Le regole del digitale stanno cambiando.
O sei visibile o sei fuori. Noi ti aiutiamo a raggiungere i clienti giusti — quando ti stanno cercando.
Contattaci ora →Tra promesse disattese, costi insostenibili e la fuga verso alternative, Anthropic restringe l’accesso a Claude scatenando l’ira degli utenti, mettendo in discussione il futuro dell’IA “illimitata”
Anthropic ha imposto rigidi limiti di utilizzo settimanali sui piani a pagamento di Claude, compreso il più costoso, scatenando un'ondata di proteste tra gli utenti. La decisione, in vigore dal 28 agosto, evidenzia le tensioni profonde tra l'accessibilità dell'IA e i suoi elevati costi di gestione, spingendo molti professionisti a cercare alternative sul mercato.
La promessa “illimitata” e i conti che non tornano
Il problema è emerso con forza tra i cosiddetti “power user”, cioè tutti quei professionisti che usano Claude per flussi di lavoro intensivi, come la generazione di codice su larga scala o i test automatizzati. Pensa che c’è chi, come riportato su Futurism, si è visto recapitare un conto da 350 dollari in un solo mese per i costi legati all’IA.
Mentre altri si sono lamentati di aver raggiunto i limiti massimi dopo appena mezz’ora di utilizzo intenso, rendendo di fatto lo strumento inutilizzabile per i loro scopi. Un utente giapponese ha definito le limitazioni del piano Max un vero e proprio “tradimento”, considerando che veniva venduto come un servizio premium senza compromessi.
Ma il punto è proprio questo: dietro la magia dell’IA generativa si nasconde un’infrastruttura dai costi proibitivi. E così le aziende come Anthropic si trovano davanti a un bivio: o aumentano i prezzi in modo drastico o, come in questo caso, iniziano a razionare l’accesso.
La domanda sorge spontanea: la festa del “tutto illimitato” sta forse per finire?
La giustificazione di Anthropic: colpa di pochi o problema di tutti?
La risposta ufficiale di Anthropic?
La colpa sarebbe di una minoranza di utenti, meno del 5% secondo loro, che abuserebbe del servizio condividendo account, rivendendo l’accesso o tenendo Claude attivo 24 ore su 24.
Una spiegazione che, come descritto da TechCrunch, serve a giustificare una mossa che altrimenti sembrerebbe solo punitiva.
Ma questa narrazione, diciamocelo, convince poco.
Il rischio è che a pagare il prezzo siano gli utenti onesti che avevano semplicemente creduto alla promessa di un servizio potente e flessibile.
Questa situazione ricorda da vicino i tempi dei mainframe a pagamento degli anni ’60-’80, quando la scarsità di risorse di calcolo imponeva quote di utilizzo rigidissime. Sembra quasi un passo indietro, un segnale che l’industria non ha ancora trovato un modello di business sostenibile.
E mentre l’azienda punta il dito, gli sviluppatori delusi hanno già iniziato a guardarsi intorno.
Tra malumori e alternative: cosa resta di Claude?
La reazione del mercato non si è fatta attendere. La mossa di Anthropic ha, di fatto, spinto molti utenti tra le braccia della concorrenza. OpenAI, per esempio, offre con GPT Pro un piano dal costo simile ma con accesso illimitato a certi modelli, diventando di colpo l’alternativa più attraente. Anche strumenti come Gemini di Google o altri modelli open-source stanno guadagnando terreno, proprio perché percepiti come meno restrittivi. E mentre sui forum di settore come Reddit e X infuria il dibattito, c’è già chi si sta organizzando con soluzioni alternative.
C’è chi aggira il problema creando più account, chi migra verso l’uso diretto delle API (che però comporta costi potenzialmente più alti e meno prevedibili) e chi sta imparando a usare i modelli più potenti, come Opus 4, solo per le attività strettamente necessarie, ripiegando su versioni meno costose per tutto il resto.
La fiducia, però, è un bene prezioso e difficile da riconquistare, soprattutto quando la trasparenza viene a mancare.
La domanda che resta sospesa è se questa mossa servirà a stabilizzare il servizio o, al contrario, ad accelerare una fuga di utenti che hanno perso fiducia.
Staremo a vedere.