Alphabet: utili record del Q2 tra la spinta AI e i costi legali

Anita Innocenti

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Alphabet cavalca l’onda dell’IA per impressionare gli investitori, ma i veri guadagni arrivano ancora da Ricerca, YouTube e soprattutto dal Cloud in forte espansione

Alphabet ha registrato un fatturato record di 96,4 miliardi di dollari nel Q2 2025, con una crescita del 14%. Il CEO Sundar Pichai ha lodato l'IA, ma gran parte del successo deriva da Google Services (Search, YouTube) e dall'ottima performance di Google Cloud (+32%). L'articolo solleva dubbi sull'IA come unico motore e sottolinea l'impatto dei costi legali sul bilancio.

Alphabet (la casa madre di Google, per intenderci) ha appena snocciolato i dati del suo secondo trimestre 2025 e, come da copione, i numeri sono di quelli che fanno girare la testa. Parliamo di un fatturato consolidato di 96,4 miliardi di dollari, con una crescita del 14% rispetto all’anno precedente.

Il CEO, Sundar Pichai, ha subito messo le mani avanti, attribuendo questo sprint a un approccio “full-stack all’IA” che, a suo dire, sta permeando ogni angolo dell’azienda, come ha dichiarato lui stesso nel comunicato ufficiale.

Tutto molto bello, ma la domanda che dovresti farti è:

questa crescita è davvero il frutto di una rivoluzione basata sull’intelligenza artificiale o stiamo assistendo a una collaudata macchina da soldi che ha semplicemente imparato un nuovo, affascinante ritornello da cantare agli investitori?

Il motore gira ancora grazie a Search e YouTube, con il Cloud in fuga

Andiamo a vedere da dove arrivano davvero questi soldi. Il grosso della torta, ben 82,5 miliardi, viene ancora da Google Services, cioè la combinazione di Ricerca, YouTube e abbonamenti vari. Qui la crescita è del 12%.

Certo, Pichai si vanta che le AI Overviews raggiungono ormai 2 miliardi di utenti al mese, ma fermiamoci un attimo a riflettere: questo numero rappresenta utenti che scelgono attivamente questa funzione o semplicemente utenti che se la trovano davanti, che gli piaccia o no, quando cercano qualcosa?

Capisci la differenza?

È un successo di adozione o un successo di imposizione?

La vera performance da medaglia, bisogna ammetterlo, arriva da Google Cloud, che schizza a +32% raggiungendo i 13,6 miliardi di dollari. Qui la domanda di infrastrutture e soluzioni di IA generative sembra reale e tangibile.

Hanno firmato tanti accordi da oltre un miliardo di dollari nella prima metà del 2025 quanti in tutto il 2024. Un risultato notevole che segnala una direzione chiara, ma che rappresenta ancora una fetta relativamente piccola del fatturato totale.

E mentre la divisione Cloud sembra correre da sola verso il futuro, c’è un altro dettaglio, meno sbandierato ma fondamentale, che si nasconde tra le pieghe del bilancio.

L’ombra dei costi legali sul margine operativo

Tra i numeri scintillanti, c’è una nota a margine che merita attenzione. Il margine operativo, sebbene in crescita, è stato parzialmente frenato da “costi per accordi legali”.

Di cosa si tratta?

Il documento non entra nei dettagli, ma questo è un classico esempio di come le grandi corporation presentano i conti. Si celebra la crescita dei ricavi, si esalta l’innovazione tecnologica, ma i problemi con le autorità di regolamentazione o le cause legali vengono relegati a una nota a piè di pagina, un piccolo inciampo nel percorso trionfale.

Questo dettaglio, per quanto piccolo possa sembrare, ci ricorda che la crescita di un colosso come Alphabet non è un percorso liscio. È una partita complessa giocata su più tavoli, dove l’innovazione tecnologica deve fare i conti con questioni di antitrust, privacy e posizioni dominanti.

Quindi, cosa ci raccontano davvero questi numeri?

Alla fine della fiera, i risultati di Alphabet sono senza dubbio solidi. L’azienda continua a essere una macchina da profitti inarrestabile e la scommessa sul Cloud sta chiaramente pagando.

Tuttavia, l’insistente narrazione sull’IA come motore universale di questa crescita lascia qualche dubbio.

Sembra quasi un modo per spostare l’attenzione dal suo business tradizionale, quello della pubblicità, che rimane il vero cuore pulsante dell’azienda ma è anche il più esposto a critiche e regolamentazioni.

La vera domanda, quindi, non è se Alphabet stia crescendo, ma come stia crescendo e quale storia scelga di raccontarci.

E come sempre, la verità non sta quasi mai solo nei titoli, ma in quello che si legge tra le righe.

Anita Innocenti

Sono una copywriter appassionata di search marketing. Scrivo testi pensati per farsi trovare, ma soprattutto per farsi scegliere. Le parole sono il mio strumento per trasformare ricerche in risultati.

12 commenti su “Alphabet: utili record del Q2 tra la spinta AI e i costi legali”

  1. L’IA è il rumore di fondo, mentre il core business rimane il vero motore. Attenzione ai costi che minano la solidità.

    1. Certo, l’IA è il futuro, ma per ora sono ricerca e cloud a pagare il conto. Vedremo quanto durerà la festa con tutti quei costi legali a mordere il profitto.

      1. La crescita è ottima! 🚀 L’IA è un bel plus, ma il cloud e la ricerca fanno la differenza. 👍 Attenzione ai costi legali, eh! 🧐

    1. Veronica Napolitano

      AI è il fumo negli occhi. Il cloud e la ricerca tirano ancora. I costi legali sono una spina nel fianco. Chi ci crede ci casca.

    1. Alberto Parisi

      L’IA urla al miracolo, ma la vecchia guardia gestisce la cassa. Occhio ai costi, signori, che la festa finisce presto.

  2. Antonio Romano

    L’IA è un bel giocattolo per il marketing, certo. Ma quando si parla di numeri concreti, la vecchia guardia – Search e Cloud – fa ancora la parte del leone. Non dimentichiamoci delle grane legali, quelle sì che mangiano utile.

  3. Ah, i numeri di Alphabet. 🙄 AI fa scena, ma la cassa la fanno sempre i soliti vecchietti. 😂 Occhio ai conti, però. 💸

    1. IA, un sipario luccicante. Il motore vero? Search, Cloud. Costi legali, grattacapi. Attenzione al dietro le quinte, il vero teatro dei numeri.

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