L’intelligenza artificiale in Amazon: efficienza o tagli mascherati?

Anita Innocenti

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L’azienda punta sull’AI per ottimizzare i costi, ma i dipendenti temono che si tratti di tagli al personale mascherati da innovazione tecnologica

Andy Jassy, CEO di Amazon, annuncia che l'IA generativa porterà maggiore efficienza e riduzione del personale corporate. Il dubbio è se i tagli siano una conseguenza diretta dell'evoluzione tecnologica o una strategia di ottimizzazione costi mascherata per accontentare gli investitori.

L’intelligenza artificiale in Amazon: efficienza o tagli mascherati?

Andy Jassy, il numero uno di Amazon, ha messo le carte in tavola: l’intelligenza artificiale generativa, quella di cui tutti parlano, porterà a una “maggiore efficienza” e, di conseguenza, a una riduzione del personale nelle aree corporate. Lo ha comunicato con un memo interno il 17 giugno 2025, senza però entrare nei dettagli su quanti posti di lavoro salteranno. Una comunicazione che, diciamocelo, arriva dopo che l’azienda ha già mandato a casa 14.000 figure manageriali a inizio 2025 e più di 27.000 persone dalla fine del 2022.

La domanda sorge spontanea:

si tratta davvero solo di abbracciare il futuro tecnologico o c’è dell’altro sotto?

Jassy, nel suo messaggio, ha sottolineato come l’IA sia fondamentale per restare competitivi, con oltre mille progetti di IA generativa già in cantiere e la previsione di “agenti” IA capaci di automatizzare compiti di routine. Certo, investire 100 miliardi di dollari in infrastrutture AI per Amazon Web Services, come riportato da Investopedia, è una mossa che fa capire quanto ci credano.

Ma quando si parla di “riposizionare” i dipendenti e si invita chi “abbraccia il cambiamento” a prepararsi per un “alto impatto”, viene da chiedersi cosa succederà a chi, magari, non riesce a salire su questo treno in corsa così velocemente.

È un invito all’adattamento o una velata minaccia?

E infatti, mentre alcuni esperti di carriera, come l’executive coach Ryan Leak, definiscono il messaggio “realistico”, evidenziando come l’IA sia un cambiamento epocale e non una moda passeggera (secondo Business Insider), la sensazione è che il vento stia cambiando in maniera piuttosto brusca per molti lavoratori.

Ma questa spinta verso l’IA arriva davvero come un’innovazione pura o si inserisce in una strategia ben più ampia e, forse, meno trasparente?

La strategia di Jassy: un disegno più grande?

Se guardiamo al quadro generale, questa enfasi sull’IA e sui conseguenti “guadagni di efficienza” non è certo una sorpresa. Anzi, si inserisce perfettamente nella gestione di Jassy, che fin dal suo insediamento nel 2021 ha mostrato una chiara inclinazione verso l’ottimizzazione dei costi e una gestione, diciamo, “snella”. Pensiamo solo al discusso ritorno in ufficio obbligatorio del 2023 o alla continua spinta verso l’automazione nei magazzini.

Questi non sono forse tutti tasselli dello stesso mosaico?

Gli analisti, come evidenziato da Fortune e anche su The Verge, suggeriscono che il memo di Jassy abbia un doppio scopo: da un lato, spingere i dipendenti ad adottare rapidamente le nuove tecnologie IA, e dall’altro, mandare un segnale forte a Wall Street sulla capacità dell’azienda di tagliare i costi e migliorare i margini.

E qui sorge il dubbio: i tagli al personale, presentati come una conseguenza naturale dell’evoluzione tecnologica, non sono forse, almeno in parte, una decisione strategica per accontentare gli investitori, mascherata da inevitabile progresso?

Non è che l’IA diventa la scusa perfetta per decisioni già prese?

Le azioni di Amazon hanno avuto solo una lieve flessione dello 0,5% dopo l’annuncio, come registrato da CBS News, il che potrebbe indicare che il mercato, in fondo, si aspettava mosse di questo tipo o le considera addirittura positive in un’ottica di bilancio. Ma per i dipendenti, la prospettiva è certamente diversa. Si parla di un’azienda con 1,56 milioni di lavoratori nel mondo, di cui oltre 350.000 nelle aree corporate (stando ai dati di TT News).

Quanti di questi dovranno realmente “reinventarsi” e quanti, invece, si troveranno semplicemente fuori dai giochi?

E questo processo di “adattamento” sarà davvero supportato dall’azienda o lasciato sulle spalle dei singoli?

Il futuro secondo Amazon: tra promesse tecnologiche e rebus occupazionali

Jassy ha dichiarato che “la tecnologia più trasformativa dai tempi di internet è qui”.

Su questo, è difficile dargli torto.

L’intelligenza artificiale generativa sta aprendo possibilità incredibili in ogni settore. Amazon, con la sua potenza di fuoco, vuole ovviamente essere protagonista di questa rivoluzione, e l’investimento massiccio in AWS per supportare l’IA ne è la prova. Però, quando un colosso come Amazon parla di trasformazione, le onde d’urto si sentono ben oltre i suoi uffici.

La vera domanda è come questa trasformazione verrà gestita sul piano umano.

Promettere che chi si adatta avrà un “grande impatto” è una cosa, ma garantire percorsi di riqualificazione efficaci e accessibili per una forza lavoro così vasta è tutta un’altra storia.

E se l’efficienza data dall’IA si traduce semplicemente in meno persone per fare lo stesso lavoro (o più lavoro), come si concilia questo con una visione di crescita sostenibile e di responsabilità sociale?

Stiamo forse assistendo a una corsa all’automazione dove il fattore umano diventa sempre più marginale, o c’è un piano per re-impiegare queste competenze in modi nuovi e, magari, più stimolanti?

Il sospetto, quando si osservano queste grandi manovre da parte di colossi come Amazon, è che la narrativa dell’innovazione e del progresso tecnologico possa talvolta servire a mascherare strategie di riduzione dei costi che hanno un impatto diretto e pesante sulla vita delle persone.

La sfida, per chi lavora in queste realtà o per chi semplicemente osserva da fuori, è capire dove finisce la reale necessità di evolvere e dove inizia, invece, la pura logica del profitto.

Il futuro che Amazon sta costruendo sarà davvero migliore per tutti, o solo per alcuni?

Anita Innocenti

Sono una copywriter appassionata di search marketing. Scrivo testi pensati per farsi trovare, ma soprattutto per farsi scegliere. Le parole sono il mio strumento per trasformare ricerche in risultati.

5 commenti su “L’intelligenza artificiale in Amazon: efficienza o tagli mascherati?”

  1. Beatrice Giordano

    Mah, speriamo che l’efficienza non si traduca solo in gente a casa. Capisco la tecnologia, ma i posti di lavoro persi sono un problema serio. Vedremo come si evolverà la situazione.

    1. Marco, bilanciare tecnologia e occupazione è l’utopia di ogni azienda. Vedremo i risultati, ma i precedenti non sono incoraggianti.

  2. Serena Lombardi

    La solita storia. Nuove tecnologie, stessi problemi: i lavoratori pagano il prezzo. Sarà interessante vedere come si evolverà la situazione nei prossimi mesi.

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