un appiattimento del dibattito, un’omologazione del pensiero.
Rassicurazioni interessanti, ma un conto sono le parole, un altro i fatti. La monetizzazione tramite annunci nelle risposte AI suona come un potenziale conflitto d’interessi. Vedremo se il “potenziamento” non si tradurrà in un impoverimento della qualità.
L’oracolo digitale cambia volto. La sintesi non cancella la genesi. Sarà il tempo a rivelare se il nuovo sentiero condurrà a un giardino o a un deserto.
Un potenziamento che include pubblicità native… Mi chiedo quanto sia genuino il supporto ai creatori, o se sia solo un modo per mantenere il controllo sul flusso di informazioni, con buona pace della qualità.
Certo, il futuro della ricerca sembra un sogno ad occhi aperti, con risposte pronte e profonde. Ma chi crea quei contenuti?
La prospettiva di Liz Reid è comprensibile, ma l’idea di annunci nelle risposte AI mi lascia perplesso. Se Google punta a risposte sintetiche, dove finirà il valore dei contenuti originali? Non so se questa direzione porterà benefici reali.
Reid promette un potenziamento, ma gli annunci nelle risposte sintetiche mi puzzano di tentativo di monetizzare senza fornire valore. Speriamo che i “deep clicks” non siano solo un pretesto per nascondere più pubblicità. Chi ci rimette alla fine?
Ma figuriamoci. Sintetizzare query? E poi? La gente vuole trovare *cose*, non riassunti preconfezionati. Se non si capisce questo, siamo messi male. Speriamo che qualche neurone funzioni ancora.
Diciamo che l’IA può essere uno strumento utile per districarsi tra le mille informazioni. Ma attenzione a non trasformare la scoperta in un’attesa passiva. La vera arte è ancora nel trovare quel link che ti apre un nuovo orizzonte, non credi?
Capisco le preoccupazioni. L’integrazione dell’IA nella ricerca è un passo naturale, ma è vitale che supporti i creatori. La vera sfida sarà mantenere la ricchezza delle fonti originali.
Alessandro, mi pare che la tua paura sia più per i tuoi click che per la ricerca stessa. Se l’IA aggrega informazioni, chi ti pagherà per cliccare su un link che fa la stessa cosa? Il web vive di contenuti, non di scorciatoie. Vedremo chi avrà ragione.